La smemorata pesciolina azzurra Dory vive felicemente sulla barriera corallina insieme a Nemo e Marlin. Quando improvvisamente si ricorda di avere una famiglia che forse la sta cercando, Dory, insieme ai suoi due amici, parte per una straordinaria avventura attraverso l'oceano. Arrivano così fino al prestigioso Parco Oceanografico, in California: un acquario che è anche un centro di riabilitazione. Per riuscire a trovare sua madre e suo padre, Dory chiederà aiuto ai tre abitanti più stravaganti del posto: Hank, un irascibile polpo che tenta continuamente la fuga, Bailey, un beluga convinto di avere un sonar difettoso, e Destiny, uno squalo balena miope. Esplorando con destrezza le complesse regole del Parco, Dory e i suoi compagni d'avventura scopriranno l'amicizia, il senso della famiglia e la magia che si cela nei loro difetti.
SCHEDA FILM
Regia: Andrew Stanton, Angus MacLane - co-regia
Soggetto: Andrew Stanton, Victoria Strouse
Sceneggiatura: Andrew Stanton
Musiche: Thomas Newman
Durata: 103
Colore: C
Genere: ANIMAZIONE
Produzione: PIXAR ANIMATION STUDIOS, WALT DISNEY PICTURES
Distribuzione: THE WALT DISNEY COMPANY ITALIA
Data uscita: 2016-09-15
TRAILER
NOTE
- VOCI DELLA VERSIONE ORIGINALE: ELLEN DEGENERES (DORY), ALBERT BROOKS (MARLIN), ED O'NEILL (HANK), KAITLIN OLSON (DESTINY), TY BURRELL (BAILEY), EUGENE LEVY (CHARLIE), DIANE KEATON (JENNY), IDRIS ELBA, DOMINIC WEST, HAYDEN ROLENCE.
- VOCI DELLA VERSIONE ITALIANA: CARLA SIGNORIS (DORY), LUCA ZINGARETTI (MARLIN), STEFANO MASCIARELLI (SCORZA), MASSIMILIANO ROSOLINO (PESCE LUNA), LICIA COLÒ ( VOCE UFFICIALE DEL PARCO OCEANOGRAFICO), BABY K (DEBBIE).
CRITICA
"Come corre il tempo nel cinema d'animazione. 'Alla ricerca di Nemo' uscì nel 2003 e fu una rivelazione. 'Alla ricerca di Dory' arriva tredici anni più tardi ed è solo una conferma. La conferma che alla Pixar non possono fare la rivoluzione a ogni film (Dory non vale Nemo, Wall-E, o Rata-touille), ma sanno sfruttare a meraviglia le loro conquiste. Approfittando della potenza comunicativa del mezzo per alzare ogni volta un po' l'asticella. (...) Mai infatti il cinema disegnato si era spinto più lontano, in termini di resa visiva e materica, che in quella emozionante storia sottomarina. Non a caso questo tardivo e riuscitissimo sequel, che potrebbe sembrare ispirato solo dalla ricerca di un successo garantito, abbandona in parte le profondità oceaniche, già ampiamente esplorate, per portare i protagonisti tra le attrattive di un grande acquario californiano ispirato a quello di Monterey Bay. Attrattive che dal loro punto di vista sono soprattutto pericoli (non mancano avventurose incursioni all'aria aperta segnate dalla minaccia più incomprensibile di tutte: noi, gli umani). Ma anche straordinarie opportunità per dimostrare fino a dove può spingersi un gruppo di personaggi motivati e coesi. Oltre che - è il cuore del film - tutti caratterizzati da una qualche forma più o meno esplicita di disabilità. Parola che solo alla Pixar sanno rendere così lieve e soprattutto meravigliosamente naturale, esaltando le paradossali opportunità dischiuse da ogni benché minimo deficit, cognitivo o motorio. Dalle continue e spesso catastrofiche amnesie a breve termine dell'ineffabile Dory, vero motore narrativo del film (voce italiana della sempre impagabile Carla Signoris), alle strampalate imprese di Hank, polpo brontolone dotato di soli 7 tentacoli ma capace di mimetizzarsi con qualsiasi sfondo (piante ornamentali comprese), non si contano infatti gli episodi insieme esilaranti e sorprendenti costruiti sul sapiente sfruttamento di quello che a prima vista potrebbe essere uno svantaggio. (...) Non un semplice 'numero 2' (...) come altri sequel della Pixar di questi anni. Ma un film che approfitta del capitale di simpatia e di emozione di un mondo già ben definito per spingersi su un terreno accidentato come quello dell'accettazione dei nostri limiti." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 20 settembre 2016)
"Nemo tredici anni dopo. Lo studio d'animazione Pixar, dei cui exploit è inutile stupirsi perché ormai li garantisce in partenza, ha lasciato crescere una nuova generazione di bambini prima di produrre un sequel che dal punto divista della tecnica utilizzata e del divertimento procurato si rivela una nuova macchina da guerra. I registi Stanton e MacLane, infatti, hanno profuso in «Alla ricerca di Dory»lo stesso spirito esuberante e la stessa fantasia avventurosa che esaltarono l'odissea del pesciolino gialloblù, aumentando i personaggi trascinanti e le prodezze visive apparentemente originati da un autentico slancio creativo più che dall'ovvia strategia di marketing. Naturalmente il punto critico sta tutto in questo snodo che è difficile da decifrare e che solo le diverse sensibilità del pubblico potranno giudicare degno dei sensi di meraviglia e ilarità tramandati dal prototipo. Per quanto ci riguarda non ci entusiasma la lezioncina sull'accettazione della diversità ormai inserita d'ufficio persino nei più spregiudicati blockbuster, ma certo la perdita della memoria accusata dalla protagonista ha un peso notevole nelle motivazioni del suo viaggio alla ricerca del filo perduto dell'infanzia." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 15 settembre 2016)
"(...) il sequel funziona: anche stavolta l'avventura appassiona immergendo lo spettatore in paesaggi marini di grande suggestione; e pazienza se la storia precedente era più fluida, pazienza se lo stato di amnesia rende la protagonista un po' monotona. (...) Nel cartone appaiono vecchie conoscenze e nuovi divertenti personaggi (...); e, metaforizzando, quello di Dory si può anche leggere come un viaggio di conoscenza di se stessa e del potenziale umano che le regala la leggerezza della sua smemoratezza." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 15 settembre 2015)
"Inno all'amicizia e alle affinità elettive e al senso della famiglia che si consolida sull'esperienza condivisa più che sui legami di sangue, nonché sguardo sui difetti e le debolezze che, senza sdolcinatezze, ne esalta la ricchezza più che i limiti." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 15 settembre 2016)
"(...) questo senso di scardinamento continuo, di solitudine profonda e dello sforzo frenetico per ovviarla ancorano emotivamente il film, più delle complicate sequenze d'azione teen age-friendly, a cui, purtroppo, ormai già da qualche film, ricorre anche la Pixar, a scapito della magia del dettaglio e dell'intelligenza contemplativa dei suoi film più belli. (...) Se, alla sua uscita in sala, 'WALL-E' sembrava un' eco delle corsa alla presidenza di Obama, 'Alla ricerca di Dory' si può facilmente intendere come un manifesto contro l'America dei pregiudizi predicata da Donald Trump. Di avventura in avventura; di blu, in verde, in grigio, in marrone trasparente (da tredici anni a questa parte la texture dell'animazione sottomarina è molto più varia e il disegno dei personaggi più foto realistico) - Stanton arriva al finale. E se ne concede addirittura due. Uno «quieto», tutto emozione, in una profondità oscura in cui appena si distinguono le forme dei pesci. L'altro esplosivo, tutto azione, con una fuga in camion e un esercito di otarie. L' «Ohhhhh» rapito con cui un'intera sala, piena zeppa di bambini, ha salutato il primo dei due, rende omaggio alla vera magia della Pixar." (Giulia D'Agnolo Vallan, 'Il Manifesto', 15 settembre 2016)
"Sgombriamo subito il campo da ogni perplessità: pur non raggiungendo la meraviglia visiva di Nemo e dando per buone alcune trovate poco plausibili, qui ci troviamo di fronte ad un prodotto di rara sensibilità, capace di raccontare, ai bambini, la malattia in un modo incisivo, commovente. (...) Ci sono scene simpatiche, che faranno ridere i bambini e piaceranno anche gli adulti, rendendo loro il prodotto ugualmente godibile. Ma è sul concetto di handicap, di accettazione dei propri limiti fisici, di solidarietà che saranno chiamati a dare conto ai propri figli, integrando il messaggio lanciato dal cartone. Certo, chi ha parenti che soffrono, ad esempio, di Alzheimer vedrà questo film con occhi diversi. Però, tra tante negatività, una bella favola carica di tanta umanità «animale»." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 15 settembre 2016)
"Avvincente per i bambini, ai quali prioritariamente si rivolge, il film manca però di originalità e forza narrativa, risultando purtroppo uno dei più deboli della pur geniale e premiatissima Pixar." (Anna Maria Pasetti, ' Il Fatto Quotidiano', 15 settembre 2016)
"Piacerà da matti ai bambini appena tornati dalle ferie. Dory non è il pezzo da novanta della Disney in questa stagione (...), ma proprio non delude i fan del cinema cartonato." (Giorgio Carbone, 'Libero', 15 settembre 2016)
"La sfida era decisamente impegnativa: realizzare il sequel di 'Alla ricerca di Nemo', uno dei cartoon Disney/Pixar più riusciti, amati e metabolizzati non solo dai più piccoli. Che cosa si poteva raccontare ancora di Nemo, pesciolino pagliaccio dalla pinnetta ipertrofia, e di suo padre Malvin dopo la loro appassionante avventura nell'Oceano di tredici anni fa? In quel film c'era praticamente tutto: avventura, commedia, suspance, umorismo, una grande storia d'amore tra padre e figlio e lo straordinario percorso di formazione di un cucciolo che deve crescere facendo i conti con una disabilità fisica. Ma come già accaduto nella serie di 'Toy Story', dove il terzo episodio è forse il migliore di tutti, la scommessa è stata vinta e 'Alla ricerca di Dory' (...) è assolutamente all'altezza del primo capitolo. La struttura del film (...) è assai più complessa, questa volta. (...) una nuova avventura che coinvolgerà naturalmente molti altri personaggi (...). L'attenzione si sposta (...) dall'handicap motorio (...) a quello mentale (amnesia globale transitoria), ma resta la voglia della Pixar di raccontare il coraggio, la determinazione e l'amore di quei bambini un po' 'speciali'; capaci di trasformare le proprie difficoltà in importanti risorse, e delle loro famiglie. La vera novità del film però sta nel fatto che è solo in minima parte ambientato nel mare. Certo, l'acqua è sempre presente, non potrebbe essere altrimenti visto che parliamo di pesci, ma il viaggio fisico ed emotivo affrontato dai tre protagonisti, spesso separati da ostacoli, prevede una tale quantità di ambienti che a volte a smarrirci siamo noi. (...) tra le vasche della zona di quarantena ai grandi acquari del parco, tra brocche e tubature, ampolle con pesci di plastica e fontane, i protagonisti saltano da un ambiente all'altro tenendoci con il fiato sospeso e mettendo a dura prova l'inventiva degli sceneggiatori che hanno architettato un complesso e rocambolesco piano di location capace di lasciare il pubblico a bocca aperta." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 12 giugno 2016)