Una Chevrolet Impala arancione sfreccia attraverso un cimitero per raggiungere una vecchia nave abbandonata in mezzo a un paesaggio desertico. È il 22 gennaio 1965. Il giorno prima, il Primo Ministro iraniano è stato ucciso davanti al palazzo del Parlamento. All'interno del relitto, un prigioniero politico esiliato si è impiccato. Le pareti sono ricoperte da pagine di un diario, citazioni letterarie e strani simboli che potrebbero essere d'aiuto per l'ispettore di polizia Babak Hafizi, chiamato a indagare su questo caso piuttosto scottante. Assistito da un tecnico del suono e da un geologo, Hafizi inizia le sue indagini sull'antica isola di Qeshm, nel Golfo Persico. Cinquant'anni dopo, le prove raccolte e le registrazioni dei servizi segreti sono chiuse in una scatola, prova evidente che il detective e i suoi aiutanti sono stati arrestati. Ma perché?
SCHEDA FILM
Regia: Mani Haghighi
Attori: Amir Jadidi - Detective Babak Hafizi, Homayoun Ghanizadeh - Behnam Shokouhi, geologo, Ehsan Goudarzi - Keyvan Haddad, ingegnere del suono, Kiana Tajammol - Shahrzad Besharat giovane, Nader Fallah - Almas, Ali Bagheri - Javad Charaki, Kamran Safamanesh - Saeed Jahangiri, Javad Ansari - Darshan, Leila Arjmand - Valieh, Shahin Karimi - Shahrzad Besharat
Sceneggiatura: Mani Haghighi
Fotografia: Hooman Behmanesh
Musiche: Christophe Rezai
Montaggio: Hayedeh Safiyari
Scenografia: Amir-Hossein Ghodsi
Costumi: Negar Nemati
Durata: 108
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: DCP (1:2.39)
Produzione: MANI HAGHIGHI PER DARK PRECURSOR PRODUCTIONS
Distribuzione: ACADEMY TWO
Data uscita: 2016-06-28
TRAILER
NOTE
- IN CONCORSO AL 66. FESTIVAL DI BERLINO (2016).
CRITICA
"Tra i titoli più interessanti della competizione c'è anche 'A Dragon Arrives!' dell'iraniano Mani Haghighi, che pur realizzando un film d'autore propone una storia e uno stile assai diversi da quelli a cui ci hanno abituato Kiarostami, Panahi e tutti i registi impegnati a raccontare la difficile realtà del paese. (...) Ispirato a una storia vera capitata a un tecnico durante le riprese di un documentario, il film riflette sul rapporto tra realtà e fantasia, sulla ricerca della verità attraverso testimonianze, documenti, ricostruzioni e fotografie, sull'impossibilità di raggiungerla, sul fascino romantico e tutto moderno di questo fallimento." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 20 febbraio 2016)
"(...) storia gialla che vira verso il fantastico e il soprannaturale (...)." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 21 giugno 2016)
"(...) una commedia divertente e nerissima che non fosse proveniente dall'Iran potremmo identificare nella filmografia dei fratelli Coen. Il tono, infatti, è quello ironico (quindi intelligente) che pervade la miglior commedia Usa dei nostri tempi 'applicata', tuttavia, a territori dotati di poetiche ed estetiche drasticamente differenti. Sarà che il regista si è laureato in Canada e si sente. La sorpresa di fronte a questo surreale 'alieno' iraniano è piacevole e meritevole di una visita nelle sale cinematografiche estive." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 30 giugno 2016)