976: Chiamata per il diavolo

976 - Evil

USA 1988
Oaks è un ragazzo timido assillato da Lucy, una madre bigotta e possessiva, per la quale il male è dappertutto. Con la donna, i suoi numerosi gatti ed il cugino, vive Spike, che è di tutt'altra natura: spregiudicato, fortunato al tavolo da gioco e con le ragazze. La sua forte personalità affascina e domina Oaks: gli scacchi e le umiliazioni per questi non finiscono mai, anche a causa di una piccola banda di teppistelli di cui Spike è capo indiscusso. Capita che fra le pagine di una rivista Oaks trovi un volantino recante un numero telefonico, che ognuno può chiamare per risolvere i problemi personali: al 976 risponde una voce misteriosa che promette forza, vendette e potere. Dopo la chiamata e con le altre successive il destino del frustratissimo Oaks muta del tutto: egli si fa ardimentoso, nei momenti d'ira gli spuntano artigli acuminati, uccide Suzie, l'amica di Spike, strazia e mutila i corpi dei membri della banda, uccide la madre (diventerà gustoso alimento per i gatti di casa), finché, inseguito da Marty, un poliziotto da tempo sospettoso di lui, nonché dalla moglie di costui, lotta anche con la coppia, che a malapena si salva tra pavimenti che sprofondano. Messo alle strette da Spike e per qualche istante distratto per la conferma di una vecchia promessa del congiunto (un viaggio di ambedue in moto attraverso gli Stati Uniti), Oaks viene scagliato alla fine dal parente in una voragine di fuoco. La stessa voce misteriosa del n. 976 la voce del Male onnipresente risponde e attira intanto nuove vittime, diabolicamente destinate a propagare la violenza ovunque.
SCHEDA FILM

Regia: Robert Englund

Attori: Stephen Geoffreys - Oaks, J.J. Cohen - Marcus, Lezlie Deane - Suzie, Sandy Dennis - Zia Lucy, Robert Picardo - Mark Dark, Jim Metzler - Marty, Jim Jhiebaud, Gunther Jensen, Darren Burrows, Maria Rubell - Angella, Pat O'Brian - Spike

Soggetto: Rhet Topham, Brian Helgeland

Sceneggiatura: Rhet Topham, Brian Helgeland

Fotografia: Paul Elliott

Musiche: Thomas Chase, Steve Rucker

Montaggio: Stephen Myers

Scenografia: David Brian Miller

Altri titoli:

Nine hundred and seventy-six: evil

Durata: 89

Colore: C

Genere: HORROR

Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI

Produzione: LISA M. HANSEN

Distribuzione: LIFE INTERNATIONAL (1990) - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO, DE AGOSTINI, MULTIVISION (IL GRANDE CINEMA DEL TERRORE)

CRITICA
"Robert Englund (da non confondersi con George Englund, regista di Marlon Brando negli anni Sessanta) è, forse, come attore, una delle figure nazionali d'America. Il suo guaio è che figura nazionale lo è diventato con il volto sfigurato dal trucco. Però come Freddie Kruger, il crudelissimo eroe della serie 'Nightmare' (giunta in tanto al quinto capitolo), Englund è divenuto una potenza a Hollywood. Il che gli ha consentito di esordire nella regia con questo piccolo horror che certo non difetta di idee. Soprattutto è simpatica quella iniziale. L'arrivo del diavolo in una piccola città della California. Uno fa il 976, convinto di contattare un astrologo o un consulente sessuale e gli risponde una voce malignetta che lo spinge a commettere le azioni più efferate." (Giorgio Carbone, 'La Notte', 19 Agosto 1989)

"Di per sé la regìa di Robert Englund sembrava orientata verso la pessimistica descrizione di una comunità giovanile in provincia, dove la vittima designata si rifugia nella magia. Ma a metà film la telefonata a un pronto soccorso di commercialissimo esoterismo si tramuta in un appello al diavolo autentico, che ripete il patto di Faust con un moccioso il quale non vede l'ora d'imporsi al cugino prepotente e alla sua banda. Le successive prodezze, vanamente circoscritte da un agente e da un'insegnante, si tingono di sangue e puntano al disgusto. Quando purtroppo lo spettatore si è definitivamente irritato, la modesta scoperta del rifugio del diavolo cerca di recuperare credibilità ai precedenti 90 minuti. In mezzo ai giovani che forse saranno famosi, solo una particolare piega delle labbra permette di riconoscere nella parte d'una madre bigotta un'attrice che alla sua prima comparsa, diretta dal grande Mike Nichols, condivise l'oscar nientemeno che con Elizabeth Taylor in 'Chi ha paura di Virginia Woolp': è Sandy Dennis che nel 1966 si chiamava Hooney e non voleva mettere al mondo bambini. Difatti nel 1989 è il figlio a stroncarla con un sogghigno." ('Il Secolo XIX', 18 Agosto 1989)