Amico tra i nemici, nemico tra gli amici

Svoy sredi chuzhikh, chuzhoy sredi svoikh

URSS 1974
Durante il secondo periodo della Rivoluzione d'Ottobre, a causa della forte carestia determinata dalla guerra civile e alle persecuzioni contro i "kulaki", il Commissariato del Partito di una lontana regione decide di inviare dell'oro all'estero per acquistare del grano. Si prepara quindi un vagone blindato da agganciare al treno per Mosca e il prezioso carico avrà una scorta di quattro fidatissimi elementi, comandati da Silov. Durante il tragitto, il convoglio viene assaltato dai controrivoluzionari "bianchi", che a loro volta vengono derubati dalla banda capeggiata da Brylov, un giovane bandito che con un gruppo di disperati vive di rapine correndo la regione. Silov, che non ricorda nulla delle modalità dell'attacco perché è stato drogato, decide di recuperare l'oro per conto suo anche perché sospettato dai suoi stessi amici e compagni. Abbandonato il proprio gruppo, cerca i banditi e finge di integrarsi nella banda di Brylov per scoprire il nascondiglio dell'oro. Ma alla banda è approdato anche Lemke, un collega di Silov, e anche lui mira all'oro...
SCHEDA FILM

Regia: Nikita Mikhalkov

Attori: Jurij Bogatyryov - Silov, Nikita Mikhalkov - Brylov, Sergej Sakururov - Zabelin, Aleksandr Kaidanovskij - Lemke, Konstantin Rajkin - Kaium, Anatolij Soloncyn - Sarychev, Aleksandr Kalyagin, Aleksandr Porochovschikov, Nikolaj Zasuchin, Nikolaj Pastukhov

Soggetto: Eduard Volodarsky, Nikita Mikhalkov

Sceneggiatura: Nikita Mikhalkov, Eduard Volodarsky

Fotografia: Pavel Lebesev

Musiche: Eduard Artemyev

Montaggio: Lyudmila Yelyan

Scenografia: Aleksandr Adabashyan, Irina Shreter

Costumi: Alina Budnikova

Altri titoli:

Le nôtre parmi les autres

Fremd unter Seinesgleichen

Verraten und verkauft

Amico fra i nemici

A suo agio fra gli estranei, estraneo fra i suoi

At Home Among Strangers

Durata: 99

Colore: C

Genere: AVVENTURA

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.37)

Produzione: MOSFILM

Distribuzione: LABORATORIO CINEMA (1982)

CRITICA
"Il lavoro è interessante, ben articolato, brillante ed estroso, molto spesso 'venato' da una intelligente ironia e tutto basato sull'avventura (a tratti come una moderna ballata). Si è osservato da taluni che Mikhalkov ha bene assimilato lo stile, la tecnica, il ritmo stesso del film 'western' e ben digerito la lezione non solo di Ford e di Peckimpah, ma anche di Sergio Leone. Questo, sotto molti aspetti, è vero. Ma in più vi è nel lavoro come un gioco, come il piacere di fare del cinema con certe arditezze di montaggio, ad esempio e con la constatabile intenzione di oltrepassare i modi rituali e le convenzioni che, invece, sono appunto tipiche del genere 'western'. Molti momenti e dettagli, inoltre - richiamandoci a situazioni storiche affatto diverse - e lo stesso profilo psicologico dei personaggi, ci inducono a pensare a qualcosa di differente da un comune 'western': basti considerare tutta la cornice, per così dire, politica del film di Mikhalkov, nonché talune puntualizzazioni, anche se formulate di passato e con fine ironia, sotto il profilo ideologico (...). Peraltro - e giova ripeterlo - tutto raccontato con mano assai leggera e con una adeguata partecipazione da parte degli interpreti, combattenti ormai impantanati fra scartoffie e timbri burocratici, o addirittura insofferenti (come l'ufficiale Andrej). Anche qui in una visione un tantino manichea e su schemi obbligati (l'onestà, la fedeltà, la solidarietà del gruppo e per il gruppo) talché uno Shilov, per esempio, differisce non poco - in quanto 'eroe' - da un eventuale suo omologo alla Ford. Il gruppo lo si rivede, poi, frequentemente per l'incastro di immagini di qualche anno prima. E' una felice rivisitazione: gente combattiva ed allegra, ardente e svociata, ricca di vitalità e di amicizia, accomunata dalle suggestioni e speranze per la grande Vittoria innestatasi sul tronco millenario della Santa Madre Russia. Questa generale tensione, che non fa mai difetto, caratterizza scene di particolare spicco ed efficacia (l'assalto al treno) e assurge ad ingenuità e forza lirica in cavalcate o in esterni di selvaggia bellezza (le rapide del fiume incassato fra le rocce nel finale), mentre risulta ben palese anche sui volti degli interpreti, spigolosi o pensosi, sempre incisivi e mai banali. Fra di essi, ricordiamo proprio il regista, nel ruolo di capo-bandito: con un piglio picaresco, una calma ed una sornioneria un po' alla Franco Nero. Non buonissima la fotografia, ma assai calde e belle, invece, le inquadrature e, come già riferito, il montaggio. Tutto sommato, un film avventuroso, gradevole, con una spruzzatina di giallo riabilitato: nel caldo, affettuoso abbraccio dei suoi compagni, bravi rivoluzionari, sì, ma soprattutto amici." ('Segnalazioni Cinematografiche', vol. 98, 1985)