Vanni, Gregorio e Livia, tre fratelli molto diversi tra loro, dopo un passato di invidie, bisticci e recriminazioni si ritrovano quando Mario, il loro padre, uno scultore e poeta famoso, sparisce all'improvviso, proprio alla vigilia della consegna di un importante premio conferitogli dall'Accademia Chigiana, costringendo i figli a mettersi sulle sue tracce...
SCHEDA FILM
Regia: Carlo Verdone
Attori: Carlo Verdone - Gregorio Sagonà, Sergio Rubini - Vanni Sagonà, Francesca Neri - Livia Sagonà, Barry Morse - Mario Sagonà, Cecilia Luci - Vanessa, Gillian McCutcheon - Diamante, Giampiero Bianchi - Paolo, Loris Paiusco - Rodolfo, Alberto Marozzi - Ivano, Marco Marciani - Giorgio, Fabio Corradi - Gregorio da piccolo, Stefano De Angelis - Vanni da piccolo, Giulia Verdone - Livia da piccola, Maria Mercader - L'anziana signora
Soggetto: Leo Benvenuti, Filippo Ascione, Carlo Verdone, Piero De Bernardi
Sceneggiatura: Piero De Bernardi, Carlo Verdone, Leo Benvenuti, Filippo Ascione
Fotografia: Danilo Desideri, Giuseppe Di Biase - operatore
Musiche: Manuel De Sica, Donato Salone - supervisione
Montaggio: Antonio Siciliano
Scenografia: Francesco Bronzi
Arredamento: Nello Giorgetti
Costumi: Gianna Gissi
Aiuto regia: Roberto Giandalia, Pasquale Plastino - assistente, Michaela Biancofiore - assistente
Durata: 115
Colore: C
Genere: SENTIMENTALE COMMEDIA
Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI
Produzione: MARIO E VITTORIO CECCHI GORI PER C.G.G., TIGER CINEMATOGRFICA, GIULIAVITTORIA AUDIO VI
Distribuzione: PENTA FILM - PANARECORD
NOTE
- SUPERVISIONE ALLE MUSICHE: DONATO SALONE.
- NASTRO D'ARGENTO 1992 COME MIGLIOR SOGGETTO ORIGINALE E MIGLIORI MUSICHE.
- REVISIONE MINISTERO DICEMBRE 1992.
CRITICA
"Film ambizioso e spesso sbilenco, questo di Verdone, più convincente come regista, almeno per taluni passaggi indovinati, che come attore o cosceneggiatore. Il dover toccare i delicati tasti della commedia psicologicosentimentale, con ampie escursioni nel patetico, e nello stesso tempo dover accontentare gli spettatori che si aspettano le eterne gag tra il guitto e la macchietta, fa più volte scadere il testo, con tratti di inutile quanto pesante, volgarità, come nella scenetta delle confidenze onanistiche che i due fratelli si scambiano nella casa al mare o nella canzone rap eseguita da Verdone durante la visita degli amici d'infanzia. Non che la caratterizzazione dei personaggi manchi di dettagli azzeccati, o che la trama non sia, pur nel dejà vu della ricerca di una persona di famiglia "scomparsa", avvincente: il fatto è che il lato autobiografico della vicenda, (il padre importante ed assente, l'allontanarsi progressivo dei figli tra loro) che la dovrebbe far lievitare, viene diluito e reso piuttosto faticoso dal ritmo narrativo spesso lento e ridondante, con le accensioni improvvise tutte giocate sulla volgarità o sulla scabrosità delle situazioni. ("Segnalazioni cinematografiche", vol. 115, 1992)
"[...] Parrebbe una storia intimista invece in 'Al lupo al lupo' è fortissima la presenza del costume sociale e la fotografia dell'oggi appare molto accurata. Nient'altro che realtà anni Novanta: le notti folli in discoteca, l'entourage parruccone dei premi letterari, le combriccole marinaresche. Ma al di là della verità e varietà degli ambienti (si spazia con estrema disinvoltura dal mondo dell'èlite intellettuale alle abitudini di massa), va registrato il perfetto incastro delle tre personalità dei protagonisti, anch'esso in controluce, sintomatico dei tempi. Verdone si cimenta in uno dei suoi soliti caratteri e dà vita a un perfetto ragazzone perennemente in vena di scherzi. [...] Eccellente Rubini e brava la Neri, finalmente disinvolta." (Cr. Jandelli, "La Nazione", 20 dicembre 1992).