Primo film girato in Afghanistan dopo la caduta del regime dei talebani. Dopo la fine di 'Enduring Freedom' e la scomparsa degli uomini del mullah Omar, riaprono le scuole non solo per i bambini, ma anche per le ragazze e fra la gente torna la voglia di vivere. La figlia di un anziano carrettiere ha un sogno nel cassetto: quello di diventare Presidente della Repubblica. E', invece, costretta a fuggire da Kabul con tutta la famiglia.
SCHEDA FILM
Regia: Samira Makhmalbaf
Attori: Agheleh Rezaei - Noqreh, Abdolghani Yousef-Zay - Il Padre, Razi Mohebi - Il Poeta, Marzieh Amiri - La Cognata, Gholamjan Gardel, Halimeh Abdolrahman, Bibigol Asef, Jerom Kazagh, Mina Anis, Fatemeh Rasooli, Yasamin Rasooli
Soggetto: Mohsen Makhmalbaf, Samira Makhmalbaf
Sceneggiatura: Mohsen Makhmalbaf, Samira Makhmalbaf
Fotografia: Ebrahim Ghafori
Musiche: Mohammed Reza Dar Vishi
Montaggio: Mohsen Makhmalbaf
Altri titoli:
At Five in the Afternoon
A cinq heures de l'après-midi
Durata: 105
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 1:85
Produzione: MAKHMALBAF FILM HOUSE, WILD BUNCH, BAC FILMS
Distribuzione: BIM
Data uscita: 2003-09-26
NOTE
- PREMIO DELLA GIURIA E PREMIO DELLA GIURIA ECUMENICA AL 56MO FESTIVAL DI CANNES (2003).
CRITICA
"Frammentario ed incerto, il terzo film della 23enne figlia d'arte Samira Makhmalbaf è riuscito a metà. Il filo poetico (il titolo è un celebre verso di Lorca) non sempre si intreccia con quello documentario. E anche le mille suggestioni colte sul posto, le facce, i gesti, i dialoghi, il fotografo che insiste per ritrarre Noqreh col burqa, il soldatino francese che non sa e non vuole sapere di politica, stentano a formare un quadro coerente. Urgenza e verità non bastano a garantire risultati. Il finale però sembra uscito da un film di Ferreri anni '60, mentre è tragicamente vero. La famiglia è smarrita nel deserto, un asino scalcia nell'agonia, il vecchio padre tradizionalista scava con un sasso la fossa per un neonato morto di stenti. Mentre sopra questa umanità tornata all'età della pietra, più lontani del Paradiso, volano aerei ed elicotteri occidentali". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 maggio 2003)
"Meno felice stavolta la prova della 23enne Makhmalbaf, a cominciare dal titolo che inopinatamente tira in ballo l'usurata poesia di Garcia Lorca (ma forse per gli asiatici è una novità). (...) Per essere un film impegnato, 'Alle cinque della sera' risulta curiosamente estetizzante, tanto che la tetraggine della società talebana rischia di apparire attraente nei totali con la schiera azzurra delle donne mascherate". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 17 maggio 2003)
"Piacerà a quanti hanno amato il film precedente della Makhmalbaf 'Viaggio a Kandahar'. Samira è brava anche qui. E persino ruffiana (non manca di inserire un riferimento alla cultura occidentale, coi fatidici versi di Garcia Lorca)". (Giorgio Carbone, 'Libero', 26 settembre 2003)
"Ancora poesia. Nelle immagini splendide. In cornici che senza fratture di stile, trascorrono dai tuguri ai palazzi, una volta splendidi ora quasi solo macerie. In cifre in cui il dolore, dato come basso continuo, sa accompagnarsi al sorriso, mentre ogni personaggio, pur rappresentando realisticamente solo dal di fuori, si conquista sempre un suo segno. Visivo e psicologico. Un film poesia. Anche senza Garcia Lorca". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 26 settembre 2003)
"Fra bloc-notes ed elegia, 'Alle cinque della sera', terzo film di Samira Makhmalbaf, accumula volti, spunti, suggestioni con calcolata incoerenza. Ma quel finale straziante nel deserto, apocalisse con vecchio, bambino e somaro, è un momento che non si dimentica". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 26 settembre 2003).