La storia di un primo amore, quello che porta Maren, una giovane donna che impara a sopravvivere ai margini della società, e Lee, un reietto vagabondo dall'animo combattivo, a unirsi e intraprendere un'odissea di centinaia di chilometri nell'America di Ronald Reagan, tra botole, passaggi segreti e stradine di provincia. Tuttavia, per quanto si sforzino, qualunque strada sembra riportarli al loro tremendo passato, fino al momento finale che deciderà se il loro amore sia realmente in grado di sopravvivere al loro essere altro rispetto al mondo che li circonda.
SCHEDA FILM
Regia: Luca Guadagnino
Attori: Timothée Chalamet - Lee, Taylor Russell - Maren Yearly, Mark Rylance, André Holland, Jessica Harper, Michael Stuhlbarg, David Gordon Green, Francesca Scorsese, Chloë Sevigny
Soggetto: Camille DeAngelis - libro
Sceneggiatura: David Kajganich
Fotografia: Arseni Khachaturan
Scenografia: Elliott Hostetter
Costumi: Giulia Piersanti
Durata: 130
Colore: C
Genere: DRAMMATICO HORROR ROMANTICO
Tratto da: libro "Fino all'osso" di Camille DeAngelis (ed. italiana Panini Comics, 2015)
Produzione: LUCA GUADAGNINO, FRANCESCO MELZI D'ERIL, GABRIELE MORATTI, PETER SPEARS E MARCO MORABITO PER FRENESY FILM COMPANY, LORENZO MIELI PER THE APARTMENT,THERESA PARK, DAVE KAIGANICH, 3 MARYS ENTERTAINMENT, MEMO FILMS, TENDERSTORIES, VISION DISTRIBUTION, ELAFILM, EXCELS, WISE PICTURES
Distribuzione: VISION DISTRIBUTION (2022)
Data uscita: 2022-11-23
NOTE
- PRODUTTORI ESECUTIVI: GIOVANNI CORRADO, RAFFAELLA VISCARDI, MARCO COLOMBO E MORENO ZANI.
- LEONE D'ARGENTO - PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA; PREMIO MASTROIANNI ALL'ESORDIENTE TAYLOR RUSSELL ALLA 79. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2022).
CRITICA
"'Bones and All" («le ossa e tutto il resto», frase gergale per «pasto completo»), un road movie anni 80 che racconta la storia di due teenager americani condannati a vivere ai margini della società perché cannibali. (...) Il percorso dei due giovani attraverso l' America è segnato da vuoti e dolori: lei vorrebbe ritrovare la madre che non ha mai conosciuto (e che le ha trasmesso la sua «fame» di carne umana), lui rimpiange il calore della sorella e della famiglia (da cui è fuggito dopo lo scontro col padre violento e cannibale), entrambi sanno che il loro destino è l' emarginazione (l'incontro con due loro simili, di notte, in un prato, nel suo angosciante squallore spiega la loro «condanna» meglio di mille discorsi).Quello che lascia qualche dubbio è proprio la metafora del cannibalismo che fatica a produrre un più di senso e rischia di restare una trovata fine a se stessa. Guadagnino (su una sceneggiatura di David Kajganich) è troppo bravo per lasciarsi andare alle banalità di "Twilight", sa evitare le tentazioni gore e costruisce momenti di bella tensione, ma alla fine ti sembra che all'operazione manchi il cuore, quell'empatia che aveva fatto la differenza in "Chiamami col tuo nome"." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 03 settembre 2022)
"Nonostante il necessario spargimento di sangue, inevitabile quando si affossano i denti nella carne viva, il film evita il genere e i due ragazzi, nel loro desiderio di vivere e amarsi al di là dell' alterità, non sono parenti né di zombie né di vampiri ma assomigliano ai diseredati costretti alla marginalità sociale. Incrementatasi negli stati del Midwest degli anni '80, sfondo della vicenda. Guadagnino si mostra sicuro nel mestiere, tiene a bada la propensione melodrammatica e l' occhio con cui osserva i personaggi non è, come altre volte, compiaciuto. L' assunto che l'amore vale solo se è fino all' osso piacerà sicuramente al pubblico più giovane." (Andrea Martini, 'Il Giorno', 03 settembre 2022)
"Sintesi dell' amore di "Call Me by Your Name" e dell' horror di "Suspiria", è invero abbastanza convenzionale, programmatico più che trasgressivo, nonostante i corpi sbranati e i laghi di sangue. Grammaticalmente per tutti, presumibilmente però vietato ai minori, mostra le viscere ma si risolve nell' epidermide: troppo spiegato, poco libero, da Guadagnino, eccellente con la serie "We Are Who We Are", speravamo meglio." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 03 settembre 2022)