La ricca e bella Joanna, giovane donna handicappata, è costretta dall'adolescenza in una sedia a rotelle, in seguito a una caduta dalle scale, provocata da un finto prete che l'ha violentata. Assistita da Ruth, vive tuttavia giornate abbastanza serene, grazie anche alla sensibilità e alle attenzioni di Graig, l'allenatore del Centro sportivo per paraplegici da lei stessa creato, che sta preparando a una competizione e che le propone a un certo punto di sposarla. Sconsigliata da Ruth, Joanna finisce tuttavia per accettare, nonostante la debolezza di cuore, che potrebbe causarle la morte se - come precisa il suo medico in un colloquio con Graig - le accadesse di rivivere nel matrimonio il trauma causatole dalla violenza subita da adolescente. Fatti luttuosi inspiegabili ritardano frattanto la sua decisione di devolvere ogni sostanza alla fondazione di un grande Centro per il recupero dei paraplegici, con l'aiuto del suo parroco, P. Peter: due preti, l'anziano P. Peter e un suo giovane aiutante vengono uccisi e i loro cadaveri occultati, mentre incubi sempre più frequenti fanno rivivere a Joanna il trauma del passato. Poco a poco la donna si rende conto che Graig e Ruth sono amanti e le fingono attenzione solo per eliminarla e impadronirsi dei suoi beni. Quando scopre che anche Ruth è stata assassinata l'istinto di sopravvivenza scatena le sue resistenze e le consente alla fine di aver la meglio su Graig.
SCHEDA FILM
Regia: Alberto De Martino
Attori: Christina Nagy - Joanna, David Warbeck - Graig, Carrol Blumenberg - Ruth, Rossano Brazzi - Dr. Sernich, Andrea Bosic - Padre Peter, Daniela De Carolis, Adriana Giuffré, Loris Loddi, Rodolfo Ruzza
Soggetto: Alberto De Martino, Vincenzo Mannino
Sceneggiatura: Alberto De Martino, Vincenzo Mannino
Fotografia: Gianlorenzo Battaglia
Musiche: Francesco De Masi
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Scenografia: Julian Wilson
Costumi: Valentina Di Palma
Effetti: Gino Vagniluca
Altri titoli:
La casa maledetta
Durata: 86
Colore: C
Genere: THRILLER
Specifiche tecniche: SCOPE A COLORI
Produzione: FULVIA INTERNATIONAL FILM
Distribuzione: D.L.F. - AB VIDEO
CRITICA
"Il finale presenta cadaveri in sacchi di plastica con e senza l'abito talare, assassini indistruttibili nella sete d'omicidio malgrado i coltelli infilzati nella schiena e le braccia rotte, dottori che al momento del bisogno non stanno mai dove dovrebbero e vittime decise a salvare la pelle e le gambe paralizzate. La sceneggiatura ben congegnata regge il gioco macabro, ma nel secondo tempo il film ricade nel grand-guignol e, senza tensione ambientale, diventa una sorta di gioco acrobatico tra la vittima e il suo ambiguamente innamorato assassino David Warbeck, attore prediletto da Antonio Margheriti, omicida doppiogiochista senza fascino. Rossano Brazzi è un dottore misterioso e d'effetto e molto brava ed elegante è la protagonista Christina Nagy." ('Il Corriere della Sera', 27 Agosto 1985)
"Le altre - poche - varianti all'eterno copione di tradimenti e ammazzamenti, ruotano intorno a quest'infermità e all'incresciosa devozione della signora. Incresciosa perché la sciagurata minaccia di devolvere i suoi averi a un'associazione religiosa (ed ecco che al marito-assassino tocca uccidere a rasoiate un paio di sacerdoti). È incresciosa perché proprio un prete, molti anni prima le usò violenza sulla scala di casa provocando la caduta che fece insorgere la paralisi. Di qui le frequenti - tanto frequenti da risultare quasi comiche - apparizioni del marito con il clergyman sulle spalle e una bambola insanguinata in mano, che nelle sue intenzioni dovrebbero servire a stroncare la donna con un insospettabile infarto. Men che grossolana l'insistenza sulle gole tranciate, telefonatissimi i colpi di scena, e indiscriminato il saccheggio (da Hitchcock al già citato Aldrich, giù giù fino a Fulci)." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 21 Agosto 1985)
"Nel successivo sviluppo il racconto è contorto per niente persuasivo nel crescendo di violenze, allucinazioni, assassinii: muoiono un giovane prete e la stessa Ruth, eliminata per sgozzamento da Craig, poi sposo tiranno di Joanna, e non per questo destinato a impossessarsi delle ricchezze di lei, ma viceversa avviato a meritata fine. Ambientato a New York, il film è all'insegna d'una pretenziosa mediocrità anche se ben fotografato; velleitario nelle prospettive crudeltà scatenato nell'invermigliare lo schermo gigante. Tra un lamento e un urlo Christine Nagy ha qualche momento efficace." ('La Stampa', 20 Agosto 1985)