Nella campagna inglese dello Yorkshire, la vita di tre coppie viene sconvolta dalla notizia che l'amico George Riley è gravemente malato e gli restano pochi mesi di vita. Poiché il medico Colin e sua moglie Kathryn stanno provando uno spettacolo teatrale con gli attori della filodrammatica locale, decidono di accogliere George nella compagnia. Ben presto, però, essendo lui l'ex amante non solo di Kathryn ma anche di Tamara e Monica, le altre donne del gruppo, le vecchie ferite si riaprono e le antiche passioni si risvegliano. Inevitabili saranno gli scontri - e il rammarico dei rispettivi mariti - su chi tra loro tre accompagnerà George nel suo ultimo viaggio...
SCHEDA FILM
Regia: Alain Resnais
Attori: Sabine Azéma - Kathryn, Hippolyte Giradot - Colin, Caroline Silhol - Tamara, Michel Vuillermoz - Jack, Sandrine Kiberlain - Monica, André Dussolier - Simeon, Alba Gaïa Bellugi - Tilly, Travis Kerschen
Soggetto: Alan Ayckbourn - opera teatrale
Sceneggiatura: Laurent Herbiet - adattamento, Alain Resnais - adattamento, Jean-Marie Besset - dialoghi
Fotografia: Dominique Bouilleret
Musiche: Mark Snow
Montaggio: Hervé de Luze
Scenografia: Jacques Saulnier
Costumi: Jackie Budin
Altri titoli:
Life of Riley
Durata: 108
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: DCP (2.55)
Tratto da: opera teaterale "Life of Riley" di Alan Ayckbourn
Produzione: F COMME FILM, IN COPRODUZIONE CON FRANCE 2 CINÉMA, SOLIVAGUS
Distribuzione: TEODORA FILM
TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON LA PARTECIPAZIONE DI: CANAL+, CINÉ+, FRANCE TÉLÉVISIONS; CON IL SOSTEGNO DEL CNC; IN ASSOCIZIONE CON: MANON 3, CINÉMAGE 8, LA BANQUE POSTALE IMAGE 6; CON IL SOSTEGNO DI PROCIREP.
- ORSO D'ARGENTO ALFRED BAUER PRIZE E PREMIO FIPRESCI AL 64. FESTIVAL DI BERLINO (2014).
CRITICA
"In una Berlinale finora piuttosto cupa e seriosa, ieri sono arrivati i primi divertimenti. E per merito di due film da cui non te lo aspetteresti: una commedia di gelosie e crisi matrimoniali e un giallo dove non si contano i morti. La commedia è l'ultima opera di un inarrestabile Alain Resnais (91 anni di energia e creatività) che dopo 'Smoking/No Smoking' e 'Cuori' si è rivolto ancora una volta al commediografo inglese Alan Ayckbourn. E 'Life of Riley' è diventato 'Aimer, boire et chanter' (Amare, bere e cantare), spumeggiante gioco di rimandi sentimentali fra tre coppie le cui donne hanno tutte un qualche legame con il misterioso (e mai in scena) George Riley. Seduttore e farfallone, appassionato e incostante a secondo di chi lo ricorda, George diventa così come l'hitchcockiano MacGuffin, quell'elemento misterioso che fa andare avanti la storia. Che Resnais racconta da par suo: non nascondendo mai che si tratta di una pièce teatrale (il fondale della scena è sempre fatto di teloni da cui si entra e si esce come su un palcoscenico), introducendo raccordi filmati dal vero e siparietti disegnati (dal fumettista Blutch) e soprattutto usando alla perfezione un cast spumeggiante: le tre donne sono Sabine Azéma, Caroline Silhol e Sandrine Kimberlain, i rispettivi uomini Hippolyte Girardot, Michel Vuillermoz e André Dussolier, tutti superlativi." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 11 febbraio 2014)
"(...) come la leggerezza musicale di Alain Resnais, in concorso con questo 'Life of Riley', dalla commedia di Alan Ayckbourn, anche se il regista ha cambiato il titolo del drammaturgo inglese in 'Aimer, Boire et Chanter' ('Life of Riley' rimane quello internazionale). Come spiega nelle sue note lo stesso Resnais, anche qui è «una questione di ritmo». Ma quale? Quello del cinema, prima di tutto, che incontra il teatro, e anche il fumetto, e naturalmente le sfumature della parola, i corpi e le voci dei suoi attori di sempre, Sabine Azéma André Dussolier, e Sandrine Kimberlain, Hyppolite Girardot, Caroline Silhol, Michel Vuillermoz. La ricerca di Resnais è diversa da quella di Polanski in la 'Venere in pelliccia', dove il corpo a corpo tra parola e fantasie (ciò che non riesce per esempio minimamente a Lars von Trier) occupa lo spazio dell'inquadratura, e si fa cinema. Resnais segue la musicalità della parola, il suo è un movimento che ne accompagna i toni, rende evidente la cifra «teatrale» dentro a ogni immagine, e al tempo stesso quella cinematografica nel teatro. Noi siamo sempre al posto degli spettatori, come deve essere, assistiamo all'intreccio da una posizione frontale, e non nel mezzo della scena: palco/schermo mostrati in interezza, le quinte che si aprono e si chiudono nel paesaggio da cartolina turistica. E quando li incontriamo i personaggi stanno provando una commedia, una storia d'amore, che fa da controcampo (ma fuori campo) alle loro azioni in quella che appare come la storia «vera». La variazione di questa danza dei sentimenti e della vita, ruota intorno al George Riley del titolo, che non si vedrà mai col quale i protagonisti hanno avuto in modo diverso una relazione intensa. L'amico del cuore (Vuillermoz) che ha diviso insieme a George i sogni da ragazzi, poi ha fatto carriera e ha rinunciato alle loro utopie, ma l'altro non lo ha rimproverato mai. La ex moglie che lo ha lasciato perché George era egoista (è Kimberlain) ma forse lo ama ancora. La moglie del medico, pettegola e un po' pasticciona (Azéma) che scopriremo è stata con lui, follemente innamorata quando era ragazza ... La ragione che rimette al centro delle loro vite George, è la scoperta che l' uomo ha pochi mesi di vita, una cosa che all'improvviso determina un cambiamento in tutti loro. Occuparsi di George, per le donne specialmente, diviene un modo per guardare da vicino quelle cose di se stessi messe in disparte, risucchiate dalle abitudini e dalla stanchezza del quotidiano. George con la sua vitalità voleva essere sempre giovane, un ragazzino eterno, difatti scapperà con la figlia sedicenne dell'amico. Lei Azéma, che pensava di partire con lui, è felice di essere cresciuta nonostante tutto. Ma la vita è anche questo, un passaggio, una trasformazione. Come il cinema. E quel gusto del cambiamento appare come un lampo nel sorriso scanzonato di un autore che reiventa di continuo la propria poetica. Nella canzone commuovente del tempo che passa, della vecchiaia, di una vita che si srotola, come la pellicola, senza rimpianti. «Sei sempre stato vecchio anche da giovane per questo ti ho sposato» sorride Azéma al marito Girardot abbracciandolo. Geniale." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 11 febbraio 2014)