In seguito alla morte della moglie, Philippe Emmenthal, ricco banchiere e proprietario di una catena di sale da gioco in Giappone, cade in una fortissima depressione. Il figlio Storey cerca di tirarlo su con lunghi colloqui nei quali gli prospetta la possibilità di intrecciare nuove relazioni. Viste inutili le parole, Storey decide di passare ai fatti e esorta il padre ad invitare nella sua grandissima e lussuosa villa vicino a Ginevra nove donne che lo allieteranno ciascuna in modi e forme differenti. Le donne arrivano. Si chiamano Griselda, Palmira, Clotilde, Kito, Simato, Mio, Beryl, Gioconda, Giulietta. Ciascuna cerca di ritagliarsi un proprio spazio ma gli umori del banchiere sono imprevedibili e le donne stesse non sono sempre disponibili. In realtà il cerchio si sta stringendo intorno a Philippe. Arrivano agenti esattori. Padre e figlio sono processati per vari reati finanziari, e Simato chiede che le venga ceduta l'azienda dei giochi in Giappone. Dopo che i due, nudi, hanno firmato, una scossa di terremoto uccide Kito. Le altre vanno via. Palmira è l'ultima ad appartarsi in intimità con Philippe, che muore con lei. Va via anche Palmira. Storey rimane con la donna handicappata. Arriva una nuova scossa di terremoto che spazza tutto.
SCHEDA FILM
Regia: Peter Greenaway
Attori: Don Warrington - Simon, Myriam Muller - Marianne, Elizabeth Berrington - Celeste, Polly Walker - Palmira, Matthew Delamere - Storey Emmenthal, Vivian Wu - Kito, Toni Collette - Griselda, Annie Shizuka Inoh - Simato, Barbara Sarafian - Clothilde, Kirina Mano - Mio, Amanda Plummer - Beryl, Natacha Amal - Giaconda, Manna Fujiwara - Giulietta, John Standing - Philip Emmenthal, Claire Johnston - La Moglie Di Philip
Soggetto: Peter Greenaway
Sceneggiatura: Peter Greenaway
Fotografia: Reinier van Brummelen, Sacha Vierny
Montaggio: Elmer Leupen
Durata: 120
Colore: C
Genere: GROTTESCO
Produzione: KEES KASANDER
Distribuzione: CECCHI GORI DISTRIBUZIONE (2000)
NOTE
- REVISIONE MINISTERO GENNAIO 2000.
- ANNIE SHIZUKA INOH E' ACCREDITATA COME SHIZUKA INOH.
CRITICA
"L'omaggio di Greenaway a Fellini è esplicito fin dal titolo. Ma '8 donne e1/2' non ha certo la gioia e la passione per l'universo femminile del (pur misogino) Fellini. Tenta se mai la chiusura metaforica di 'La grande abbuffata', senza ritrovarne l'umorismo feroce e la disciplina autocritica. Pare invece che Greenaway, questa volta, nel suo ingabbiare e incasellare, abbia privilegiato il meccanismo alla metafora, l'autocontemplazione alla pur minima autoironia". (Emanuela Martini, 'Film Tv', 29 febbraio 2000)
"Greenaway, 58 anni, inglese di Newport, pittore, illustratore, romanziere, già autore di film come 'I misteri del giardino di Compton House', 'Il ventre dell'architetto', 'Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante', 'I racconti del cuscino', fa un film libertino, elegante e divertente, immoralista, meno barocco e sovraccarico del suo solito. Non meno oltranzista e arditamente anticonformista: anche a trascurare Amanda Plummer prigioniera di un apparato ortopedico trasformato in abito da sera o le irresistibili carezze lascive di Vivian Wu, si vedono padre e figlio in nudo frontale, padre e figlio a Ietto insieme in compagnia d'una ragazza, padre e figlio che fanno incestuosamente l'amore tra loro per consolarsi della morte della moglie-madre" (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 26 febbraio 2000)
"(...) Va a finire che la cosa più insinuante di '8 donne e ½' è il manifesto, che poi è anche una scena cruciale del film: ritrae una bella donna di spalle, intenta a masturbare teneramente un vecchio uomo disteso. Di entrambi non vediamo il viso. Un rituale erotico che si concluderà, sullo schermo, con la 'dolce' morte del maschio. Ma per il resto il nuovo film di Peter Greenaway, regista inglese colto, amato e forse un po' sopravvalutato, è tutt'altro che una riuscita. A partire dai modi nei quali si compie l'omaggio al Fellini di '8 e ½', espressamente citato non solo nel titolo. Accolto in concorso all'ultimo festival di Cannes, '8 donne e ½' conferma l'eccentrica vena del regista rivelato da 'I misteri dei giardini di Compton House', ma anche la stanchezza creativa nonché il feticismo modaiolo del suo cinema recente: in bilico tra baggianate hitech e fascinazioni orientali". (Michele Anselmi, 'L'Unità', 26 febbraio 2000)