A Nouhadhibou, un piccolo villaggio sulle coste della Mauritania, il diciassettenne Abdallah si reca a far visita alla madre prima di provare ad emigrare verso le coste europee. Incapace, tuttavia, di parlare il dialetto dei suoi compaesani, il giovane si ritrova praticamente straniero in casa propria. Nonostante ciò, e nonostante sia ormai prossimo alla partenza, Abdallah resta, poco alla volta, affascinato da questo mondo: dai suoi colori, dalle sue consuetudini, dalle sofferenze della giovane e sensuale Nana, dal romantico karaoke inscenato da un giovane immigrato cinese e dalle frustazioni del vecchio Maata, sempre più insofferente verso i vecchi impianti elettrici...
SCHEDA FILM
Regia: Abderrahmane Sissako
Attori: Khatra Ould Abder Kader - Khatra, Maata Ould Mohamed Abeid - Maata, Mohamed Mahmoud Ould Mohamed - Abdallah, Nana Diakite - Nana, Fatimetou Mint Ahmeda - Soukeyna, Makanfing Dabo - Makan, Nema Mint Choueikh - Cantante Tradizionale
Soggetto: Abderrahmane Sissako
Sceneggiatura: Abderrahmane Sissako
Fotografia: Jacques Besse
Musiche: Anouar Brahem, Oumou Sangare
Montaggio: Nadia Ben Rachid
Scenografia: Joseph Kpobly, Laurent Cavero
Costumi: Maji-Da Abdi
Altri titoli:
En attendant le bonheur
Waiting for Happiness
Durata: 95
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: DUO FILMS, ARTE FRANCE CINEMA
Distribuzione: BIM (2003)
Data uscita: 2003-06-13
NOTE
- PRESENTATO NELLA SEZIONE 'UN CERTAIN REGARD', HA VINTO IL PREMIO FIPRESCI AL FESTIVAL DI CANNES 2002.
CRITICA
"Dopo aver visitato i luoghi dell'infanzia (Mali) in 'La vie sur terre', Abderrahmane Sissako torna con 'Aspettando la felicità' nel luogo dove è nato per continuare a riflettere sulla sua condizione di africano emigrato (vive in Francia). Un'opera fatta di silenzi, rabbia, rimpianti, ironia e mistero. Con un ritmo che permette di pensare e guardare senza che il tempo, magicamente, esista più". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 14 giugno 2003)
"'Aspettando la felicità' è un film che richiede istruzioni per l'uso. Lo spettatore deve sapere che si troverà di fronte a un'opera fragile e ipnotica, priva di sviluppo narrativo, ma in grado di regalare momenti di poesia a chi si sintonizza sul suo ritmo lento". (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 17 giugno 2003)