Lateef è un adolescente iraniano pigro ma dal cuore d'oro che lavora come custode in un cantiere edile. Fra i suoi compiti c'è anche quello di rifornire di tè e cibo gli operai afghani che vi lavorano illegalmente per pochi soldi. Un giorno il capocantiere Menar stabilisce che Lateef dovrà lavorare come operaio e che il suo posto dovrà essere preso da un giovane afgano, Rahmat, arrivato a sostituire il padre gravemente ferito in un incidente sul lavoro. All'inizio Lateef fatica ad accettare la sua nuova condizione e tenta di sabotare in ogni modo Rahmat. Ma il suo atteggiamento cambia radicalmente quando scopre che sotto le sembianze di Rahmat si cela una bellissima ragazza dai lunghi capelli neri. Colpito dalla sua bellezza e dal suo coraggio, Lateef decide di proteggerla ad ogni costo.
SCHEDA FILM
Regia: Majid Majidi
Attori: Hossein Abedini - Lateef, Mohammad Reza Naji - Memar, Zahra Bahrami - Rahmat/Baran, Hossein Rahimi - Soltan, Gholam Ali Bakhshi - Najaf, Jafar Tawakoli - Ispettore, Mahmoud Behraznia, Hamid Houshman, Khalil Rahmani, Hassan Hosseinbaksh
Soggetto: Majid Majidi
Sceneggiatura: Majid Majidi
Fotografia: Mohammad Davudi
Musiche: Ahmad Pezhman
Montaggio: Hassan Hassandust
Scenografia: Behzad Kazzazi
Costumi: Malak Khazai, Behzad Kazzazi
Effetti: Mohsen Ruzbahani
Durata: 95
Colore: C
Genere: SENTIMENTALE AVVENTURA DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM, ARRIFLEX - FUJICOLOR
Produzione: MAJID MAJIDI E FOUAD NAHAS
Distribuzione: BUENA VISTA INTERNATIONAL ITALIA
Data uscita: 2003-06-06
NOTE
- MIGLIOR FILM AL FESTIVAL DI TORONTO 2001
- SELEZIONATO COME MIGLIOR FILM IRANIANO PER COMPETERE AGLI OSCAR 2002.
CRITICA
"Diretto da Majid Majidi, più volte quasi Oscar, 'Baran' è molto più 'realistico', tradizionale (e di cassetta) dei film di Kiarostami, Makhmalbaf o Panahi. Ma dietro questo amore struggente e sontuosamente impaginato vibrano le contraddizioni di un mondo che conosciamo appena". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 6 giugno 2003).
"In fondo a questa peripezia sentimentale un film occidentale terminerebbe con un bacio. Qui, vedendosi scoperta come donna, la protagonista si copre il volto con il burqa. Almeno un milione e mezzo di afgani vegetano da profughi in Iran, imboscati nel lavoro nero. Sullo schermo vediamo il fuggi fuggi dei clandestini nel cantiere quando arrivano i controllori governativi e assistiamo alle manovre arlecchinesche di un padrone avaro e paternalistico; e c'è davvero da stupirsi di fronte alla visione religiosa e alla delicatezza dei rapporti umani che sopravvivono in un contesto di amara vita". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 7 giugno 2003)