Alessandria ancora e sempre

Iskanderija, kaman oue kaman

EGITTO 1990
Tutti i lavoratori del cinema egiziano partecipano a uno sciopero della fame indetto per rivendicare i propri diritti. Yehia, il regista che guida lo sciopero, vive nel ricordo di Amir, un giovane attore di cui si era innamorato tempo prima e che aveva avviato al successo. Sarà l'incontro con Nadia, una ragazza con cui condivide le stesse idee politiche e di cui si innamora, a dargli la forza per voltare pagina. Alla fine dello sciopero faranno un film insieme.
SCHEDA FILM

Regia: Youssef Chahine

Attori: Yusra - Nadia, Youssef Chahine - Yehia, Hussein Fahmi - Stelio, Menha Batraoui - Gigi, Amro Abdel Ghelil

Soggetto: Youssef Chahine

Sceneggiatura: Youssef Chahine

Fotografia: Ramses Marzouk

Musiche: Mohamed Nouh, Rabi El Banna

Montaggio: Rashida Abdel Salam

Scenografia: Mahmoud Mabrouk

Costumi: Amr Khalil

Effetti: Abbas Saber

Altri titoli:

Alexandria Again and Forever

Alexandrie encore et toujours

Durata: 105

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Produzione: ABDEL HALIM NASR PER MISR INTERNATIONAL FILMS - PARIS CLASSICS

CRITICA
"E' il trentesimo film del regista più importante del cinema egiziano. Chahine, nato ad Alessandria nel 1926, dopo un lungo soggiorno di apprendistato negli USA, firma il suo primo lungometraggio 'Papa Amine' nel 1950. Oltre che dai frequentatori dei festival è conosciuto e stimato, fuori dall'Egitto, soprattutto in Francia. Opere quali 'Gare centrale' (1958), 'Le moineau' (1973), 'Alexandrie, pourquoi?' (1978) sono state un successo di critica: qualcuno ha parlato di un 'Fellini arabo'. E difatti vedendo scorrere sullo schermo le immagini del film nel film autobiografico 'Alessandria, ancora e sempre', presentato nel corso del primo festival del cinema africano di Milano in edizione originale araba sottotitolata in italiano, il pensiero corre, a tratti, a 'Otto e mezzo'. (...) Quello di Youssef Chahine è cinema maiuscolo: passa con eleganza da un genere all'altro, il ricordo all'aneddoto o alla macchietta segue l'evocazione astratta del clima umano della città; la straripante generosità visiva non esclude i silenzi del dramma. Infine l'energia espressiva che ricompone i frammenti del reale e ne armonizza i riflessi più o meno deformati esorcizzandone i contraccolpi angosciosi sull'animo del narrante è la derisione. 'Io me ne ricordo e ne rido' è la frase-chiave di ogni sequenza per tutto il film." (Luigi Bini, 'Attualità Cinematografiche')