L'amicizia tra i giovani Mike Waters e Scott Favor che vivono ai margini a Portland, in Oregon. Abitano in strada insieme ai loro amici, che come loro fanno uso di droghe e si guadagnano da vivere prostituendosi con uomini e donne. Mike è un ragazzo tranquillo che soffre di una grave forma di narcolessia, probabilmente acuita dall'abbandono subito dalla madre di cui possiede frammentari ricordi, di cui sono pieni i suoi sogni e le sue allucinazioni. Scott è il figlio ribelle del sindaco della città, che ha scelto questo tipo di vita solo per mettere in imbarazzo il padre, al quale rimprovera la propria condizione sociale. Quando Mike decide di andare a cercare la propria madre in Italia, Scott si offre di accompagnarlo su una moto 'presa in prestito', ma durante il loro viaggio incontrano Carmela...
SCHEDA FILM
Regia: Gus Van Sant
Attori: River Phoenix - Mike Waters, Keanu Reeves - Scott Favor, James Russo - Richard Waters, William Richert - Bob Pigeon, Rodney Harvey - Gary, Chiara Caselli - Carmela, Mike Parker - Digger, Jessie Thomas - Denise, Flea - Budd, Grace Zabriskie - Alena, Tom Troupe - Jack Favor, Udo Kier - Hans, Sally Curtice - Jane Lightwork, Robert Lee Pitchlynn - Walt, Mickey Cottrell - Daddy Carroll, James Caviezel - Impiegato della compagnia aerea
Soggetto: Gus Van Sant
Sceneggiatura: Gus Van Sant
Fotografia: John J. Campbell, Eric Alan Edwards
Musiche: Bill Stafford
Montaggio: Curtiss Clayton
Scenografia: David Brisbin
Arredamento: Missy Stewart
Costumi: Beatrix Aruna Pasztor
Effetti: John H. Schmeer, Venora Dobrowolski, Thomas Arndt
Altri titoli:
Mi Idaho privado
Mon Idaho
My Private Idaho - Das Ende der Unschuld
Durata: 104
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.78)
Tratto da: pièce teatrale "Enrico IV" di William Shakespeare
Produzione: NEW LINE CINEMA
Distribuzione: PENTA DISTRIBUZIONE (1992) - VIVIVDEO - PANARECORD
NOTE
- REVISIONE MINISTERO 1992
- COPPA VOLPI A RIVER PHOENIX PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE ALLA 48MA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI VENEZIA (1991).
CRITICA
"Il film ha un suo fascino spudorato e disumano, è veloce e sporco, include una serie di riferimenti scespiriani, che fanno capo alle due parti di "Enrico IV" e, come prima intenzione, al "Falstaff" di Orson Welles. Il film risulta abborracciato e disordinato nella struttura, a tratti pretestuoso e ripetitivo, e ha anche il torto di cedere al dubbio gusto di alcuni accoppiamenti fermati nell'estetismo delle immagini fisse." (Irene Bignardi, "La Repubblica")
"Il tema del film sarebbe di amara attualità, e non solo nell'Oregon o negli Stati Uniti, ma in ogni bassifondo di grande città. Ma il regista perde l'occasione di affrontarlo con animo riflessivo e umana partecipazione, per abbandonarsi ad effetti scenografici violenti, ispirandosi a Van Gogh - come asseriscono scenografo e direttore dellla fotografia - e insistendo sui toni del rosso, del giallo e del blu fino a dare l'impressione che suo interesse non sia tanto la squallida storia che intende raccontare, quanto gli effetti cromatici di cui la riveste. " ("Segnalazioni cinematografiche", vol. 114, 1992)