L'iraniano Ahmad, che vive in Germania ed è stato sposato ad una donna tedesca, per le vacanze decide di tornare nel suo paese dopo tanti anni di assenza. I suoi amici organizzano per lui una gita sul Mar Caspio e nell'occasione invitano anche Elly, una giovane insegnante d'asilo nubile, che potrebbe interessare ad Ahmad desideroso di rifarsi una vita con una donna iraniana. Tutto sembra andare bene e la compagnia passa dei giorni spensierati in allegria finché, all'improvviso, Elly scompare misteriosamente...
SCHEDA FILM
Regia: Asghar Farhadi
Attori: Golshifteh Farahani - Sepideh, Taraneh Alidoosti - Elly, Mani Haghighi - Amir, Shahab Hosseini - Ahmad, Merila Zarei - Shohreh, Peyman Moadi - Peyman, Rana Azadivar - Nassi, Ahmad Mehranfar - Manouchehr, Saber Abar - Alireza
Sceneggiatura: Asghar Farhadi
Fotografia: Hossein Jafarian
Montaggio: Hayedeh Safiyari
Scenografia: Asghar Farhadi
Costumi: Asghar Farhadi
Altri titoli:
A propos d'Elly
Über Elly
Durata: 119
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)
Produzione: ASGHAR FARHADI
Distribuzione: MEDIAPLEX ITALIA (2010)
Data uscita: 2010-06-18
TRAILER
NOTE
- ORSO D'ARGENTO AL 59. FESTIVAL DI BERLINO (2009).
CRITICA
"Nell'Iran di oggi si fanno i weekend con gli amici, ci si inebria per la velocità delle auto, si ironizza sui divorzi altrui, ma quando si tocca il tema dell'autodeterminazione della donna, cominciano i guai: gli uomini ridiventano maneschi e autoritari e il dialogo si interrompe. Il film iraniano 'Darbareye Elly' ('A proposito di Elly') di Asghar Farhadi affronta questo tema attraverso i meccanismi di una commedia che si trasforma in dramma. Tre giorni di vacanza sul Caspio dovrebbero favorire l'incontro tra Ahmad - appena rientrato in Iran dopo un divorzio in Germania, dove vive - e la mite insegnante Elly, sotto gli occhi complici delle tre coppie di suoi amici con cui divide questo weekend. Ma l' atmosfera rilassata è tragicamente rotta dalla sparizione di Elly, forse scomparsa in mare nel tentativo di salvare il bambino di una delle coppie. Tensione, sensi di colpa e recriminazioni fanno uscire la parte peggiore di ognuno, soprattutto dei maschi, che nella concitazione di quei momenti rivelano un carattere e una chiusura mentale fino ad allora inaspettate. Che letteralmente esplodono quando Sepideh, la diretta responsabile dell'invito a Elly, rivela che la ragazza era già sentimentalmente impegnata, ma che sperava dall'incontro con Ahmed di trovare la forza per rompere un legame soffocante. Un atto di indipendenza che i maschi non vogliono accettare e che svela la modernizzazione posticcia di costumi e idee della «nuova» società iraniana (nessuno dei protagonisti supera i 40 anni) e che l'immagine finale di un'auto impantanata nella sabbia sintetizza magistralmente." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 8 febbraio 2009)
"Un po' come nell'Avventura di Antonioni, una ragazza scompare misteriosamente in mare a metà film. Qui però il gruppo dei suoi compagni di vacanza, giovani coppie con bambini, non si disinteressa del suo destino, anzi. Tanto più che la povera Elly era quasi una sconosciuta, invitata a unirsi al gruppo nella speranza di fidanzarla con uno di loro, appena divorziato. Ma dopo la sua scomparsa salta fuori che non era libera, come (quasi) tutti credevano, anzi che aveva un fidanzato, il quale entra in scena spacciandosi a sua volta per suo fratello, in un crescendo di versioni di comodo e mezze verità che la dice lunga sulle doppie e triple morali vigenti anche negli strati più evoluti delle società integraliste. Un groviglio di imbarazzi e dolori dal sapore quasi metafisico. E la prova che in Iran c'è una nuova generazione di talenti da tenere d'occhio." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 8 febbraio 2009)
"'Darbareye Elly' è diretto da un regista di 36 anni, Asghar Farhadi, ed è interpretato da nove attori,, uno più bravo dell'altro, tra cui Taraneh Alidousti e Golshifeh Farahani. Quest'ultima, che interpreta Sepideh, è la bellissima ragazza vista accanto a Di Caprio in 'Nessuna Verità': dopo quel ruolo ha avuto molti guai i Iran. Guai, per lei, cominciati prima ancora di nascere (nell'83): le autorità decisero che il nome 'Golshifeh' non è lecito e i genitori dovettero ufficialmente chiamarla Rahavard. Lei, però, recita con il nome proibito. In Iran è un modo di resistere." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 8 febbraio 2009)
"Un Iran diverso da quello che siamo abituati a vedere sul grande schermo lo troverete in 'About Elly', Orso d'Argento al Festival di Berlino 2009, che coniuga crisi esistenziale e riflessione politica attraverso le dinamiche tipiche del thriller psicologico." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 18 giugno 2010)
"Per dirla all'inglese, 'What About Elly'? La risposta è di Asghar Farhadi, Orso d'Argento alla Berlinale 2009 e premiato pure al Tribeca, che fa un cinema atipico per l'Iran ultimo scorso, apparentemente distante dall'impegno antagonista al regime: più che Verde, la sua è una rivoluzione thriller senza una denominazione d'origine controllata. Le temperature, piuttosto, sono quelle del 'Grande freddo' di Lawrence Kasdan: segreti e bugie, frustrazioni e pulsioni, scemenze (pure troppe, e il doppiaggio amplifica...) e non detti, ma... C'è dell'altro: Sepideh elude e piglia le botte, Elly cela il fidanzamento e fa rischiare il carcere agli amici, in breve, la paura non riguarda Elly, ma l'Iran oggi. Perchè la minaccia viene dal fuori campo, il terrore corre su un filo invisibile e reazionario, lo stesso che ritroviamo nelle recenti cronache persiane, annodato su maschilismo e 'tradizione': per farla breve, What About Ahmadinejad?" (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 18 giugno 2010)
"Si potrebbe instaurare un confronto fra 'About Elly' di Asgar Farhadi, Orso d'argento 2009 per la regia a Berlino, e 'L'avventura' di cui in qualche modo ripropone lo spunto narrativo. Ma se in Antonioni la sparizione di una donna faceva emergere il vuoto esistenziale di una borghesia in crisi di valori, il cineasta iraniano nel suo bel film gioca di stile e di elusione per raccontarci fra le righe di come un regime repressivo arrivi inesorabilmente a condizionare una società nei suoi rapporti anche nel privato." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 18 giugno 2010)
"Premiando il film con l'Orso d'argento, la giuria del Festival di Berlino - e da questo si capisce perché l'emigrato ha scelto la Germania - vi ha voluto vedere una critica della società iraniana oppressa dal regime e bla, bla, bla. Le giurie sono sempre liete quando possono illudersi di opporsi a un''oppressione'. Mai che s'accorgano di alimentare registi astuti, più che bravi, a caccia di ingenue 'tutele'. Per capire come la censura iraniana ha inteso, più chiaramente, 'About Elly' e l'ha lasciato passare, va tenuto presente che la matrona borghese di Teheran non è più intelligente e rispettabile, non è meno intrigante e disinvolta, che la matrona di Milano o Roma. Il potere femminile in Iran è una realtà, sotto l'apparente sottomissione all'Islam, i cui guardiani avranno giudicato il film di Fahradi un monito a tante brave donne convinte che a loro, non ad Allah, spetti decidere i destini altrui. Inoltre il film affronta l'umiliazione nazionale rappresentata dall'emigrazione di massa: il personaggio del laureato che si è stabilito in Germania non è certo un eroe: è un fallito che per giunta ha sposato un'infedele (senza nemmeno riuscire a tenersela). Il buono della vicenda non è dunque lui, ma il fidanzato rimasto in patria e fedele ai principi religiosi, anche per questo alla lunga giudicato noioso dalla maestra. E' nel suo dolore che culmina il film, anche se ci poteva accadere una buona ora prima. Tutto il prologo è sfoggio di cinefilia, ideato dal regista (e sceneggiatore) per sfruttare, nel mercato interno e per la dabbenaggine dei critici esterni, spunti tratti dal 'Grande freddo' di Kasdan e dall''Avventura' di Antonioni." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 18 giugno 2010)