Liverpool, 1960. John Lennon e l'amico Stuart Sutcliffe vengono inseguiti e picchiati dopo un'alterco in un pub. Costoro, insieme a Paul McCartney, George Harrison e Peter Best detti i Beatles, suonano in una cantina, e non sembra loro vero di poter partire per la loro prima tournée, con destinazione Amburgo. Qui suonano in localini della Ripperbahn Strasse, come il Bamby, dove Lennon trova modo di esibire il solito caratteraccio e le ragazze non lesinano le loro grazie ai giovani musicisti; oppure alla Kaiserkeller, dove Klauss Voorman conduce Astrid Kirchherr, la sua ragazza, fotografa di spicco nell'ambiente artistico locale, che diviene il grande amore di Stuart, immortala i Beatles in storiche foto e inventa per loro la mitica acconciatura a caschetto. La minore età di Harrison causa un'espulsione dal paese al gruppo, ma al 18º compleanno di George il gruppo torna il Germania, dove Stuart chiede ad Astrid di sposarla e comincia ad affermarsi come pittore, finendo per abbandonare, nonostante la riluttanza di George, il gruppo. Viene sostituito al basso da Paul e alla batteria subentra Ringo Starr. Stuart, dedito all'anfetamina e con la salute minata dagli stravizi, muore tra le braccia di Astrid. Poco dopo ha successo "I wanna hold your hand", il primo disco della carriera dei Beatles: 13 milioni di copie vendute. Inizia, così, la scalata al successo del celebre complesso.
SCHEDA FILM
Regia: Iain Softley
Attori: Stephen Dorff - Stuart Sutcliffe, Ian Hart - John Lennon, Jennifer Ehle - Cynthia Powell, Gary Bakewell - Paul Mccartney, James Doherty - Tony Sheridan, Chris O'Neill - George Harrison, Paul Duckworth - Ringo Starr, Sheryl Lee - Astrid Kirchher, Scot Williams - Pete Best, Kai Wiesinger - Klaus Woormann, Rob Spendlove - Arthur Ballard
Soggetto: Stephen Ward, Iain Softley, Erwin C. Dietrich
Sceneggiatura: Erwin C. Dietrich, Stephen Ward, Iain Softley
Fotografia: Ian Wilson
Musiche: Don Was
Montaggio: Martin Walsh
Scenografia: Joseph Bennett
Costumi: Sheena Napier
Effetti: Ray Short
Durata: 107
Colore: C
Genere: BIOGRAFICO DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICO
Produzione: FINOLA DWYER, STEPHEN WOOLLEY
Distribuzione: ACADEMY PICTURES - PANARECORD
NOTE
- REVISIONE MINISTERO OTTOBRE 1994
CRITICA
"Softley è un regista discreto e ama molto, a giudicare dai continui riferimenti a Truffaut e Melville, oltre che alla Piaf e Rimbaud, la via francese ai sentimenti, eleggendo a protagonista l'ambiguità. E' stato sedotto dalla storia vedendo alcune magnetiche foto in bianco e nero di Astrid: tre giovani anni '60 con sguardo dolce, complice la chitarra. Grazie anche alla super colonna sonora da collezione, che ricrea perfettamente il sound di allora, il film si fa apprezzare perché non eccede nel rendere tutti simpatici e mantiene la recitazione su un buon livello di espresso-inespresso: Stu è Stephen Dorff, un giovane e bravo attore già ammirato in Cuba Libre, Astrid invece è Sheryl Lee, la Laura Palmer di 'Twin Peaks', Gary Backewell è un somigliante McCartney, Scott Williams è Pete Best, il primo batterista, sostituito poi da Ringo Starr, che arriva nel gruppo dopo i titoli di coda in cui Astrid figura ancora viva e vegeta. Diplomaticamente, per evitare gelosie postume, dice che tutti i Beatles erano un po' innamorati di lei. Sempre in anticipo: ancora qualche anno e sarebbero state permesse anche le ammucchiate." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 25 settembre 1994)
"'Backbeat' non è un capolavoro, ma svolge degnamente il compito di celebrare i Beatles svelando un pezzo della loro storia sconosciuto ai più. Naturalmente non può essere gustato come un qualsiasi altro film sull'avventura di una rock-band, mettiamo 'The Blues Brothers' o 'The Committments'. Trattandosi dei Beatles, l'occhio corre subito alle somiglianze fisiche, ai dettagli, alle marche delle chitarre, al taglio dei vestiti. In tal senso il più azzeccato è Gary Bakewell, che incarna un Paul McCartney già scaltro e imprenditoriale, anche se le simpatie del regista vanno tutte a John Lennon, reso con la giusta dose di dolente strafottenza da Ian Hart. Bravo l'emergente Stephen Dorff, che fa di Sutcliffe una specie di James Dean bello e perverso bruciato sin dall'inizio. Dicono che il rock gli servisse solo per rimorchiare le ragazze: chissà se è così, di sicuro - basta vedere i suoi dipinti così disperati e saturi di colore - doveva essere un'anima in pena." (Michele Anselmi, 'L'Unità', 27 settembre 1994)
"Era un ragazzo che come loro amava Elvis e Blue Suede Shoe, partì dalle cantine di Liverpool e arrivò ad Amburgo, là si fermò perché aveva trovato l'amore e lì morì d'improvviso, a nemmeno 22 anni, dopo aver appena intravisto il futuro di gloria dei suoi compagni di un tempo. Nel film di lain Softley c'è tutta la storia breve di Stuart Sutclife, il quinto Beatle, eccentrico, inaffidabile, romantico, sfortunato e di vocazione pittore. (?) E se questo è un film fondamentalmente fatto di musica, sono proprio i vitalizzanti corto circuiti tra brivido d'epoca e sonorità contemporanea ad allontanare ogni sospetto di nostalgia liquorosa: colonna sonora straordinaria, già diventata un cult, dove per rifare voci e strumenti dei protoBeatles si dispiega il meglio del rock di oggi, da Thurston Moore dei Sonic Youth, a Don Fleming dei Gamble, da Mike Mills dei REM, a Dave Grohl dei Nirvana, a Dave Pirner dei Soul Asylum. Sheryl Lee, la Laura Palmer di 'Twin Peaks', è Astrid; nel ruolo di Stu non è male Sthephen Dorff, ma un po' di più fanno battere il cuore il John di lan Hart e il Paul di Gary Backewell." (Paola Cristalli, 'Il Resto del Carlino', 27 ottobre 1994)