Enrico, un suonatore d'oboe alla Fenice che ha sempre sognato, invano, di diventare direttore d'orchestra, sa di essere condannato a prossima morte a un causa di un cancro e decide di invitare la ex moglie Valeria a Venezia. Lei si è rifatta una famiglia in un'altra città e in un primo momento diffida dell'ex marito, pensando a un ricatto o a una estorsione nei confronti del suo nuovo, ricco compagno. Infine accetta e, vagabondando con Enrico per una Venezia disfatta, agonizzante, ripercorrendo i luoghi in cui vissero la loro unione, ritrova qualcosa della felicità di un tempo e si accorge d'amarlo ancora. Dopo la rivelazione del terribile male che l'ha colpito si concede per un'ultima volta a Enrico che, nonostante la tristezza di un definitivo addio, prima di morire può finalmente dirigere la sua orchestra nel concerto per oboe noto come "Anonimo Veneziano".
SCHEDA FILM
Regia: Enrico Maria Salerno
Attori: Tony Musante - Lui, Florinda Bolkan - Lei, Toti Dal Monte - Proprietaria della pensione, Alessandro Grinfan, Brizio Montinaro, Giuseppe Bella
Soggetto: Enrico Maria Salerno
Sceneggiatura: Giuseppe Berto, Enrico Maria Salerno
Fotografia: Marcello Gatti
Musiche: Stelvio Cipriani
Montaggio: Mario Morra
Scenografia: Luigi Scaccianoce
Costumi: Danda Ortona
Aiuto regia: Vittorio Salerno
Altri titoli:
Adieu à Venise
The Anonymous Venetian
Des Lebens Herrlichkeit
Durata: 94
Colore: C
Genere: SENTIMENTALE DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM - EASTMANCOLOR
Produzione: TURI VASILE PER ULTRA FILM
Distribuzione: INTERFILM
NOTE
- DAVID DI DONATELLO 1971 PER MIGLIORE ATTRICE A FLORINDA BOLKAN, PREMIO SPECIALE AD ENRICO MARIA SALERNO; NASTRO D'ARGENTO 1971 PER LA MIGLIORE FOTOGRAFIA A COLORI A MARCELLO GATTI E LA MIGLIOR MUSICA A STELVIO CIPRIANI.
CRITICA
"L'eleganza fotografica e il mestiere di una regia già smaliziata non bastano a dare consistenza artistica e tematica ad un film che si situa però con dignità nell'ambito della produzione commerciale più qualificata." (A. Bernardini, "Bianco e Nero", 11/12, 1970)
"Il tema della morte, trattato nel lavoro sul piano prettamente naturalistico, non ottiene un adeguato contrappunto al tema dell'amore. Drammatico come schema narrativo il film evita le secche del melodramma grazie ad alcune intelligenti intuizioni. Alcuni cedimenti di ritmo, degli indugi nelle rievocazioni o anche banalità sono i limiti di questa opera che raggiunge, tuttavia, un livello di assoluta dignità." (Segnalazioni cinematografiche, vol. 70, 1971)