Un giovane ingegnere, simbolo di tutta una generazione di intellettuali liberali, viene nominato responsabile di un'industria. Egli riesce a sollevarne le sorti, ma i suoi metodi di lavoro e soprattutto il desiderio di coinvolgere gli operai nell'avanzamento dell'impresa e la volontà di responsabilizzarli provocano la collera del proprietario che lo fa assassinare. Al delitto, che determina la loro reale presa di coscienza, gli operai rispondono con uno sciopero compatto, denso di commossa solennità. Su questa vicenda se ne innestano molte altre, che ci danno un ritratto incisivo sia del popolo che della borghesia maliana. Interessante lo studio della condizione femminile e del ruolo nuovo della donna nella società africana che cambia. Indimenticabile il rapporto che unisce i due uomini di nome Balla, il giovane ingegnere che appartiene alla famiglia Traoré - classe superiore - e il manovale che è un Diarha - da secoli classe inferiore. La loro amicizia (il film si apre e si chiude con la scena della loro corsa attraverso un paesaggio in fuoco) è simbolo trasparente dei legami di solidarietà che devono nascere all'interno della società perchè si possa trovare una soluzione alla crisi.
SCHEDA FILM
Regia: Souleymane Cissé
Attori: Omou Diarra, Balla Moussa Keita, Boubacar Keita, Baba Niare, Karidjigue Traore, Mamoutou Sanogo, Ibrahim Traore, Fanta Diabate, Oumou Kone, Ismaila Sarr
Sceneggiatura: Souleymane Cissé
Fotografia: Etienne Carton De Grammont, Abdoulaye Sidibe
Musiche: Lamine Konte
Montaggio: Andrée Davanture
Altri titoli:
Il lavoro
Work
Durata: 90
Colore: C
Genere: SOCIALE
Specifiche tecniche: 16/35 MM
Produzione: SOULEYMANE CISSE' E OCINAM CON LA PARTECIPAZIONE DELL'ISTITUTO NAZIONALE DELL' A.V. PARIGI
NOTE
- PREMIO DELLA GIURIA ECUMENICA A SOULEYMANE CISSÉ AL FESTIVAL DI LOCARNO (1978).
CRITICA
Dice di questo film Victor Bachy: "Cissé ha seguito la linea dei grandi classici del cinema muto sovietico, ma ha anche studiato e forse mal digerito le direttive staliniane del "realismo socialista". Ma ciò che conta è la portata del film sul pubblico africano. Comunque sia, Baara è un film ricco, denso, un po' sovraccarico, a tratti confuso nel suo miscuglio di tradizionalismo e di modernismo e nella struttura della sua sceneggiatura. Ma non bisogna mai perdere di vista che gli africani d'oggi sono come li ha giustamente definiti il critico camerunese Arthur Sibita - dei Giani bifronti capaci di barocco e di classicismo". Entusiasta senza riserve invece Azzedine Mabrouki: "Un film come molti registi africani sognano di fare. Un film che utilizza giudiziosamente tutte le risorse del linguaggio cinematografico, che si situa lungi dalla demagogia, dalla convenzione e dai discorsi pesanti e sterili".