Alps è il nome di un gruppo di quattro persone (un'infermiera, un paramedico, una ginnasta e il suo allenatore) che offrono, dietro pagamento di un'elevata cifra, un supporto particolare alle famiglie che hanno perso i propri cari. In un clima di annullamento totale delle loro personalità, gli Alps rimpiazzano i defunti nelle attività quotidiane, ne ripetono gesti e abitudini e ne rinsaldano i legami con chi li circonda, in modo da non far pesare la loro assenza. Tuttavia essere parte del gruppo comporta il rispetto di rigide regole da seguire e un prezzo molto alto da pagare: se ne accorgerà l'infermiera, per la quale ritornare alla propria vita non sarà un'operazione semplice.
SCHEDA FILM
Regia: Yorgos Lanthimos
Attori: Aggeliki Papoulia - Infermiera, Ariane Labed - Ginnasta, Aris Servetalis - Paramedico, Johnny Vekris - Allenatore, Stavros Pssillakis - Padre dell'infermiera, Efthymis Filippou - Proprietario negozio luci, Eftihia Stefanidou - Cieca, Constantina Papoulia - Amica, Sotiris Papostamatiou - Padre della tennista, Tina Papanikolaou - Madre della tennista, Nikos Galgadas - Fidanzato della tennista, Maria Kirozi - Tennista, Fotis Zahos - 50enne
Sceneggiatura: Yorgos Lanthimos, Efthymis Filippou
Fotografia: Christos Voudouris
Montaggio: Yorgos Mavropsaridis
Scenografia: Anna Georgiadou
Costumi: Thanos Papastergiou, Vassilia Rozana
Durata: 93
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:2.35)
Produzione: ATHINA RACHEL TSANGARI E YORGOS LANTHIMOS PER HAOS FILMS IN COPORODUZIONE CON ERT, FALIRO HOUSE PRODUCTIONS, FEELGOOD ENTERTAINMENT, MARNI FILMS, AVION FILMS, CHRISTOS VOUDOURIS, MAHARAJA FILMS
Distribuzione: PHOENIX INTERNATIONAL FILMS (2016, 2020)
Data uscita: 2020-09-17
TRAILER
NOTE
- OSELLA PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA ALLA 68. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2011).
- PRIMA USCITA IN ITALIA: 28-12-2016.
CRITICA
"(...) un racconto forte, fin troppo ricco di metafora incapace di reggere la folle spinta iperrealista. (...) Tutto è regolato, nulla lasciato al caso come accadeva a Colin Farrell trasformato in aragosta: il bellissimo spunto, che contiene in sé tutta l'impotenza della Grecia di oggi, non riesce a trasformarsi in poesia ma solo in un cinema autoreferenziale, da festival, paradossale e assurdo che purtroppo non disturba, esagerando le distanze con la platea e senza mai tentare l'emozione vera." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 29 dicembre 2016)
"(...) Lanthimos (...) il senso lo fa letteralmente a pezzi. Dominano lo smarrimento identitario, la violenza latente e un cinismo che tratta la morte alla stregua di una merce come qualsiasi altra. Interessante. Ma poi - chissà perché? - la sceneggiatura (...) si focalizza su Monte Rosa trascurando personaggi potenzialmente più interessanti di lei." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 29 dicembre 2016)
"I cinéfili puri e duri trovano pane per i loro denti colluttando con Lanthimos, che ha recentemente seminato entusiasmi e ripulse in parti uguali con «The Lobster» . Sarà tanto più difficile per i non iscritti al club dei fan destreggiarsi con «Alps» (...) un'altra minacciosa e grottesca allegoria sull'assurdità del vivere e del sopravvivere: oscuramente motivato nell' approccio, comodamente foderato dallo stile «da festival», tanto corrucciato da sembrare paradossalmente ironico, il demiurgo immagina che alcune persone provenienti dalle più svariate professioni si riuniscano in una sorta di compagnia teatrale e poi si trasformino, dietro compenso dei familiari, in attori disposti a recitare la parte dei defunti. Un'idea macabra, eppure inquietantissima (...). Straniante, compiaciuto, disperato, il cinema di Lanthimos arriva sempre alle porte di un grande risultato, ma poi arretra sconfitto dalla pretensione: le formule, insomma, prendono puntualmente il sopravvento su una vera, ancorché astratta o metaforica, connessione drammaturgica. Un aspetto in ogni caso interessante è costituito dal cast che, sballottato nel gioco delle smorfie, i gesti, le provocazioni e le «possessioni», dà persino l'impressione di volere forzare la meccanica relazione tra i personaggi vivi e morti voluta dal talentuoso quanto sopravvalutato regista greco." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 29 dicembre 2016)
"Lathimos accentua il livello di alienazione giocando su inquadrature a distanza e su un brechtiano utilizzo degli attori; e il kammerspiel gronda al contempo di infelicità e ironia, ma al contrario che nel riuscito 'The Lobster', qui l'insieme risulta troppo voluto, cerebrale e monotono." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 29 dicembre 2016)
"'Alps' è il quarto lungometraggio, datato 2011, del geniale surrealista greco Yorgos Lanthimos (...), regista in grado di ricordare il Buñuel più accessibile, divertente e commerciale de 'Il fascino discreto della borghesia' o 'Il fantasma della libertà'. Non si fa quasi in tempo a capire bene cosa sta succedendo (il contenuto è assurdo ma lo stile è sobrio) che l'avventura volge al termine non prima però di essere passati da un gelido sguardo onnicomprensivo (i surrealisti odiano intimità e psicologismi) a un lentissimo zoom che ci permette di avvicinarci di più all'infermiera paziente, di fatto protagonista nel finale (splendida Angeliki Papoulia, già star per Lanthimos nel film che lo rivelò nel 2009, ovvero 'Kynodontas', alla lettera 'Canino', nel senso di dente). Siamo ammirati da questi cineasti greci quarantenni (anche l'Alexandros Avranas di 'Miss Violence') ambiziosi e spietati." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 29 dicembre 2016)
"Spiacerà non tanto perché brutto film quanto perché buttato sul mercato proprio a fine d'anno, da una distribuzione animata evidentemente da propositi filmicidi (l'habitat naturale era quello delle sale d'essai). Va bene non si vive solo di panettoni, ma di cercare un'alternativa di spessore culturale c'è modo e modo." (Giorgio Carbone, 'Libero', 29 dicembre 2016)
"Lo spunto inquietante e fantascientifico viene svolto dal regista Yorgos Lanthimos con uno stile ellittico e sfuggente, che spiega poco e provoca molto (anche se una cosa è inequivocabile: la forte carica di misantropia che traspira da ogni scena, ai limiti del sopportabile), che lascia lo spettatore con tutti i suoi dubbi e le sue domande. E che alla fine ottiene il risultato di irritare e respingere (un collega francese lo ha definito giustamente un 'film autistico') più che inquietare." (Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera', 4 settembre 2011)
"Anche se nessun blockbuster americano potrà mai permettersi le folli libertà di 'Alps' (concorso), del greco Yorgos Lanthimos. Una specie di anatomopatologo della vita famigliare che sviluppa con rigore un'idea nemmeno troppo paradossale. Immaginando che una squadra di strani specialisti, riuniti in una società segreta, si prenda cura dei parenti dei defunti... sostituendoli il tempo necessario a superare il lutto. In un susseguirsi di episodi grotteschi o allarmanti di cui intuiamo il senso solo verso la fine, perché Lanthinos e i suoi attori sono molto bravi a imbrogliare le carte. Insinuando anche il sospetto che quelle zelanti «personificazioni» celino il vuoto di identità dei protagonisti e forse di un'intera società." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 4 settembre 2011)
"'Alps' del genietto Yorgos Lanthimos è da Leone d'oro, con dei balordi che si sostituiscono ai defunti per lenire il dolore dei superstiti. Qualcuno evoca la crisi greca." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 4 settembre 2011)