Tommi ha undici anni e vive con il padre Renato e la sorella Viola. Renato non perde occasione per cercare di forgiare il figlio ad affrontare le avversità e le sfide che la vita presenta ogni giorno, Viola invece lo tartassa in continuazione con scherzi e dispetti ma, nonostante tutto, i tre riescono a condurre un'esistenza tranquilla con momenti di puro divertimento e serenità. Tutto ciò dura fino al ritorno di Stefania, la mamma dei due ragazzi, una donna dal carattere instabile che ha abbandonato più volte la famiglia...
SCHEDA FILM
Regia: Kim Rossi Stuart
Attori: Kim Rossi Stuart - Renato Benetti, Barbora Bobulova - Stefania Benetti, Alessandro Morace - 'Tommi' Benetti, Marta Nobili - Viola Benetti, Sebastiano Busiri Vici - Barzelli, il produttore, Alberto Mangiante - Il regista, Massimo Vincenti - Bodyguard di Barzelli
Sceneggiatura: Linda Ferri, Federico Starnone, Francesco Giammusso, Kim Rossi Stuart
Fotografia: Stefano Falivene
Musiche: Banda Osiris
Montaggio: Marco Spoletini
Scenografia: Stefano Giambanco
Costumi: Sonu Mishra
Suono: Mario Iaquone - presa diretta
Durata: 108
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: GIORGIO MAGLIULO, ANDREA COSTANTINI, CARLO DEGLI ESPOSTI PER PALOMAR, RAI CINEMA
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
Data uscita: 2006-05-05
TRAILER
NOTE
- PRESENTATO A CANNES ALLA "QUINZAINE DES REALISATEURS" 2006.
- NASTRO D'ARGENTO 2007 A KIM ROSSI STUART COME MIGLIOR REGISTA ESORDIENTE. IL FILM ERA CANDIDATO ANCHE PER: MIGLIOR SCENEGGIATURA, MONTAGGIO E SONORO IN PRESA DIRETTA.
- DAVID DI DONATELLO 2007 COME MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE.
CRITICA
"Auguriamo a Kim Rossi Stuart di trovarsi un posto nella piccola grande storia delle opere prime perché la sua prima esperienza da regista se lo merita proprio. (...) Con le partecipazioni a 'Le chiavi di casa' e 'Romanzo criminale' e con questo suo debutto da regista la figura di Kim Rossi Stuart, il cui muoversi controcorrente non cessa di stupire, fa un bel salto in avanti. Tenendo miracolosamente insieme, in equilibrio delicato, un'indole gentile, discreta e taciturna con un fondo - ne sono testimonianza il suo Freddo di 'Romanzo criminale' e il suo padre di 'Anche Libero va bene' - popolaresco, sanguigno, un po' minaccioso." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 5 maggio 2006)
"A 37 anni, Kim mostra di avere in regola le sue carte professionali. Figlio d'arte, bambino attore in un film di Bolognini, ha fatto in seguito ottime cose sullo schermo (con registi come Antonioni, Benigni, Amelio e Placido) e in tv. Sul palcoscenico si è misurato in un arduo duetto con un gigante della forza di Turi Ferro, poi è stato Amleto e Macbeth. Una carriera in continuo progresso, una maturazione artistica che lo ha portato ad autodirigersi in questo suo primo film. Dove impersona il cameraman Renato, un personaggio ispido e a tratti sgradevole, spesso con le furie nel cuore. Dirigendo se stesso e gli altri, il neoregista ha avuto il coraggio (o vogliamo chiamarla ispirazione?), di dimenticare i trucchi e le astuzie che costituiscono il bagaglio del buon professionista. La decisione vincente, razionale o istintiva, è stata di non fare il cinema, ma di rispecchiare la vita. Perciò i critici unanimi hanno messo in campo il riferimento a Vittorio De Sica, un altro attore passato dietro alla macchina per vocazione alla verità. Ma più di 'Ladri di biciclette' bisognava ricordare 'I bambini ci guardano', titolo che non stonerebbe su 'Anche libero va bene'. (...) Accompagnando il protagonista senza mai abbandonarlo, l'autore imbastisce le sequenze più intense quando sottolinea la solitudine di Tommi, il suo doloroso risentimento tra il non comprendere e il non venire compreso, la difficoltà di legare con i compagni, le delusioni di un primo amoretto e la vertigine di un'esistenza a rischio ben raffigurata nelle ripetute fughe sul tetto di casa. Qui il ragazzino Alessandro Morace, scoperto in una scuola della periferia romana, si inserisce con sorprendente semplicità in una tradizione tutta italiana di piccoli protagonisti presi dalla vita; e si sarebbe tentati di presagirgli un futuro simile a quello di Franco Interlenghi, che partito in calzoni corti da 'Sciuscià' (1946) è ancora sulla breccia. Rossi Stuart e gli sceneggiatori che hanno collaborato con lui hanno avuto cura di rispettare le ragioni dei singoli personaggi anche quando appaiono aberranti, vedi il caso della madre sciagurata, e a non lasciarsi travolgere da parzialità o tentazioni di facili giudizi morali. Nel felice esito complessivo del film assume un accattivante rilievo la cornice romana tratteggiata dalla bella fotografia di Stefano Falivene." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 12 maggio 2006)
"Bel debutto di Rossi Stuart regista: sincero, toccante, inusuale. (...) Un film pieno delle contraddizioni degli affetti, di pulsioni, che procede per profonde scosse psicologiche, emozioni, complicità reali e di sentimenti, ma c'è il Paese vero al di là dei ruoli. Il neo autore non fa sconti e guarda la vita ad altezza degli 11 anni di Alessandro Morace: ogni rimando a Truffaut non è casuale. Il racconto fila senza scosse, ogni sequenza ha la sua ragione e il suo tempo, c'è una tela di rancori e rimorsi che avvolge tutto. Genitori in lotta con se stessi: Bobulova non sbaglia una mossa e l'apparizione nera sulle scale è da urlo." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 26 maggio 2006)