Adorabile nemica

The Last Word

3/5
Scontro di caratteri (Shirley MacLaine vs. Amanda Seyfried) in una commedia di stampo classico. Godibile

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USA 2017
Harriet Lauler è una milionaria dispotica e irresistibile, abituata a controllare tutto quello che la circonda, persone comprese. Un giorno Harriet decide di voler controllare anche quello che si dirà di lei dopo la sua morte: perfino il suo elogio funebre deve essere di suo gradimento! Incarica quindi Anne, una giovane giornalista con ambizioni letterarie, di scrivere la sua storia, con conseguenze divertenti e imprevedibili. Nascerà un'amicizia sincera, buffa e conflittuale, tra due donne forti e libere.
SCHEDA FILM

Regia: Mark Pellington

Attori: Shirley MacLaine - Harriet Lauler, Amanda Seyfried - Anne, AnnJewel Lee Dixon - Brenda, Anne Heche - Elizabeth, Philip Baker Hall - Edward, Thomas Sadoski - Robin Sands, Tom Everett Scott - Ronald Odom, Joel Murray - Joe Mueller, Valerie Ross - Wanda Barnes, Steven Culp - Sam Serman, Adina Porter - Bree Wilson, Todd Louiso - Dott. Morgan, Nikki McCauley - Dawn DJ, Marshall Bell - Sig. Daniels, Bill Glass - Padre Piper, Millicent Martin - Margaret Dumont, John Billingsley - Padre Reilly

Sceneggiatura: Stuart Ross Fink

Fotografia: Eric Koretz

Musiche: Nathan Matthew David

Montaggio: Julia Wong

Scenografia: Richard Hoover

Arredamento: Sandy Struth

Costumi: Alix Hester

Altri titoli:

Zu guter Letzt

Durata: 108

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Produzione: KIRK D'AMICO, ANNE-MARIE MACKAY, MARK PELLINGTON PER MYRIAD PICTURES, IN ASSOCIAZIONE CON WONDROS, IRON HOSS FILMS, PARKSIDE PICTURES

Distribuzione: TEODORA FILM

Data uscita: 2017-05-04

TRAILER
NOTE
- TRA I PRODUTTORI ESECUTIVI FIGURANO ANCHE SHIRLEY MACLAINE E AMANDA SEYFRIED.
CRITICA
"Torna la MacLaine ed è sempre un piacere. «Adorabile nemica» non salirà al vertice della filmografia dell'attrice, ma certo il personaggio dell'anziana arcigna e dispotica milionaria solo grazie alla sua indelebile classe poteva risultare così consigliabile agli spettatori desiderosi di relax. (...) Non manca l'intervento zuccheroso di una bimbetta afro che collabora di buona lena alla produzione di gag e siparietti tra il comico, l'assurdo e l'agrodolce: ecco servita, insomma, l'occasione in cui il luogo comune corre a disporsi sotto il fatidico striscione «la performance della protagonista vale da sola l'esborso al botteghino»." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 4 maggio 2017)

"Prevedibile lo scontro iniziale a preludio di un rapporto di complicità fertile di rinnovamento per entrambe; più che prevedibile la pennellata commovente nel finale; e non meno scontata del copione la regia di Mark Pellington. Ma a illuminare la scena provvede l'ultraottantenne McLaine che, calandosi con charme e ironia in un ruolo chissà quante volte interpretato sullo schermo e nella vita, conferma la sua intramontabile classe di attrice e di diva." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 4 maggio 2017)

"'The Last World', il titolo originale (...), aderisce forse meglio alla protagonista del film di Mike Pellington, Harriet Lauler, una donna anziana, con una carriera di successo come pubblicitaria alle spalle che vuole sempre avere l'ultima parola. Su chiunque e su qualsiasi cosa. (...) A dare vita a Harriet è Shirley MacLaine che illumina il film in ogni passaggio splendidamente a suo agio con la ruvidezza di un personaggio che attinge ai molti di cui l'attrice con esordi hitchockiani (...) è stata corpo nella sua carriera. Impavida anche con le rughe, gli scoppi di risa che possono sembrare crudeli, i rimpianti fragili dell'età che balenano nei suoi begli occhi azzurri. Ma la «prova d'attrice» in assolo e in duetto (McLaine e Seyfried sono anche produttrici) non è l'unico punto di forza di questo film che nel superclassico scontro/incontro tra donne giovane e vecchia riesce a parlare di amore e di amicizia, di complicità e di legami familiari che non per forza devono corrispondere a quelli biologici. E soprattutto del senso di una «trasmissione» di esperienza che senza la pesantezza della «lezione di vita» può accadere per vie impreviste, persino un disco dei Kinks. Pellington segue le tre donne - bravissima la piccola AnnJewel Lee Dixon - nel loro viaggio alla scoperta degli slanci e di una nuova leggerezza indispensabili per la vita che verrà e per quella che è già passata, modulando su risate e lacrime di una storia universale un film classico senza bisogno di arredi vintage né di nostalgie del decor. Un po' come i vinili che entrambe amano, come il suono indipendente della loro radio del cuore." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 4 maggio 2017)

"(...) commedia cinica (le testimonianze sono banalmente spietate) alimenta il confronto generazionale di una strana coppia (più immancabile bimba di colore), mentre il necrologio da comporre serve il profilo di un personaggio vigoroso nelle mani di una mattatrice come Shirley MacLaine, a cui si concede sul viale del tramonto di rivisitare la solitudine 'in piedi' di tanti suoi ruoli, coincidenti con l'indipendenza nella sua vita." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 4 maggio 2017)

"Crudele, ironica, elegantissima, semplicemente irresistibile. Shirley MacLaine incarna Harriet, una control-freak miliardaria giunta all'età dei bilanci. (...) 'Bigger than life' sia fuori che dentro il film, la MacLaine regala - magistralmente - un personaggio sopra le righe, ma anche moderno e sintomatico del nostro tempo; costruita attorno al talento dell'iconica attrice, la commedia agrodolce di Pellington raggiunge gradevolmente il proprio destino di intrattenimento di un pubblico accorto ma trasversale." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 4 maggio 2017)

"A ottantatré anni appena compiuti una vera superstar ci regala una delle prove più raffinate di una carriera da 6 nomination e un Oscar vinto per 'Voglia di tenerezza' (1983). (...) Toccante gioco a due. La giovane Seyfried è brava. Ma la vecchia è insuperabile. Perché è Shirley MacLaine." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 4 maggio 2017)

"Piacerà per via dell'enorme comunicativa di Shirley MacLaine che a 83 anni (e al sessantaduesimo di cinema, la scoprì il grande Hitchcock nel 1955) riesce ancora a riempire lo schermo. Più che interpretare il film lo abita, gli dà ragione di esistere. A rigore 'Adorabile nemica' non è nemmeno un film. Sta in piedi, procede speditamente per 110 minuti perché in scena c'è lei, e non t'importa se nella vita una come Harriet non la vorresti avere né come moglie né come madre, men che meno come datrice di lavoro. Piacerà per Shirley e anche per la bella idea di avvio. Nell'era dell'Internet e dello smart phone, quello che rimane di te è dentro lo smart. Sarà la sua memoria a decidere che ne sarà di noi . Se il coccodrillo ti tratta da carogna, carogna sarai per decenni, anche se incidentalmente sei stato una brava persona. E viceversa (Harriet è terrorizzata dall'idea di lasciare un ricordo rugiadoso). Bene. Una grande mattatrice e una stuzzicante trovata di partenza. Purtroppo il regista (Mark Pellington) e lo sceneggiatore (Stuart Ross Fink) non si meritano né l'una né l'altra. La seconda parte, quando le donne si mettono on the road, più che un viaggio iniziatico, si rivela una sonnolenta passeggiata attraverso i luoghi comuni del cinema sui vecchi, sulle mattane dei vecchi che viaggiano (...). Solo lo show virulento di Anne Heche (la figlia) dà una scossa al soporifero itinerario. Al centesimo minuto, uno spera tanto che Harriet non muoia. Non per smania di lieto fine, ma perché la morte in questo caso è convenzione, è prevedibilità, è stereotipo da scripters di serie B." (Giorgio Carbone, 'Libero', 4 maggio 2017)

"Conserva nello sguardo ancora abbagliante la malizia di un tempo lontano la sempre fascinosa Shirley MacLaine. Ottantatré anni, gli stessi di Sophia e Brigitte, portati con ammirevole spavalderia, al punto da sostenere temerari primi piani su un volto costellato di rughe. Qui deve accontentarsi di un copione decisamente inferiore all'impareggiabile 'La congiura degli innocenti' che già all'esordio, nel '55, lasciò presagire una fulgida camera, come al delizioso 'L'appartamento' che nel '60 la consacrò definitivamente. D'altra parte questo semisconosciuto regista di videoclip, Mark Pennington, non è certo Hitchcock né Wilder. (...) Il film avanza tra umorismo, tenerume e malinconie, impreziosito da dialoghi di tanto in tanto scintillanti. Al tirar delle somme una commedia gradevolmente fuori moda, che a molti, forse specialmente alle signore non più giovani, farà ritrovare un'indimenticabile amica." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 4 maggio 2017)