A colpi di karaté

Chiang Hwei, ragazzo dalla collera facile, aspirerebbe ad entrare nella scuola di Tien Ki. Ma questi, reduce dal Giappone, disdegna l'uso delle armi, l'impiego dell'abilità marziale per ragioni di pura violenza e insegna a combattere più con il cervello che con la forza. Del ragazzo si serve come conducente di carrozzella. Le cose cambiano quando tutti gli altri maestri della città si consorziano sotto la direzione de il "supremo", certo Kim Chiu. Il rifiuto di Tien Ki ad associarsi dà inizio a numerose spedizioni punitive. Chiang, che nel frattempo si è innamorato di Pei Ching, figlia del Supremo, viene percosso, insultato; e si difende con un certo successo. Tien Ki lo punisce inibendogli ogni forma di lotta per un anno. Ma nel frattempo i maestri aggrediscono la scuola di Tien Ki e ne fanno scempio, riuscendo persino ad uccidere il predicatore della "non violenza". Uscito dal suo ritiro, Chiang Hwei uccide ad uno ad uno gli assassini, lasciando per ultimo lo stesso Supremo.