Bé omid é didar

IRAN 2011
Film realizzato in condizioni semiclandestine, narra le vicende di una giovane avvocatessa in cerca di un visto per lasciare il paese.
SCHEDA FILM

Regia: Mohammad Rasoulof

Attori: Leila Zareh, Shahab Hoseini, Fereshteh Sadr Orafai, Roya Taymourian

Sceneggiatura: Mohammad Rasoulof

Altri titoli:

Au revoir

Good Bye

Durata: 100

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: MOHAMMAD RASOULOF

NOTE
- PREMIO PER LA REGIA AL 64. FESTIVAL DI CANNES (2011), SEZIONE "UN CERTAIN REGARD".
CRITICA
"'Arrivederci' è una delle testimonianze più forti e soprattutto dirette che siano mai arrivate da Teheran. Un grido soffocato, e tutto tenuto con eleganza sui toni del grigio, che ha per protagonista una avvocatessa incinta di poche settimane (l'attrice Leyla Zareh), moglie di un giornalista entrato in clandestinità, e a sua volta attivista per i diritti umani. (...) Una storia straziante, 'raffreddata' da un'esibita ricerca figurativa (specchi, riflessi, inquadrature studiate), con qualche pesantezza metaforica. E un prezzo finale che rischia di essere altissimo, malgrado il grande gesto di solidarietà di Cannes." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 15 maggio 2011)

"'Au revoir', ospite della sezione 'Un Certain regard, è un film diretto nel denunciare la totale perdita di libertà del popolo iraniano. Ben lontano dai registri poetici e simbolici di certo cinema di Teheran che per anni in occidente ha avuto come rappresentante Kiarostami. (...) Mohammad Rasoulof, insieme a tanti altri autori, è perseguitato dal regime. Per il suo cinema di denuncia. Le accuse contro di lui, come quelle a Panahi, sono scattate all'indomani della rivoluzione verde nell'estate del 2009, quando le strade di Teheran si riempirono di manifestazioni contro l'elezione 'truffa' di Ahmadinejad. La repressione fu sanguinosa e le torture e gli stupri in carcere sono rimasti denunce al vento da parte delle numerose organizzazioni internazionali per i diritti umani. Ai registi non è stato perdonato di aver filmato quei giorni." (Gabriella Gallozzi, 'L'Unità', 16 maggio 2011)