Ilja Iljic Oblomov è un proprietario terriero che vive a Pietroburgo con la rendita di una sua lontana e trascurata tenuta. Le sue giornate scorrono nella più assoluta abulia; in una camera coperta di polvere, tra fogli ingialliti e vecchi mobili, egli vive sdraiato su un emblematico divano, dormendo e rifugiandosi nei sogni. Oblomov ha rinunciato ad una carriera perché ritiene la burocrazia noiosa ed umiliante per l'uomo ed è disgustato dalla vita di società che gli appare come un mondo di falsità, grettezze, superbia, senza nulla di profondo, senza uno scopo spirituale che lo animi. "I membri della società sono dei cadaveri, degli uomini più addormentati di me!" dice sdegnato all'amico Stolz che vuole farlo uscire dalla solitudine. Ma i ripetuti tentativi dell'amico, uomo energico ed attivo che si oppone alla pigrizia di Oblomov, e, soprattutto l'incontro e l'amore di Olga, sembrano condurre Oblomov ad una nuova vita. Egli si risveglia all'attività, allo spirito d'iniziativa, è mosso da nuovi, appassionati sentimenti. Ma è una breve illusione. Oblomov teme i cambiamenti e Olga rinuncia a farne un uomo diverso. Si separano e Olga sposerà Stolz, mentre Oblomov, nel matrimonio con una donna semplice e quieta, troverà quella serenità che è il suo ideale di vita.
SCHEDA FILM
Regia: Nikita Mikhalkov
Attori: Oleg Tabakov - Ilja Iljic Oblomov, Jurij Bogatyryov - Andrej Ivanovic Stoltz, Andrej Popov - Zachar, Elena Solovej - Olga Ilinskaja, Avangard Leont'ev - Alekseev, Andrej Razumovskij - Ilja bambino, Oleg Kozlov - Stoltz bambino, Elena Klescevskaja - Katja, Galina Sostko - Zia di Olga, Gleb Strizenov - Il barone, Evgenij Steblov - Padre di Oblomov, Evgenja Glusenko - Madre di Oblomov, Nikolaj Pastukhov - Padre di Stoltz
Soggetto: Ivan Goncharov - romanzo
Sceneggiatura: Nikita Mikhalkov, Aleksandr Adabashyan
Fotografia: Pavel Lebesev
Musiche: Eduard Artemyev
Montaggio: Eleonora Praksina
Scenografia: Aleksandr Samulekin, Aleksandr Adabashyan
Costumi: Maya Abar-Baranovskaya
Effetti: Yu Chekmaryov
Altri titoli:
A Few Days from the Life of I.I. Oblomov
A Few Days in the Life of I.I. Oblomov
Oblomov
Quelques jours de la vie
Durata: 143
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM - SOVCOLOR
Tratto da: romanzo "Oblomov" di Ivan Goncharov
Produzione: MOSFILM, SATRA, SOVEXPORTFILM
Distribuzione: ITALNOLEGGIO CINEMATOGRAFICO (1984) - DELTAVIDEO, MONDADORI VIDEO (JOKER)
CRITICA
"Ispirato all'omonimo romanzo di Ivan Goncarov, il film di Mikhalkov vuole recuperare la verità di quest'opera, di cui la critica molto spesso ha falsato il senso facendo di Oblomov l'incarnazione della passività e dell'educazione sbagliata della vecchia aristocrazia rurale russa e, del suo amico Stolz, l'intraprendente prototipo della nuova borghesia. Il regista mette in scena soltanto alcune pagine o, meglio, "alcuni giorni della vita di I.I. Oblomov" - come illustra la traduzione letterale del titolo. Egli propone Oblomov come un anticonformista ed interpreta la sua indolenza come profonda tristezza. Ilja, infatti, aspira ad un mondo informato ad un'intima bellezza, ad una vita armoniosa e naturale, ad un caldo rapporto con gli altri uomini improntato a stima e scambievole amore. Ad una esistenza, infine, intesa come ideale impegno di onestà e purezza d'animo e distacco da interessi e miserie che umiliano l'essere umano. Ma l'impossibilità di accordare i suoi desideri con là realtà, lo spinge a rifugiarsi nei sogni e nel passato. Nel fallimento dei suoi intenti, egli conserva sempre dignità ed un cuore onesto cosicché la sconfitta prende il sapore di una vittoria. E' sotto questo profilo che l'inerzia di Oblomov acquista un senso e trova un riscatto; essa è la conseguenza del suo rifiuto per le convenzioni mondane e l'affarismo borghese perché ne ha ben inteso l'intima corruzione ed inutilità. Come, alla fine, rinunzia all'amore di Olga perchè Olga tenta di violare il suo mondo ideale e non sa amarlo per quello che egli è ma per ciò che potrebbe essere se rinnegasse se stesso. E la saggezza di Stolz e di Olga, se paragonate all'innocenza di Oblomov, appaiono trite moralità mondane. L'inizio del film è fedele al testo di Goncarov e ne ha conservato l'impianto letterario attribuendo, come spiega Mikhalkov in un'intervista, un'importanza maggiore alle parole rispetto all'immagine e, soprattutto, grazie alla voce fuori campo che legge alcuni brani del romanzo. Anche la scenografia s'ispira minuziosamente al gusto dell'epoca (il libro è uscito intorno al 1857) e l'avvio del film, con l'atmosfera sonnolenta della stanza di Oblomov, riproduce in modo suggestivo la descrizione che ne viene fatta nel romanzo. Ma ben presto, appaiono le differenze: frasi dilatate ed episodi; al contrario, episodi ridotti a poche parole. La parte finale del libro viene poi riassunta in una breve narrazione dalla voce fuori campo. Ma l'evocazione dell'infanzia di Oblomov resta, sia nel libro come nel film, la parte che ha ispirato i momenti più artisticamente felici. Nel film, flashback pieni di una calda luce riportano Oblomov verso la sognata tenuta di Oblomovka e verso la sua infanzia e sua madre. Egli è preso per mano da affettuose memorie e condotto attraverso le stanze, il giardino, i luoghi cari al suo cuore e verso le persone amate dei suoi genitori. Il presente è scordato in questo ritorno ad una vita intessuta di quiete, nutrita di amore, in un tempo che scorre lento nel sogno di Oblomovka e dei ricordi felici. Infanzia che è intesa come principio, rifugio e risultato di tutta la vita. Nell'Oblomov, Mikhalkov è il cantore della Russia dai vasti orizzonti, dai boschi di verdi betulle, dai fiabeschi paesaggi invernali, dai cieli immensi di luce. Ma insieme egli ci rende partecipi con tono affettuoso delle sofferenze, dei sogni, delle usanze, delle sconfitte e delle manie delle esistenze individuali, recuperando in tal modo la cultura ed il carattere del suo popolo russo". ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 96, 1984)