Gennarino Laganà è un siciliano poveraccio, che si dà da fare con umili lavori per mantenere la famiglia, mentre i suoi lo spingono a cercare fortuna al Nord. Gennarino non lascerebbe mai la sua amata isola, se non fosse incappato in una relazione amorosa con Donna Egeria, moglie del boss mafioso Don Mimì. Per sfuggire a una sicura vendetta, sale su un treno merci. In sogno gli appare S. Totino, che gli promette protezione in cambio di una vita regolata. Giunge così a Milano, dove conosce Armida, una donna di strada, che lo porta in casa sua, lo rende suo protettore e amante. Ma S.Totino appare ancora a Gennarino e gli rimprovera la sua condizione di mantenuto: lui deve lavorare e Armida cambiare vita. Nel frattempo don Mimì rintraccia Gennarino, si vendica rimpinzandolo di un pessimo gelato, e poi lo assume al suo servizio: dovrà recapitare delle misteriose scatole rosse. Intanto Gennarino ha conosciuto una fioraia, sciancata, sorda e muta, con un viso d'angelo, Clarabella. Gennarino se ne innamora perdutamente e vuol farla curare e guarire. Armida nel frattempo è ritornata alla sua Sicilia per rifarsi una vita normale. Anche Gennarino partirà, dopo aver recapitato varie scatole rosse vuote o quasi, con una scatola rossa, colma di esplosivo per far saltare in aria la tribuna di uno stadio, ove si trovano numerose personalità politiche. E' don Mimì che ha organizzato il complotto. Mentre Gennarino attende inconscio l'ora fatale, sente il canto di una donna che conosce: è Armida che ormai è un'onesta gelataia. Il loro incontro è interrotto dalla comparsa di don Mimì e di Clarabella, piena di salute, mai stata né sordomuta né sciancata. I due, vedendo Gennarino con la scatola rossa in mano che a momenti deve esplodere, fuggono in un auto. Gennarino vi getta la fatale scatola e, in un'esplosione tremenda, tutto salta in aria. Anche Gennarino, ferito gravemente, si trova ormai alle porte del paradiso, ove incontra S. Totino. Ma Armida prega perché Gennarino guarisca e viene esaudita. Incominciano così una vita felice.
SCHEDA FILM
Regia: Sergio Corbucci
Attori: Giancarlo Giannini - Gennarino Laganà, Mariangela Melato - Armida, Stefania Sandrelli - Clarabella, Massimo Mollica - Pappalucerna, Cecilia Polizzi - Donna Esperia, Sal Borgese - Cicciuzzo, Giuliana Calandra - Zuava, Vincenzo Liberti - Commendatore, Sonia Otero
Soggetto: Giancarlo Giannini
Sceneggiatura: Gianni Romoli, Giancarlo Giannini, Sergio Corbucci
Fotografia: Giuseppe Rotunno, Gianni Fiore Coltellacci - operatore, Cesare Allione - operatore
Musiche: Carmelo La Bionda, Michelangelo La Bionda
Montaggio: Ruggero Mastroianni
Scenografia: Marco Dentici, Giacomo Calò Carducci - collaborazione
Arredamento: Alfredo Marazzi
Costumi: Maurizio Millenotti
Durata: 120
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: EASTMANCOLOR
Produzione: PIERO LA MANTIA PER P.L.M. CINEMATOGRAFICA, MAR FILM
Distribuzione: CIC
CRITICA
"In questo film c'è pressoché tutto quello che fa ridere gli italiani e rassicura la grande platea, comprese un po' di parolacce, molte situazioni eccentriche e capocciate contro i lampioni. Ma ci sono anche attori di razza, e per regista una vecchia volpe." (Giovanni Grazzini, 'Cinema '82')
"[...] 'Bello mio, bellezza mia' è una 'cosa' diretta da Sergio Corbucci, scritta sceneggiata e interpretata da Giancarlo Giannini. Ora, quello che non si capisce o che si capisce troppo bene, è il motivo per cui Giannini abbia accettato di mettere alla berlina (un termine romanesco sarebbe qui più appopriato...) oltre a se stesso, anche i personaggi che in passato aveva interpretato con tanto impegno. In effetti di 'melange' si tratta. Si va dal rimescolamento di figurine care al repertorio Giannini/Wertmüller (Mimì e Pasqualino Settebellezze), al copia-copia generale del tanto amato cinema americano e italo-americano. Il prodotto, 'nato da un'operazione consapevole' come tiene a precisare lo stesso Giannini, fa perno anche su Mariangela Melato". (A.S. "Rivista del Cinematografo", giugno 1982).