Nel 1947, Seretse Khama, erede al trono del Botswana, incontra in un bar Ruth Williams, impiegata bianca londinese e tra loro è amore a prima vista. Un amore travolgente e passionale, che in breve tempo spinge i due a convogliare a nozze. Ruth è affascinata dall'ostinata volontà di Seretse di lottare per un mondo più giusto e decide dal primo momento di sposare e condividere quella stessa visione. Entrambi percepiscono la necessità di un cambiamento: Seretse vede nuove opportunità per il suo popolo in seguito all'indebolimento del potere dell'Impero Britannico, Ruth intuisce la possibilità di una "vita più grande", più importante nel movimento delle donne per l'indipendenza e per l'uguaglianza. Pur essendo il loro un amore autentico, la loro unione interraziale incontra l'opposizione non solo da parte delle famiglie, ma anche dei governi britannico e sudafricano. In Sudafrica era stata introdotta di recente la politica dell'apartheid e l'idea di una coppia interraziale - che per giunta coinvolge il futuro re del Botswana - è intollerabile. Il governo inglese si oppone con forza a questa unione in seguito alle minacce del Sudafrica di negare l'accesso alle risorse di uranio e di oro, e di invadere il Botswana. Seretse viene dunque costretto all'esilio dalla sua terra e alla separazione dalla sua amata Ruth, che si trova a portare avanti la gravidanza da sola in Botswana, osteggiata dagli abitanti del posto che la vedono come un pericolo per il loro paese. Nonostante le terribili pressioni dei governi, il legame tra Seretse e Ruth non vacilla mai, ma è linfa vitale per questa battaglia: una battaglia combattuta in nome dell'amore, dell'uguaglianza e dell'indipendenza di un intero paese!
SCHEDA FILM
Regia: Amma Asante
Attori: David Oyelowo - Seretse Khama, Rosamund Pike - Ruth Williams, Jack Davenport - Sir Alistair Canning, Tom Felton - Rufus Lancaster, Laura Carmichael - Muriel Williams, Terry Pheto - Naledi Khama, Jessica Oyelowo - Lady Lilly Canning, Arnold Oceng - Charles, Nicholas Rowe, Anton Lesser - Primo Ministro Attlee, Jack Lowden - Tony Benn, Merveille Lukeba - Joe Appiah, Nicholas Lyndhurst - George Williams, Anastasia Hille - Dot Williams, Vusi Kunene - Tshekedi Khama, Theo Landey - Nash, Abena Ayivor - Ella Khama, Charlotte Hope - Olivia Lancaster, Donald Molosi - Kabelo, Motsheresanyi Sefanyetso - Dott. Moikangao, Joseph Makwinja - Morgan, Sophie Matlapeng - Lesedi, Zack Momoh - Oluwu, Ray Burnet - Reverendo Patterson, James Northcote - Roberts, Ookeditse Mosenki - Lesetse
Soggetto: Susan Williams (III) - libro
Sceneggiatura: Guy Hibbert
Fotografia: Sam McCurdy
Musiche: Patrick Doyle
Montaggio: Jonathan Amos, Jon Gregory
Scenografia: Simon Bowles
Arredamento: Rebecca Alleway
Costumi: Jenny Beavan, Anushia Nieradzik
Durata: 105
Colore: C
Genere: BIOGRAFICO DRAMMATICO ROMANTICO
Tratto da: libro omonimo di Susan Williams (ed. Newton Compton, coll. I volti della storia)
Produzione: RICK MCCALLUM, DAVID OYELOWO, PETER HESLOP, BRUNSON GREEN, JUSTIN MOORE-LEWY, CHARLIE MASON PER YORUBA SAXON, HARBINGER PICTURES, PERFECT WEEKEND, FILM UNITED
Distribuzione: VIDEA (2017)
Data uscita: 2017-02-02
TRAILER
NOTE
- PRODUZIONE ESECUTIVA: PATHÉ, BBC FILMS, INGENIOUS MEDIA, BFI. TRA I PRODUTTORI ESECUTIVI FIGURA ANCHE GUY HIBBERT.
CRITICA
"Non sarà un capolavoro, ma è una storia coinvolgente. (...) Fin troppo poco retorico, immaginiamo se fosse stato un filmone anni 60 del mago dei kolossal storici David Lean." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 2 febbraio 2017)
"Amma Asante (...) intende picchiare duro sulla natura liberatoria e modernista di quello strenuo quanto temerario connubio, nonché evidenziare il sottofondo affaristico-coloniale sotto la superficie dei pregiudizi etnici. Peccato, però, che l'illustrazione delle lotte condotte dai protagonisti (impersonati con mimetismo di routine da Oyelowo e Pike) risulti di una piattezza, una convenzionalità e soprattutto una prevedibilità da rendere il film nullo nei dialoghi, ridicolo nella raffigurazione dei manzoniani oppositori di Seretse e Ruth, sdolcinatissimo e irritante nell'alternanza programmata di euforia e depressione, patriottismo multiculturale e «mammismo» universale. Certi feuilleton pedagogici non si rendono conto di quanto sia controproducente la mania d'incellofanare temi scottanti in una banalità che, nell'occasione, finisce col rendere imbarazzante la frasetta di Nelson Mandela appiccicata sulla pellicola come salvacondotto occasionale." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 2 febbraio 2017)
"Ispirandosi alla documentata biografia di Susan Williams (...), Amma Asante rispolvera questa non trascurabile pagina storica in un manieristico registro di mélo; e tuttavia per la solidità del cast, l'efficacia dell'ambientazione e la limpidezza con cui il copione di Guy Hibbert suggerisce il dietro le quinte politico della vicenda d'amore, il film ricorda un poco certi affreschi sulle colonie dell'Impero firmati da Sir Richard Attenborough." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 2 febbraio 2017)
"Asante aveva tra le mani un potenziale narrativo fortissimo (...) che nel privato di una coppia concentrava colonialismo, tradizione, anch'essa manipolabile secondo interessi di altri, razzismo osservato da entrambe le parti - e questo è uno dei motivi interessanti del film (la donna viene rifiutata anche dalla tribù di Seretse che non vuole una regina bianca). Invece si concentra sull'amore, motore della lotta che spinge i due coniugi divisi a resistere, e procede con profusione di musichette, crescendo che sottolineano i passaggi epici, grandi discorsi retorici. L'idea (o l'ambizione) è senza dubbio quella di un prodotto per il grande pubblico, popolare (tipo: commuove e fa riflettere) con cui far passare la Storia ma in modo non troppo disturbante. E anche qui c'è un malinteso perché ingabbiare la vicenda in immagini piatte, senza mai un guizzo, un punto di vista che non sia quello deciso dalla sceneggiatura, e sempre nei limiti del corretto accettabile è davvero sinonimo di «popolare»? Ed è un peccato perché i momenti in cui il film funziona sono proprio quando la storia dei due assorbe le contraddizioni del tempo ma la rigidità convenzionale che ne guida i movimenti fa sì che tutto, attori compresi, si banalizzi in una forma da compendio più che scolastico." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 2 febbraio 2017)
"Raccontato come una favola esotica di civiltà e ingiustizia, amore e apartheid, fotografia tirata a lucido, jazz ballabile e Londra piovosa, giraffe e tribù, savana e camice bianche, è la storia vera (fece epoca) del giovane erede al trono del Botswana Seretse Khama e della moglie Ruth, bianchissima impiegata londinese pietra di uno scandalo internazionale nel crescente razzismo del dopoguerra. (...) interessanti le sequenze delle riunioni del 'parlamento' nella polvere del villaggio, in piedi, a voce piena (...). Scolpito da museo l'onore tributato da Mandela «Seretse, faro splendente di luce e ispirazione». Glorioso e inefficace." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 2 febbraio 2017)
"Potenzialmente uno smacco concettuale alla Brexit e ancor peggio a Trump (che non lo vedrà), 'l'amore che ha cambiato la storia' (vera) è diventato l'emblema del mélo obamiano politicamente corretto, classico ma insipido. Troppo pulito per esser credibile, troppo romantico per destare le coscienze." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 2 febbraio 2017)
"La storia, realmente accaduta, aveva un enorme potenziale: c'era l'amore contro i pregiudizi, il delicato rapporto politico tra Inghilterra e Sudafrica (i britannici non possono irritare chi ha appena inaugurato l'apartheid) e la formazione di un leader politico in grado di rinunciare alla monarchia a favore della democrazia (Khama sarebbe stato il primo Presidente eletto del Botswana) grazie a una donna, paradossalmente, proveniente da un regno. Purtroppo però la regista Asante confeziona una love story sdolcinata e senza quel mordente che le avrebbe permesso di andare al di là della prima lettura ovvero l'amore contrastato da un esterno (sia africano che inglese) solo cattivo e ottuso. Oyelowo (...) sembra la copia politicamente corretta e stucchevole di quel nervoso e tonante leader autore del celeberrimo discorso «I have a dream». La Pike, irriconoscibile rispetto alla femme fatale di 'Gone Girl - L'amore bugiardo', recita come se la sua Ruth fosse una sempliciotta capace di sgranare gli occhi e basta. Con una coppia di attori così carismatici, è un peccato realizzare un film così superficiale." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 2 febbraio 2017)
"Spiacerà a chi per la storia di Seretse Kham e della moglie Ruth Williams si attendeva legittimamente un tosto film sul razzismo bipartisan e invece si ritrova una soap di taglio televisivo nemmeno troppo ben recitata dalla coppia protagonista. Rosamund Pike ha il potere di inceppare quasi ogni film che fa, rivedere per credere 'Gone Girl'." (Giorgio Carbone, 'Libero', 2 febbraio 2017)
"Mentre la televisione si spinge, sempre più, nelle braccia della fiction, il cinema, anche per cronica mancanza di idee, preferisce pescare dal reale. Come nel caso di questo polpettone melodrammatico a tinte interrazziali. (...) La Pike è bravissima, lui costantemente monoespressivo, neanche fosse Nicolas Cage." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 2 febbraio 2017)
"Donna bianca, uomo nero. Scriverlo così sembra oggi, almeno per una parte del mondo, una sola questione di colore della pelle, sancita ormai l'uguaglianza delle razze, i loro diritti. L'apartheid è stato sconfitto in Sudafrica, eppure la resistenza contro questa vergogna altrove persiste. Siamo nel 1947, nella civilissima democrazia anglosassone. 'A United Kingdom' torna a un episodio clamoroso di quegli anni. Portarlo sugli schermi è stato l'impegno encomiabile di Amma Asante." (Luca Pellegrini, 'Avvenire', 3 febbraio 2017)