L' ingenuo ingegnere del suono inglese Gilderoy sta lavorando per un film horror italiano anni Settanta. Mentre le attrici urlano a squarciagola e le lame affettano verdure per produrre gli effetti sonori del caso, Gilderoy inizierà a perdere gradualmente il contatto con la realtà cercando di affrontare i propri demoni...
SCHEDA FILM
Regia: Peter Strickland
Attori: Toby Jones - Gilderoy, Cosimo Fusco - Francesco, Antonio Mancino - Santini, Fatma Mohamed - Silvia, Salvatore Li Causi - Fabio, Eugenia Caruso - Claudia, Tonia Sotiropoulou - Elena, Susanna Cappellaro - Veronica, Chiara D'Anna - Elisa, Lara Parmiani - Chiara, Guido Adorni - Giovanni, Justin Turner - Gong, Jozef Cseres - Massimo, Pal Toth - Massimo, Ted Tomlin - Richard Leevers
Sceneggiatura: Peter Strickland
Fotografia: Nicholas D. Knowland
Montaggio: Chris Dickens
Scenografia: Jennifer Kernke
Costumi: Julian Day
Durata: 89
Colore: C
Genere: HORROR
Specifiche tecniche: 35 MM, DCP
Produzione: ILLUMINATIONS FILMS, WARP X IN COPRODUZIONE CON THE MATCH FACTORY, GEISSENDOERFER FILM- & FERNSEHPRODUKTION KG, MADMAN ENTERTAINMENT PTY LIMITED
NOTE
- IN CONCORSO AL 65MO FESTIVAL DI LOCARNO (2012).
CRITICA
"L'horror corre sul nastro del vecchio registratore Naka. 'Barberian Sound Studio' di Peter Strickland, è ambientato a Londra ma è dedicato ai thriller mozzafiato di Mario Bava. L'attore inglese Toby Jones è un mago degli effetti sonori del cinema e viene ingaggiato dallo Studio londinese per realizzare con i suoi metodi la colonna sonora dell'ultima fatica dell'italiano Santini, regista specializzato nell'horror-movie anni 60. Urla, squartamenti, atmosfere incalzanti, mistero da brividi, sospiri da diavoletti «gueblin», sono il campionario che l'esperto specialista trasferisce su nastro sventrando verdure e manipolando con maestria le registrazioni già avvenute. Non mancano vari cliché accostati al mondo della produzione cinematografica, dal cinico direttore dello Studio che punta soprattutto a risparmiare tempo e denaro, umiliando attori e collaboratori, al regista col vizietto delle mani lunghe, pronte a scattare sulle curve delle doppiatrici più avvenenti. (...) Le riprese, tutte in interni, da un Iato favoriscono l'ossessione claustrofobia inseguita dal regista, ma sul versante della godibilità visiva scivolano in una serie di situazioni ripetitive che, talvolta, varcano la soglia della noia. Come altri film già passati al Concorso lnternazionale del Festival di Locarno, 'Berberian Sound Studio' ci è sembrato un «corto» stiracchiato con evidente povertà di mezzi creativi alle dimensioni del lungometraggio."(Paolo Calcagno, 'L'Unità', 5 agosto 2012)
"Ambiente azzeccatissimo. Purtroppo in cerca di un film. Siamo in uno studio dove si doppia un horror italiano anni Settanta, ma il regista - un incrocio tra Dario Argento e Gualtiero Jacopetti di 'Mondo cane' - sostiene 'giro pellicole sulla vita vera'. Arrivano le attrici specializzate in urli, si portano le angurie da pugnalare, un tizio legge la descrizione delle scene (monache, cadaveri, catene, visceri in libertaà. Non viene mostrato nessun fotogramma, e questo già stuzzica i teorici del cinema. Li vediamo riflessi negli occhi del tecnico del suono arrivato dall'Inghilterra, altro invito a nozze super cinefilo. Lo spettatore in cerca di una storia dopo un po' sbadiglia." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 8 agosto 2012)