Bambulè

Marco, Dario e Cico sono tre ragazzi romani né irrecuperabilmente alla deriva, né in un modo qualunque integrati nella società. Troppo immaturi per assumere atteggiamenti da "ribelli" e troppo vecchi per continuare a giocare, essi vivono in una loro dimensione, fatta di nulla. Anche l'uso della droga o il fugace rapporto con personaggi femminili evanescenti è per i tre moschettieri una sorta di esperienza sporadica e non incidente. Quasi per assurdo, il sogno è l'unico fenomeno psicologicamente consistente della loro vita: ecco perché sperano di trasferirsi in Brasile (ove sarebbe già andato il loro amico Claudio, quello che forniva la marijuana), o meglio ancora, nel Taranà (un inesistente Stato di Felicità indefinita). Marco, costretto a lavorare in un alberghetto, finisce per abbandonarlo quando la "Vecchia del N. 4", cacciata dalla padrona come debitrice accanita, si suicida dopo la vendita dell'ultimo gioiello rimastole. Cico, garzone presso il negozio del padre, è l'unico che può offrire agli altri due qualcosa da mangiare. Marco, tuttavia, chiamato alle armi, riceve dal padre una somma per acquistare un vestito adeguato. Lui, invece, compra un pulmino tutto scassato; con gli amici lo ridipinge; quindi si mette in viaggio. Ad un posto di blocco viene intimato "Alt". Non lo percepiscono o non vi badano. Continuano e i tre amici vengono raggiunti dalle raffiche di mitra che risolvono nel nulla la loro giovane vita, fatta di niente.