Appuntamento a Belleville

Les triplettes de Belleville

Tanta ironia, poche parole e un omaggio a Keaton e Tati. Chomet sfida gli Usa con un cartoon colto

Leggi la recensione

BELGIO 2003
Madame Souza ha accolto il nipotino Champion, orfano dei genitori, e si dispera perché il bambino non si interessa a nulla, non è felice e si annoia. Un giorno Madame scopre che il nipote nasconde delle foto del Tour de France e dei campioni ciclisti. Gli regala allora una bicicletta e decide di farlo allenare per farne un giorno il vincitore del Tour. Gli anni passano e Champion sta partecipando al Tour quando due misteriosi individui vestiti di nero lo rapiscono. Madame Souza e il suo fedele cane Bruno si mettono allora sulle loro tracce. La loro ricerca li porta a una megalopoli chiamata Belleville dove incontrano delle eccentriche cantanti di music-hall degli anni '30 che li prendono sotto la loro ala protettrice. Ma la mafia francese ha dei piani diversi....
SCHEDA FILM

Regia: Sylvain Chomet

Soggetto: Sylvain Chomet

Sceneggiatura: Sylvain Chomet

Musiche: Benoît Charest, Matthieu Chedid

Montaggio: Chantal Colibert Brunner, Dominique Brune, Dominique Lefever

Scenografia: Evgeni Tomov

Effetti: Pieter Van Houte

Durata: 78

Colore: C

Genere: ANIMAZIONE COMMEDIA

Produzione: LES ARMATEURS, FRANCE 3 CINEMA', RGP FRANCE, PRODUCTION CHAMPION, VIVI FILM, CANAL+, COFIMAGE 12

Distribuzione: MIKADO

Data uscita: 2003-09-26

NOTE
- PRESENTATO FUORI CONCORSO AL FESTIVAL DI CANNES 2003
CRITICA
"Sempre più libero, sempre più personale, insomma sempre più d'autore. Lontano dal gigantismo e dalle costrizioni finanziarie dei concorrenti americani, il cartoon europeo cerca ispirazione sullo stesso terreno del cinema 'dal vivo', e magari esagera anche un po'. Ne fa fede 'Les triplettes de Belleville' (fuori concorso), rimarchevole impresa di Sylvain Chomet, 40 anni, autore di fumetti prima che di animazione. (...) Figlio delle periferie, Chomet è un maestro nel resuscitare, con tratto netto alla Tintin e tecnica mista (Tati, ad esempio, compare 'dal vero' in tv), volti e atmosfere della Francia popolare anni 40-50. E tutta la prima parte, l'infanzia, gli allenamenti, il Tour de France, le astuzie e i marchingegni della nonna, è un vero piacere. La mano si fa più caricaturale e ripetitiva in America, ma il trio musicale di vecchiette mangiaranocchie che dà il titolo al film è una bella invenzione. Dategli un produttore vero e Chomet ci stupirà". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 maggio 2003)

"Destinato soprattutto agli spettatori adulti, realizzato in quella Francia che è al terzo posto nel mondo per la produzione di cartoni animati, aggraziato, raffinato e comico, ambientato tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta francesi, è il primo lungometraggio diretto da Sylvain Chomet". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 26 settembre 2003)

"Prendendo in giro la società della tecnica in nome della douce France, Chomet impallina anche i pregiudizi antifrancesi degli americani. L'originalità, il garbo e la tecnica di animazione - diversissima da quella giapponese e hollywoodiana - fanno di 'Appuntamenti a Belleville' un gioiello per cinquantenni". (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 26 settembre 2003)

"'Appuntamento a Belleville' di Sylvain Chomet è la risposta europea al Miyazaki de 'La città incantata'. Un cartone animato dai disegni caricaturali maturo e dannatamente divertente. Ai bambini va introdotto però in tutta la sua originalità: niente parole e umorismo laconico anti-Pixar. Il nume tutelare è Jacques Tati. Godimento assoluto". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 26 settembre 2003)

"Non perdetevi questo cartoon d'autore, 'Appuntamento a Belleville', di Sylvain Chomet, trionfatore a Cannes e Annecy, un impasto perfetto di décor, musica, poesia: una storia muta, per tutte le età, nel segno spiritoso e surreale di un Tati a disegni, con annessa nostalgia per un'epoca citata dalla Baker, Astaire, Trenet, De Gaulle. (...) 'Belleville' è la conquista di un nuovo cartone dal tratto raffinato ed evocativo e dal ritmo di music hall, mentre l'occhio con cui vediamo è quello canino, che con tenerezza corona il trionfo espressivo di un piccolo capolavoro. (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 27 settembre 2003)

"Quella di Chomet è un'animazione colta e citazionista, debitrice della tradizione francese fumettistica e del caricaturale, ma anche dolcemente nostalgica di un tempo passato e mitizzato in cui uomini e donne, cani e treni, rane e pedalò, vivevano il mondo senza essere robot". (Dario Zonta, 'L'Unità', 27 settembre 2003)