Cantone di Tuzla, Bosnia Erzegovina. Nonostante la guerra sia finita già da 10 anni, le sue tracce sono presenti ovunque. La guerra ha lasciato i suoi segni, nelle famiglie distrutte che vivono in condizioni di povertà assoluta, nella disoccupazione dilagante, nei bambini traumatizzati dalla guerra, rimasti soli, che si portano dentro ferite profonde. Di questi bambini si occupano da anni alcune associazioni italiane, come Adottando, un'associazione di Bologna, che si fa sostenitrice di una forma nuova di adozione a distanza.
SCHEDA FILM
Regia: Enza Negroni
Sceneggiatura: Elisabetta Ferrando
Fotografia: Tommaso Miglio
Musiche: Tiziano Popoli
Montaggio: Sara Ristori - collaborazione, Davide Pepe
Durata: 48
Colore: B/N-C
Genere: DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: DVCAM
Produzione: ROBERTA BARBONI, PROPOSTA VIDEO, REGIONE EMILIA-ROMAGNA, UFFICIO GIOVANI DEL COMUNE DI BOLOGNA
CRITICA
Dalle note di regia: "Il documentario è strutturato sul racconto di un viaggio da Bologna a Tuzla e di brevi ma intensi viaggi all'interno del cantone di Tuzla. Questa struttura suggerisce di per se il movimento: paesaggi in movimento, passaggi veloci, persone traumatizzate che si muovono su un territorio immobile distrutto dalla guerra. Ferite nascoste dietro uno sguardo, un gesto, un suono che ci raccontano gravi perdite: di padri, madri, familiari, case. Primi piani e sguardi dei bambini, sorrrisi e incertezze, la macchina da presa senza soluzione di continuità cerca di capire attraverso quegli occhi quello che è rimasto della Bosnia di oggi e quale può essere il suo futuro. Le scelte cromatiche del film fanno parte della narrazione sottolineandone gli aspetti crudi lasciati dai conflitti e creando un filo di continuità con la drammatica realtà di oggi: dal colore livido dei paesaggi al definito e luminoso bianco e nero dei personaggi. Le storie raccontate nel documentario e i bisogni primari dei ragazzi ci impongono una riflessione sul nostro modo di vivere, sottolineando che il confine geografico è quello più facile da superare; la vicinanza dei nostri protagonisti, i genitori adottivi italiani e i bambini bosniaci, è tale che permette una continuità nei rapporti personali dove l'approfondimento dell'amicizia e l'affetto possono crescere insieme". (Enza Negroni)