Il piccolo Yusuf vive in una remota regione montagnosa con il papà Yakup, coltivatore di api, e la mamma Zehra, che lavora in una piantagione di Tè. Il bambino è molto contento quando può accompagnare il padre - con cui ha un legame molto forte - nella fitta e misteriosa foresta in cui sono custoditi gli alveari e dove impara un'antica arte e tradizione. Tuttavia, la forte protezione che il genitore riserva al figlio non lo preserva dalla derisone dei compagni di scuola per il suo problema di balbuzie. Quando poi Yakup intraprende una rischiosa impresa per difendere il suo allevamento di api e non se ne hanno più notizie, il piccolo entra in uno stato di mutismo assoluto. Zehra, preoccupata per il marito e per il figlio, decide di mandare il bambino dalla nonna per farlo partecipare alla cerimonia della Notte di Miraj, in cui si festeggia l'Ascensione del Profeta. Complice la festa e un sogno fatto prima della sparizione del padre, Yusuf si convince che Yukup potrebbe fare ritorno ma il tempo passa e nulla cambia. Fin quando, raccogliendo tutto il suo coraggio, il piccolo deciderà di addentrarsi nella foresta misteriosa e andare da solo alla ricerca del suo papà...
SCHEDA FILM
Regia: Semih Kaplanoglu
Attori: Bora Altas - Yusuf, Erdal Besikçioglu - Yakup, Tülin Özen - Zehra
Sceneggiatura: Orçun Köksal, Semih Kaplanoglu
Fotografia: Baris Özbiçer
Montaggio: Suzan Hande Güneri, Ayhan Ergürsel, Semih Kaplanoglu
Scenografia: Naz Erayda
Altri titoli:
Honey
Honig
Miel
Durata: 104
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)
Produzione: KAPLAN FILM PRODUCTION
NOTE
- ORSO D'ORO E PREMIO DELLA GIURIA ECUMENICA AL CONCORSO AL 60. FESTIVAL DI BERLINO (2010).
CRITICA
"Fosse per noi l'opera migliore in concorso rimane 'Bal' (Honey) del turco Semih Kaplanoglu, racconto bucolico collocato nei boschi settentrionali della Turchia e vissuto attraverso gli occhi del seienne Yusuf (Flora Altas), frangia sulla fronte ed occhi neri da cui è difficile staccarsi. Kaplanoglu non è per nulla ruffiano a piazzarsi ad altezza bambino per esplorare un rapporto padre e figlio dalla granitica intensità e una relazione vitale, disinvolta, pulsante tra natura e uomo." (Davide Turrini, 'Liberazione', 20 febbraio 2010)