Cecco Angiolieri si è aggregato, in qualità di cantastorie e saltimbanco, alla compagnia viaggiante di Camillo. La dabbenaggine di costui è tanta che Cecco, inventando contagiose malattie infantili, lo sostituisce con la di lui moglie Dinda sino a che la donna non rimane incinta. Nel frattempo, la compagnia è giunta in una città governata dal poetastro ser Gianni: Cecco, sfruttando la sua vocazione poetica, ottiene licenza di spettacolo per i compagni e ne conquista la donna, Tessa. Altra vittima dei suoi feroci scherzi è madre Lucrezia, nuova superiora del monastero locale: Cecco, dopo averla costretta a denudarsi nel bordello di Filippa, la precede in convento facendosi passare per essa. In seguito, chiarito l'equivoco, ne diviene l'amante e le impone di dare ricetto a Dinda, sino a che Camillo non è pronto ad accogliere felicemente il nascituro come suo.
SCHEDA FILM
Regia: Giuseppe Vari
Attori: Malisa Longo - Madre Lucrezia, Giacomo Rizzo - Camillo, Orchidea De Santis - Dinda, Patrizia Viotti, Antonella Patti, Claudia Bianchi, Renzo Rinaldi, Carla Mancini, Luciano Troiani, Jaime Manca Graziadei, Josiane Tanzilli, Orchidea De Santis, Wanda Pollini
Soggetto: Antonio Racioppi, Gastone Ramazzotti
Sceneggiatura: Antonio Racioppi, Gastone Ramazzotti
Fotografia: Carlo Cerchio
Musiche: Mario Bertolazzi
Montaggio: Manlio Camastro
Altri titoli:
Le couvent en chaleur
Love, Passion and Pleasure
Durata: 95
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: CINESCOPE, WIDESCREEN, EASTMANCOLOR
Produzione: CORINZIA CINEMATOGRAFICA (ROMA), TANGRA PRODUCTIONS (PARIGI)
Distribuzione: REGIONALE
NOTE
- LA REVISIONE MINISTERIALE DEL FEBBRAIO 2007 HA CAMBIATO IL DIVIETO DAI 18 AI 14 ANNI.
CRITICA
"A differenza di molti prodotti analoghi, questo film collega i numerosi boccacceschi episodi facendovi agire in tutti un unico eroe, l'irriconoscibile Cecco Angioleri, avulso da qualsiasi credibilità, inclusa quella storica. Ovviamente, questo non giustifica in alcun modo la sfilata di oscenità e sconcezze della laida materia esposta con sfacciata impudicizia, senza alcuna remora di decenza nelle immagini e nei dialoghi, senza alcun rispetto per istituzioni e persone sacre, senza le pur minime attenuanti di una trattazione briosa o veramente spiritosa." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 74, 1973).