Sergio Benvenuti, ragazzo romano piuttosto ingenuo ed impacciato nei modi, riesce a trovare lavoro come venditore porta a porta in una casa editrice di una collana musicale. Forse, è l'occasione giusta per poter "ingranare" e, quindi, sposare Rossella con la quale è fidanzato da quattro anni. Almeno questa è la sua giustificazione davanti al cruento padre di lei, in allarme per l'adorata figlia. Ma il lavoro non va, infatti è ultimo nella classifica delle vendite. Amareggiato, telefona alla sua collega capolista Nadia Vandelli,che non ha mai visto, una ragazza spigliata con il pallino della musica leggera - specie quella di Lucio Dalla - proponendogli di unire il loro lavoro per un giorno in modo che lui possa fare un po' di tirocinio. L'indomani, però, si trova da solo davanti all'abitazione del cliente, l'architetto Manuel Fantoni. Stanco di aspettare Nadia - che nel frattempo è intrappolata in una fila per prenotare dei posti ad un concerto di Dalla - decide di salire, pensando che forse la ragazza è già entrata. Previsione errata, Nadia non c'è e il cliente è un uomo sulla quarantina, con l'aria da playboy incallito che, a quanto pare, ha molta voglia di parlare di sé. Tanto che Sergio si ritrova nella veste di attento ascoltatore, addirittura estasiato dalle innumerevoli avventure del neoamico. Avventure che si dichiareranno fittizie come si rivelerà fittizio il suo nome, e questo lo dichiara il maresciallo giunto sul luogo per arrestarlo. Sergio, quindi, si ritrova solo in quell'appartamento pieno di storie mai avvenute. Per gioco cerca di rifare il verso all'amico e si veste dei suoi panni. E' l'inizio di una bugia che prenderà, in seguito, la dimensione di una spirale, dalla quale sembra impossibile uscire. La farsa ha inizio con il suono del campanello alla porta: è Nadia che si scusa del ritardo chiedendo se si è visto un suo collega, Sergio Benvenuti. "No, non si è visto" è la risposta di Sergio. Poi, anche lei cede al fascino delle storie inventate da Sergio/Manuel, il cui aspetto insignificante si riveste, sotto gli occhi di Nadia, di un alone fascinosamente misterioso: nuovo abbigliamento cucito interamente dalle bugie e all'atmosfera del luogo. Quando Sergio ritorna a casa, vorrebbe definire la cosa, spiegare, ma, per varie circostanze, non ci riesce ed il gioco va avanti fin quando il padre di Rossella ristabilisce l'ordine e tutto rientra nella normalità: Sergio e Nadia si sposeranno rispettivamente con i loro "veri" partners. Si ritrovano dopo qualche anno: lui, venditore affermato con un figlio a carico; lei, ricca benestante con un desiderio avverato: Dalla ha inciso la sua canzone. Tutto fila liscio, ma, forse è proprio questa normalità a rendere grigia la loro vita, perciò basta una frase del passato "gioco" che ogni cosa ricomincia a girare come in una spirale: l'illusione prevale di nuovo sulla quotidianità della vita.
SCHEDA FILM
Regia: Carlo Verdone
Attori: Carlo Verdone - Sergio Benvenuti, Eleonora Giorgi - Nadia Vandelli, Angelo Infanti - Manuel Fantoni, alias Cesare Cuticchia, Christian De Sica - Marcello, Roberta Manfredi - Rossella, Mario Brega - Augusto, padre di Rossella, Enrico Papa - Cristiano, Isa Gallinelli - Valeria
Soggetto: Enrico Oldoini, Carlo Verdone
Sceneggiatura: Carlo Verdone, Enrico Oldoini
Fotografia: Ennio Guarnieri
Musiche: Lucio Dalla, Fabio Liberatori, Stadio
Montaggio: Antonio Siciliano
Scenografia: Andrea Crisanti
Costumi: Luca Sabatelli
Durata: 127
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: PANORAMICO - EASTMANCOLOR
Produzione: MARIO E VITTORIO CECCHI GORI PER CAPITAL FILM, RAI - RADIOTELEVISONE ITALIANA
Distribuzione: CINERIZ, GENERAL VIDEO, CECCHI GORI HOME VIDEO, L'UNITA VIDEO, DVD CECCHI GORI (2002)
NOTE
- PREMIO DAVID DI DONATELLO 1982 PER: MIGLIOR FILM, MIGLIORE ATTORE (CARLO VERDONE), MIGLIORE ATTRICE (ELEONORA GIORGI); MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA (ANGELO INFANTI); MIGLIOR MUSICISTA (LUCIO DALLA E FABIO LIBERATORI). - NASTRO D'ARGENTO 1982 A ELEONORA GIORGI COME MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA.
CRITICA
"Condotto a buon ritmo, servito come vuole lo spasso dalla mimica corporale e vocale di un Verdone che serva dimensioni domestici-che, sia quando fa il contabile sia quando si rattrappisce, tonificato dalla grazia schietta della Giorgi, "Borotalco" ha avuto oltretutto la fortuna di azzeccare le figurine di fianco." (Giovanni Grazzini - Cinema '82) "Altre volte la rappresentazione si fa sottilmente cattiva, crudele, ed è quando Verdone disegna le figure della fidanzata e dei suoceri, un trio di personaggi degno di entrare in quella galleria allestita da Dino Risi nel suo vecchio film 'I mostri'. [...] Verdone sembra deciso a continuare a lavorare in questa linea di 'prodotto medio' gradevole, divertente, reso accettabile da una professionalità e da un gusto che ha saputo riformulare in tempo i propri narcisismi e mettere opportunamente da parte l'esibizione dei piani-sequenza, al contrario degli enfant prodige in servizio permanente effettivo." (Claudio Camerini, "Rivista del Cinematografo", 3, marzo 1982).