Ispirato a fatti realmente accaduti, racconta le vicende di un gruppo ragazzi di Los Angeles ossessionati dai personaggi famosi e che attraverso Internet tentano di rintracciare le case delle celebrità per compiervi dei furti.
SCHEDA FILM
Regia: Sofia Coppola
Attori: Israel Broussard - Mark, Katie Chang - Rebecca, Taissa Farmiga - Sam, Claire Julien - Chloé, Georgia Rock - Emily, Emma Watson - Nicki, Leslie Mann - Laurie, Gavin Rossdale - Ricky, Carlos Miranda - Rob, Stacy Edwards - Debbie, madre di Mark, G. Mac Brown - Henry, Marc Coppola - Sig. Hall, padre di Mark, Janet Song - Madre di Rebecca, Annie Fitzgerald - Kate di Vanity Fair, Doug DeBeech - Adam, Erin Daniels - Shannon, Marcia Ann Burrs - Nonna, Brenda Koo - Sarah, Rachelle Carson-Begley - Madre di Chloe, Peter Bigler - Padre di Chloe, Yolanda Lloyd Delgado - Madre di Rob, Paris Hilton - Se stessa, Kirsten Dunst - Se stessa
Soggetto: Nancy Jo Sales - articolo
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Fotografia: Harris Savides, Christopher Blauvelt
Musiche: Daniel Lopatin, Brian Reitzell
Montaggio: Sarah Flack
Scenografia: Anne Ross
Arredamento: Sara Parks
Costumi: Stacey Battat
Effetti: Zoic Studios
Durata: 90
Colore: C
Genere: DRAMMATICO COMMEDIA POLIZIESCO
Specifiche tecniche: RED ONE MX, REDCODE RAW
Tratto da: articolo di Nancy Jo Sales apparso su "Vanity Fair"
Produzione: ROMAN COPPOLA, SOFIA COPPOLA, YOUREE HENLEY PER AMERICAN ZOETROPE, NALA FILMS, IN ASSOCIAZIONE CON PATHÉ DISTRIBUTION, TOHOKUSHINSHA FILM, TOBIS FILM, STUDIO CANAL, FILMNATION ENTERTAINMENT
Distribuzione: LUCKY RED - DVD E BLU-RAY: LUCKY RED HOME VIDEO (2014)
Data uscita: 2013-09-26
TRAILER
NOTE
- FILM D'APERTURA NELLA SEZIONE 'UN CERTAIN REGARD' (CANNES 2013).
CRITICA
"Il nuovo film della Coppola va letto controluce e nasce da un articolo su alcuni ragazzi 'hollywoodiani' specialisti nel depredare le ville vip, per assaporare un attimo il contagio di fama e ricchezza. Parte dalla morale, accusando la realtà virtuale che contagia, dentro troviamo anche la critica alla vita vuota e sospesa. Gioco elegante e ripetitivo, lezione senza giudizi verso la gioventù distratta. Cast asseconda, malessere vero." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 26 settembre 2013)
"Sofia Coppola conferma una visione del cinema che può sembrare acritica ed epidermica, ma anche, se accettata, pregnante e pertinente. In questo senso 'Bling Ring' è un film inconfondibile perché inizia, procede e finisce senza concedere molto agli spettatori interessati alla piena sostanza di soggetto, ritmo, emozioni e fatti; mentre, in virtù della stessa scelta finto-documentaristica, sorprende, diverte e allarma quelli disposti a esplorare senza pregiudizi le più contorte contraddizioni e contrapposizioni del costume odierno. Anche in questo caso, infatti, l'autrice dei molto apprezzati e molto detestati 'Lost in Translation', 'Marie Antoinette' e 'Somewhere' non vuole arrivare a una morale o un giudizio scolpiti o proclamati, bensì animare con i chiaroscuri dello stile un universo parallelo: quello degli adolescenti afflitti dall'ansia di esibirsi, sindrome ossessiva e compulsiva oggi diffusa ai massimi livelli. (...) L'occhio della Coppola ostenta distacco, neutralità e leggerezza pop: la chiave del film si trova non a caso nel fatto che i ragazzi cercano il lusso, ma più ancora la fama, l'essere riconosciuti, il brivido dell'esperienza in tempo reale sui social network. II circolo vizioso, ma nelle loro vacue testoline innocente, è quello di conoscere tutto del carrozzone delle Paris Hilton, Lindsay Lohan, Megan Fox e compagnia paparazzata, a cominciare dall'indirizzo di casa; sfruttarne le assenze per lavoro, viaggi, feste, festival per effettuare facili raid (magari l'ereditiera lascia sotto lo zerbino le chiavi del castello); tuffarsi sui mucchi di Chanel, Prada, Louboutin, Vuitton con aggiunta di rotoli di dollari e sacchetti di cocaina e prelevare a piacimento; postare qualche ora dopo su Facebook le foto di se stessi adornati del bottino. I paradossi di questa caccia a un tesoro sotto vuoto edonistico, consumistico e fiabesco si sprecano perché derubati e ladri appaiono in fondo interscambiabili: una delle mini-criminali indossa davanti al giudice una collana rubata alla Lohan e un'altra si ritrova in cella con la stessa sciroccata arrestata per guida in stato d'ubriachezza. Le riprese, la fotografia, i dialoghi, le interpretazioni, la strepitosa colonna sonora hip hop e indie rock sono di alto livello proprio in quanto virtuosisticamente calibrate sul ciglio tra reale e virtuale su cui oscilla la vita di milioni di giovani in America e nel mondo." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 26 settembre 2013)
"(...) Sofia Coppola, (...) con questo quinto film conferma il suo sofisticato gusto di impaginatrice con l'occhio alle più raffinate riviste di moda; la sua vocazione a raccontare il mondo adolescenziale, nonché la fragile consistenza della sua ispirazione artistica. Un'esilità che il drammatico spunto letterario dell'opera prima ('Le vergini suicide'), l'esotica cornice giapponese e le presenze divistiche (Murray/Johansson) dell'insinuante 'Lost in Translation', il peso della Storia, dei costumi e delle parrucche in 'Marie Antoinette', avevano provveduto a mascherare. Ma 'Somewhere' già girava a vuoto e gli insulsi protagonisti di 'The Bling Ring', che tra l'altro nella vita reale se la sono cavata con pene molto lievi, suscitano noia e antipatia. Anche per l'inadeguatezza dei giovani interpreti, tutti incapaci - inclusa Emma Watson - di sopperire alla debolezza di una sceneggiatura scritta dalla Coppola sulla falsariga dell'articolo della Sales senza preoccuparsi di creare un minimo di spessore drammaturgico: cosicché i personaggi restano appiattiti su un monocorde registro di cronaca. Si sa che la Coppola è una regista che lavora per sottrazione sul non detto. Ma a 'Bling Ring' manca una ragione di essere, una prospettiva, un'anima. C'è la curiosità di ambienti ripresi dal vero, come le cabine armadio strabordanti di firmatissimi capi di abbigliamento della Hilton; ed è irreale e ipnotica la fotografia notturna dell'eccellente Harry Savides (scomparso durante la lavorazione), quasi a suggerire l'idea di una sorta di incolpevole «non coscienza» nei giovani ladri quando compiono le loro bravate. Ma nulla suscita emozione, nulla porta a riflettere. La scatola appare vuota come la testa di Nicki che all'uscita del tribunale dichiara (e purtroppo sono proprio le parole pronunciate dalla vera Alexis Neiers) ai giornalisti: «Io credo fermamente nel karma... Mi sento come una specie di Angelina Jolie... Mi vedo a guidare un'impresa di beneficenza o al comando di un Paese». Per fortuna nel finale passa la canzone di Frank Ocean 'Super Rich Kids with Nothing but Fake Friends', e per la prima volta sullo schermo risuona la voce del sentimento." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 26 settembre 2013)
"Sui titoli di testa di 'Bling Ring', subito dopo la prima di una lunga serie di morbide effrazioni nel cuore ricco di una villa da star hollywoodiana a Beverly Hills, un cartello informa sull'origine del film (...) e un altro, subito dopo, avvisa che il si «basa su fatti realmente accaduti». Doppia dichiarazione che serve a Sofia Coppola per esplicitare una volta di più l'intento «antropologico» della sua ultima filmografia, quasi fosse lo studio delle radici dei comportamenti «adolescenziali» dei ricchi americani. (...) Sofia Coppola racconta il cambio di un paradigma: il furto ai ricchi non è per ovviare a uno stato di necessità e neanche per diventare ricchi a propria volta. Il furto alle star ha solo una funzione imitativa. 'Bling Ring' in questo senso è un film piuttosto straordinario come anche l'approccio da studiosa dei fenomeni sociali e di costume che ha la figlia di Francis Ford Coppola, e nonostante l'altissimo grado di artificio delle sue opere, fra molti anni verranno studiate come fossero «documentari», tale è l'approfondimento dell'indagine e la capacità di osservazione di vizi e vezzi dei ricchissimi americani." (Dario Zonta, 'L'Unità', 26 settembre 2013)
"Una gang di bad girls che impazza tra le colline di Hollywood. Sarebbe piaciuto anche a Roger Corman il plot del nuovo film di Sofia Coppola 'Bling Ring' (bling sono i gioielloni patacca, ring è gergo per banda), tratto da un articolo di 'Vanity Fair' di Nancy Joe Sales, 'The Suspects Wore Louboutins'. Immerso, anche quando è buio, nella luce polverosa, vagamente color cipria, cara a Harris Savides (il direttore della fotografia scomparso, cui è dedicato il film, si è ammalato durante le riprese ed è stato sostituito da Christopher Blauvelt), e girato da Coppola con macchina più nervosa e narrazione meno ellittica del solito, 'The Bling Ring' si vive un po' come un sogno.... Del sogno ha qualcosa anche l'avventura del gruppo di teen ager protagonisti (...), ragazzini «difficili» della San Fernando Valley, ignorati da genitori distratti (Lesile Mann è una mamma religioso/New Age), il cui passatempo ideale è introdursi nelle ville hollywoodiane delle loro trash celebrities preferite - Paris Hilton, Lindsay Lohan, la reality star Rachel Bilson..) e svaligiarle. Non per arricchirsi quanto, piuttosto, per avvolgersi nei loro costosissimi accessori (...), di cui recitano i nomi come un mantra (...), strusciarsi contro l'inconsistenza luccicante della loro fama, barcollare in cima ai loro tacchi (...), condividerne «l'aura». Non importa se significa farsi arrestare e condannare a quattro anni di prigione. Che oggi poi è il primo passo verso un'aura propria, non a caso l'intera famiglia di una delle ragazze della storia, Nicki Neiers, è stata cooptata per il reality 'Pretty Wild'. (...) Ogni visita è un rituale diverso, anche filmicamente. Spesso i ragazzi tornano più volte nello stesso posto, come da Paris Hilton che, in vero spirito 'The Bling Ring' (sempre in gioco tra reality e realtà), tra l'altro ha offerto la sua casa per le riprese del film. Avventura di materialismo sfrenato eppure, a suo modo, altrettanto immaterico (catturare quella contraddizione è il bello del film di Coppola, che si snoda come un documentario sulle superfici), 'Bling Ring' non è un romanzo di perdizione alla Bret Easton Ellis o uno di formazione come lo avrebbe fatto Harmony Korine. Coppola (che in pochi stacchi di 'Somewhere' aveva saputo immortalare per sempre un paese risucchiato dalla tv) sospende il giudizio sulle sue eroine e il loro mondo a misura di Twitter, Facebook e TMZ. Come sempre il suo è un cinema di osservazione, di comportamenti - con una sensibilità precisa nei confronti di un universo adolescenziale che ricorda certe sintonie di Gus Van Sant (non a caso un altro collaboratore abituale di Savides). Capace di penetrare quel mondo, di calarsi in quello sguardo, con la stessa naturalezza con cui aveva esplorato l'universo segreto e innocente delle vergini suicide di Eugenides, colto il paradosso di Maria Antonietta, la solitudine di Charlotte ('Lost in Translation') e la trascendentale precisione di Cleo ('Somewhere'), Coppola filma le imprese della «bling ring» come se fossero delle performance. Mancano il sesso e la violenza che ci avrebbe sicuramente messo Corman. Ma la vocazione per la trasgressione è la stessa." (Giulia D'Agnolo Vallan, 'Il Manifesto', 26 settembre 2013)
"Sofia Coppola (...) continua a raccontare la cultura pop e i suoi infidi derivati: dopo 'Maria Antonietta' con le All-Star e lo Chateau Marmont di 'Somewhere', inquadra lo shopping criminale dell'ex maghetta Emma Watson (sexy e cattiva) e altri semi-sconosciuti (Claire Julien, Israel Broussard, Katie Chang), impegnati a trafugare dalle stanze-armadio delle celebrity la capacità di fare tendenza e lo status divistico. Ottime intenzioni, dunque, ma la Coppola non incide: regia a circuito chiuso, noiose iterazioni, mestizia che dal soggetto si impadronisce del racconto. No, questa Sofia non è la Signora dell'Anello" (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 26 settembre 2013)
"Per una volta la Coppola, ispirata da un articolo di 'Vanity Fair' sulla vera gang delle ville, giudica i suoi personaggi. Brava." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 26 settembre 2013)
"Guardi 'Bling Ring' e pensi che una sceneggiatura del genere non abbia senso logico. (...) La storia è emersa, nel 2009, grazie a un articolo apparso su 'Vanity Fair' e Sofia Coppola, che viaggia a nozze con il mondo adolescenziale, ne ha fatto un discreto film. Si raccontava di questo gruppo, ribattezzato 'Bling Ring', composto da quattro ragazze «fashion addicted» e da un candido amico, che svaligiava le case dei vip con incredibile facilità. (...) La Coppola rivisita il tutto puntando il dito contro il vuoto esistenziale delle giovani generazioni ma accusando anche i genitori di essere incapaci di riempirlo, essendo loro stessi anestetizzati da ciò che li circonda. La noia, nelle loro giovani vite, è ripetitiva, così come lo schema dei furti che, alla lunga, finisce per stancare anche lo spettatore. Che prendano poi di mira i loro modelli esistenziali è un perfetto cortocircuito che vale più di tanti trattati di sociologia. Non sarà un capolavoro ma è un film da vedere con i propri figli." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 26 settembre 2013)
"Piacerà a coloro che si nutrano ogni giorno di glamour (film rivista pubblicità) e magari in qualche modo si identificano nel gruppo delle scervellate (chi non si nutre potrà farsi una veloce cultura con l'elenco dei «brand» più amati dalle oche affette da shopping compulsivo). Benché non esattamente successo di critica (a Cannes e poi in America) il film ridà passabilmente quota alle azioni come regista di Sofia Coppola, in caduta libera dopo la frana di 'Somewhere' inconsultamente premiato a Venezia da un Quentin Tarantino aldilà del bene e del male. 'Bling Ring' non ha il pathos del 'Giardino delle vergini suicide' (esordio di Sofia) né la felpata ironia di 'Lost in Translation'. Ma è ben condotto, il divertimento è costante, le ragazze (capeggiate da Emma Watson) graziose e simpatiche (oltre il dovuto, tipette così uno non le vorrebbe né come figlie né come fidanzate). Le loro «full immersion» nel lusso e nel «fashion» sono raccontate con opportuno distacco (Sofia non si scorda che esistono altri valori nella vita e non manca di sottolinearlo). Certo, chi partendo dal soggetto, si aspetta la significativa opera di costume, rimarrà fieramente deluso. La vicenda delle 'Bling Ring' forniva lo spunto per considerazioni anche pesanti sul degrado culturale della gioventù degli anni di Obama. Una gioventù che non contesta il mondo degli adulti, ma anzi si adagia mollemente sui miti creati dagli stessi che vive in un mondo artificiale da principessa del pisello. Ispirato a un articolo di 'Vanity Fair' il film ne ripropone l'eleganza, la bella scrittura ma anche l'irrimediabile superficialità di fondo." (Giorgio Carbone, 'Libero', 26 settembre 2013)
"Con 'Bling Ring' Sofia Coppola mette in scena gli adolescenti inquieti dell'era Facebook e Twitter e dopo 'Somewhere' prosegue la riflessione sul vuoto esistenziale del dorato mondo hollywoodiano." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 27 settembre 2013)
"Originale dramma di Sofia Coppola, che mette in scena una storia incredibilmente vera nella Hollywood del 2008. Peccato che le incursioni nelle mega ville dei divi siano ripetitive e il disprezzo per i cinque giovanissimi ladri soffochi la pietà." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 3 ottobre 2013)
"Di una bella biografia o autobiografia, pure di un bel saggio, diciamo 'si legge come un romanzo'. Poi andiamo al cinema, e quando leggiamo la dicitura 'tratto da una storia vera' siamo meglio disposti e più curiosi verso il film. Sembra una contraddizione, non lo è. Vogliamo che le faccende altrui siano esposte in modo che interessano a chi legge, non solo a chi scrive e a chi le ha vissute. (...) Ispirato a una storia vera è 'The Bling Ring', ultimo film di Sofia Coppola dopo 'Somewhere', Leone d'oro alla Mostra di Venezia quando il presidente della giuria era l'ex fidanzato Quentin Tarantino. (...) Sofia Coppola tira fuori dalla vicenda tutto quel che può. Gli snodi di sceneggiatura non sono il suo forte, è invece bravissima a smontare le storie in piccole scene, scambi di battute, comicità slapstick. Sono bravissimi gli attori, a cominciare da Emma Watson studentessa a domicilio, istruita da mamma Leslie Mann (nella vita, la signora Apatow) sui principi di un libro intitolato 'Il segreto'. (...) Usciti dalla proiezione, su Hollywood Reporter scopriamo l'anello mancante. Bella e pronta, la scena che avrebbe tolto 'The Bling Ring' (...) dalla categoria 'gioventù bruciacchiata'. Proiettandolo verso l'anima pop che Coppola possiede. Intervista a Paris Hilton, una delle derubate. Ha prestato la sua magione con tavernetta-night club e palo da lap dance per le riprese del film, fa anche una particina." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 17 maggio 2013)
"(...) un'orgia di musica per uno stile fra il documentario e il televisivo, che racconta una certa adolescenza statunitense meglio di un trattato di sociologia. Ciò che ne viene fuori è un frullato di salutismo familiare mistico e sballo extra familiare anfetaminico, vita in diretta televisiva e vita interconnessa, feticismo da marchio e ansia da celebrità, complesso del gruppo e nevrosi da glamour. Una strepitosa Emma Watson (l'eroina di 'Harry Potter') riassume al meglio lo spirito di questa banda scervellata che non ha dalla sua nemmeno l'onestà professionale del rapinatore in quanto tale, ma soltanto il desiderio di esserci, di apparire. Una volta arrestata, il suo è il pentimento finto di chi comunque è arrivato all'obiettivo vero: è conosciuta, parlano di lei, rilascia interviste, va in televisione. (...) Al di là dei singoli personaggi, per la regista è però Los Angeles la vera protagonista della storia. (...) La cultura del tappeto rosso, dei reality familiari, delle grandi dimore, delle luci e delle sollecitazioni, del ritmo ossessivo." (Stenio Solinas, 'Il Giornale', 17 maggio 2013)
"Adolescenti terribili, versione yankee. Ragazzine senza scrupoli e senza paura; le abbiamo già viste messe in scena con furbizia e estro con Harmony Korine in 'Spring Breakers - Una vacanza da sballo', appena qualche mese fa. Questa volta lo fa Sofia Coppola che sul disagio femminile ha dato qualche bella prova in passato; lo fa con 'The Bling Ring' (apertura di gala del Certain Regard) racconto a sfondo morale tratto da un fatto di cronaca. Se con Korine le ragazze erano di provincia e si lasciavano trascinare dall'aria elettrica di Miami qui siamo in California e le famiglie sono borghesi, consolidate in un benessere evidente. (...) Sofia Coppola descrive bene l'universo californiano anche se a differenza di ciò che accadeva nel più convincente 'Somewhere' il racconto resta in superficie e alla fine il divertimento vero è vedere aprirsi davanti ai nostri occhi le vere ville di Paris Hilton, Kirsten Dunst, Orlando Bloom e Megan Fox o Lindsay Lohan. Nel quintetto spicca Emma Watson già Hermione Granger amica secchiona di Harry Potter." (Andrea Martini, 'Nazione-Carlino-Giorno' 17 maggio 2013)