Asja e la gallina dalle uova d'oro

Kurochka Ryaba

RUSSIA 1994
Asja Kljacina, un'anziana contadina russa di Bezvodnoye, un villaggio agricolo, nei suoi anni giovanili ha conosciuto l'amore di Stepan, un coetaneo da cui ha avuto il figlio Seryoga, ma che ha rifiutato di sposare, come un altro pretendente, Chirkunov, che non ha mai cessato di ripeterle di amarla e di volerla sposare. Ora sono tutti ormai sessantenni: Stepan continuamente ubriaco e vagabondo; Chirkunov è divenuto padrone di una segheria e di una casa di dodici stanze, di cui è molto orgoglioso, ed Asja - da quando Seryoga si è allontanato da lei e dal villaggio in cerca di avventure redditizie - è rimasta sola nel suo rustico alloggio privo di ogni comodità ad allevare polli e caprette vivendo in dignitosa povertà coi proventi del suo duro lavoro, che le consentono perfino di produrre artigianalmente piccoli quantitativi d'una apprezzatissima grappa che mesce allegramente ai paesani di passaggio, o nelle serate rumorose che organizza per loro in casa sua. Unica a tenerle compagnia è la gallina Ryaba, alla quale parla spesso, in lunghi monologhi, come fosse una creatura umana. Improvvisamente riappare Seryoga, il quale ha nelle tasche molte banconote, frutto di attività illecite, e ora le sciorina spensierato davanti all'attonita Asja. Dopo essere stata in prigione per aver tentato di incendiare l'odiata segheria di Chirkunov che con i suoi fragori disturba i sonni degli abitanti del villaggio, Asja va a raccogliere come il solito le uova e ne trova con sorpresa una d'oro. Si reca da Chirkunov perché le scambi in denaro l'inattesa fortuna. Ma quando si scopre che l'uovo è il falso di un antico oggetto d'antiquariato ben noto, Asja è sull'orlo della disperazione. Ma è proprio Chirkunov questa volta a incendiare la propria segheria, per dimostrarle che il suo amore perdura e che lei gli è cara più di ogni ricchezza. Ancora una volta Asja lo respinge e torna al pollaio e alla sua amata Ryaba, ricca solo della libertà, alla quale non vuole rinunciare.
SCHEDA FILM

Regia: Andrei Konchalovsky

Attori: Inna Churikova - Asja Kljacina, Alexander Surin - Stephan, Guennadi Iegeritchev - Chirkunov, Gennadij Nazarov - Seryoga, Victor Mikhailov - Vassili Nikititch

Soggetto: Andrei Konchalovsky

Sceneggiatura: Andrei Konchalovsky

Fotografia: Evgeni Gouslinsky

Musiche: Boris Basourov

Montaggio: Yelena Gagarina

Scenografia: Andrei Platov, Leonid Platov

Costumi: Natalya Firsova

Durata: 117

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI

Produzione: RUSSKAYA ROULETKA, RUSSIA - PARIMEDIA, FRANCIA

Distribuzione: MIKADO FILM (1995)

NOTE
- REVISIONE MINISTERO MARZO 1995
CRITICA
ASJA E LA GALLINA DALLE UOVA D'ORO
"Felicissimo nella prima oretta, con spunti ruzantiani che possono ricordare anche La via del tabacco, il film è più macchinoso nella seconda: e infine il pessimismo di Asja è bilanciato dal suo totale affidarsi alla realtà naturale. La Madre Russia sopravvivrà. E in fin dei conti sarebbe giusto che un giorno o l'altro anche per i dannati della terra tartassati da tutti i regimi, saltasse fuori una vera gallina dalle uova d'oro." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 13 luglio 1995)

"Tra la favola e la burla, con la gallina che, a un certo momento, sembra aver fatto un uovo d'oro, beffando sia i comunisti di ieri sia gli improvvisati capitalisti russi di oggi: con modi allegri ritrattini furbi, ghiotte malizie. L'attuale fenomeno Russia non ne esce molto approfondito, ma almeno certe sue contraddizioni di fondo ottengono qualche felice spiegazione: sia pure, solo in chiave di commedia. Al centro, nei panni di Asja la grande Inna Churikova, volutamente goffa e paesana e, come sempre, con tutte le corde al suo arco: attrice unica nel panorama del cinema russo, sia di oggi sia di ieri." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 11 marzo 1995)

"Il film è abbastanza divertente confuso, non bello, anche troppo facile, ma sociologicamente interessante: secondo l'aristocratico Konchalovsky i russi sono antropologicamente incapaci di dinamismo, competizione e attivismo, immutabili nella loro propensione alla chiacchiera e alla bisboccia; i russi non cambieranno né possono cambiare, non diventeranno mai democratici, per loro l'autodistruzione è più che un destino, un'autentica appagata vocazione." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 30 giugno 1995)