Jack Solow sogna di suonare nei locali jazz della cinquantaduesima strada a New York ma la sua realtà sono le esibizioni ai matrimoni di immigrati italiani. L'unico metro di giudizio è il possesso di un'automobile. Il suo gruppo riesce poi ad ottenere un ingaggio in un locale di mafiosi e allo stesso tempo Jack incontra Benita, un'insegnante di danza che gli fa aprire gli occhi sulla realtà. Dopo varie vicissitudini legate sempre al mondo del jazz, il "Jack Solow quintet" dà un concerto di addio per il debutto del balletto di Benita, e da quel momento "Jack the sax" continuerà a vivere, e cosi' anche il jazz.
SCHEDA FILM
Regia: Ralph Toporoff
Attori: Peter MacNicol - Jack Solow, Carl Capotorto - Jerry, Tim Guinee - Bobby, Bill Christopher-Myers - Lee, Charlotte D'Amboise - Benita, Louis Guss - Abe Katz, Zohra Lampert - Louise, Dave Florek - Fotografo, Joe Wrann - Stu, Mel Johnson Jr. - Ron, Maury Cooper - Poppy, Shami Chaikin - Ester, Sam Behrens - Nat Joy, Margaret Devine - Sharon, Janes Puig - Jimmy, Paul Sarnoff - Proprietario distributore di benzina, Jonathan Walker - Tommy, Melinda Toporoff - Danielle, Rebecca Staab - La Sposa, Eddie Jones - Sean Katz, Kathleen McNenny - Susan, Todd McDurmont - Testimone, Danielle Marcot - Beth, Michael Mantell - Michael Katz, Roma Maffia - Marie, Frank Girardeau - Fred, Trini Alvarado - Lorraine, Jared Hertzberg - Aaron, Joel Rooks - Art, Phyllis Behar - Madre di Bobby, Andrew Clark - Amico di Ron, Dan Desmond - Invitato al matrimonio, Ben Rayson - Padre della sposa, Jeff Weiss - Leon
Soggetto: Ralph Toporoff
Sceneggiatura: Gilbert Girion
Fotografia: Joey Forsyte
Musiche: Larry Schanker
Montaggio: Jack Haigis
Scenografia: Katherine Frederick
Altri titoli:
Fakebook
Durata: 95
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: FAKEBOOK-PANORAMA ENTERTAINMENT
Distribuzione: PENTA DISTRIBUZIONE (1991) - PENTAVIDEO - MEDUSA VIDEO (PEPITE) - AVO FILM
CRITICA
"Il limite di fondo del film sta proprio nella sua indeterminatezza. Musicalmente troppo generico per appassionare gli amanti del jazz; e cinematograficamente troppo irrisolto per farsi apprezzare come un'opera dotata di autonomi valori. Ciò che resta, quindi, è solo il bozzetto: quello che chiama in causa lunghi viaggi in automobile, fumosi locali della provincia newyorkese, piccoli momenti di vita privata (Jack s'incontra con una maestra di ballo), quotidiani contrattempi e, in definitiva, le difficili tappe attraverso le quali s'impara l'arte di arrangiarsi. Tutto questo e altro: senza, comunque, riuscire mai a fondere il tutto in un'opera unitaria." (Aldo Viganò, 'Il Secolo XIX', 13 Dicembre 1991)
"Facili effetti ironici e personaggi costruiti molto più per essere coinvolti in avventure amabili che non per svelarci caratteri seri e problemi da prendere troppo in considerazione. In tutto però, c'è un piglio quasi nostalgico che non stenta a convincere specie quando pur senza arrivare alla farsa, si tentano le strade di una comicità con simpatie per il revival dei Sessanta e una serie colorata di occasioni piacevoli: quella in cui Jack, ad esempio, tenta con ogni mezzo di sottrarsi alle furie del gestore del locale di mafiosi, che gli rinfaccia di esser venuto con un quintetto privo di bassista, e quella, alla fine, quando la band, per festeggiare il debutto di un balletto di Benita, tenta una buffa versione jazz addirittura di Ciaikowski, con risultati perfino esilaranti. Aggiungeteci qualche sospiro, con malinconie varie, e non chiederei nient'altro, soprattutto d'estate. Gli interpreti sono Peter MacNicol, un protagonista più triste di quello che una commedia esigesse e la bellissima Charlotte d'Amboise nei panni di Benita. Peccato quel nome!" ('Il Tempo', 29 Giugno 1991)
"Jazz, giovinezza e il 1961 americano sciocco e innocente prima d'ogni rivoluzione, in un film divertente, intelligente, malinconico, in stile d'autore e di gusto europeo. Cinque ragazzi amici appassionati di musica formano un quintetto di jazz; la storia li racconta con nostalgia struggente e buffa in quel periodo fluido dopo la scuola e prima della vita, tempo di tutte le ambizioni, le speranze, le frustrazioni: 'Hai letto L'essere è il nulla di Sartre?', 'No, ma ho visto il film'. (... Il tema non è certo nuovo e il film è fragile: ma se 'Blue Note' è il nome d'un locale jazz al Village di New York e un'etichetta discografica, qui la nota malinconica americana arriva a volte a ricreare l'aria della fine dell'adolescenza, tenera e magica, disillusa e rassegnata." ('La Stampa')