Below Sea Level

Un autore in cerca di personaggi: Gianfranco Rosi nel deserto americano per filmare l'esistenza "interrotta" di uomini e donne. Con lucidità in Orizzonti

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ITALIA 2008
Quattro anni nelle vite di Ken e Lily, di Carol e Wayne, di Mike, Cindy e Sterling, un gruppo di emarginati che vive in una base militare dismessa, a 40 metri sotto il livello del mare e a 250 km a Sud Est di Los Angeles. La loro vita scorre in una situazione estrema ma ognuno cerca di condurre a suo modo un'esistenza 'normale'. Non si sentono dei senzatetto e non hanno rifiutato la società o le convenzioni. Semplicemente ciascuno di loro, per circostanze diverse, si è trovato in una condizione di estrema povertà.
SCHEDA FILM

Regia: Gianfranco Rosi

Attori: Lily (II) - Doctor, Ken - Bus Kenny, Cindy - Hair Stylist, Michael (II) - Mike Bright, Carol - Bulletproof, Wayne (II) - Insane Wayne, Sterling - Water Guy

Soggetto: Gianfranco Rosi

Fotografia: Gianfranco Rosi

Montaggio: Jacopo Quadri

Durata: 105

Colore: C

Genere: DOCUMENTARIO

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: 21ONEPRODUCTIONS

NOTE
- PREMIO 'ORIZZONTI DOC' E PREMIO DOC/IT-SICILIA FILM COMMISSION ALLA 65. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2008).
CRITICA
"A quaranta metri sotto il livello del mare, in una base militare dismessa a 250 km da Los Angeles vivono gli homless di 'Below Sea Level', quelli che raccattano una vita che li ha messi fuori gioco nello straordinario film-documento di Gianfranco Rosi, filmaker nato in Eritrea e viaggiatore tra Istanbul, New York e Roma. Testimoni vivi, intelligenti, sensibili, ex normali con facce piagate, corpi rimodellati dal dolore, ricordi come ferite non più cicatrizzabili, Ken, Lily, Mike, Carol e Wayne, Cindy si muovono dentro e fuori le loro roulotte, vecchie carcasse di auto, tra la polvere del deserto e si reinventano uno spazio dove non arrivano né acqua né luce né la legge degli uomini. Ma quello è il loro spazio oggi 'e da qui non torniamo indietro'". (Leonardo Jattarelli, 'Il Messaggero', 2 settembre 2008)

"E' un film miracoloso, il film di una vita. Una ballata che farebbe impazzire Bob Dylan, un poema che incanterebbe Walt Whitman, un romanzo-saggio che conquisterebbe Thoreau... un film frutto di un'altra ossessione, quella del suo regista semi esordiente che l'ha scritto, prodotto e girato in una quasi assoluta solitudine". (Dario Zonta, 'L'Unità', 2 settembre 2008)

"Originale sulla carta, 'Below Sea Level' veicola il suo valore nel risultato: il professore universitario, il transessuale reduce dal Vietnam che si improvvisa parrucchiera, l'ex detenuto, la dottoressa, il laureato in teologia, l'attore di C movies. 'Non siamo stati capaci di inserirci in questa società. Non ci siamo intonati sui binari della normalità', dicono unanimi e tutti uguali nelle loro fondamentali diversità. Hanno pianto alla visione di loro stessi in un documentario e sorridono, sospesi tra terra e cielo, nel silenzio di un'infinita distesa interrotta dal rumore dell'aria condizionata di una macchina: non è per rinfrescare, ma per asciugarsi i capelli. Da necessità ad artistica virtù". (Anna Maria Pasetti, 'Il Riformista', 2 settembre 2008)

"In una fase di riflessione sul senso delle immagini e sulla loro possibile realizzazione con la realtà, 'Below Sea Level' propone un'interpretazione preziosa. Filmare persone come i suoi protagonisti poteva essere estremamente disturbante; non sentiamo invece mai l'impressione di un voyeurismo, quelle storie sono la messinscena di loro stessi e il film è una possibilità di raccontarsi, componendo al tempo stesso una trama della realtà declinata alla prima persona". (Cristina Piccino, 'Il manifesto', 2 settembre 2008)

"A guardarli, hanno più senso e poesia loro in quelle sporche esistenze prive di tutto che intere saghe cinematografiche o letterarie. Semplicemente, sono arrivati al succo della questione e non si fanno più ingannare dai vetrini colorati. Le loro parole e le loro canzoni strampalate evocano Dylan, Whitman e Thoreau, ma solo perché la profondità delle loro esperienze si è incontrata da qualche parte con quella di altri poeti. Rosi (nessuna parentela), filmaker quasi alle prime armi e una vita tra l'Eritrea, la Turchia, gli Usa e l'Italia era partito pensando di raccontare il deserto. E il deserto gli ha regalato un magnifico paesaggio, di sabbia e di umanità". (Roberta Ronconi, 'Liberazione', 3 settembre 2008)