Un fotografo alla ricerca di nuovi luoghi per una rivista e la sua ragazza scoprono la bellezza del deserto che circonda la città di Twentynine Palms. Insieme si lasciano conquistare dalla natura, perdendosi su strade senza nome, amandosi praticamente ovunque, litigando e facendo subito dopo la pace. Ma qualcosa sta per mettere bruscamente fine al loro viaggio.
SCHEDA FILM
Regia: Bruno Dumont
Attori: Katia Golubeva - Cris, David Wissak - Denny
Soggetto: Bruno Dumont
Sceneggiatura: Bruno Dumont
Fotografia: Georges Lechaptois
Montaggio: Dominique Pétrot
Scenografia: Lisa Scoppa
Costumi: Yasmine Abraham
Altri titoli:
VENTINOVE PALME
Durata: 119
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35MM, (1:2,35) SCOPE
Produzione: 3B PRODUCTIONS, THE 7TH FLOOR, THOKE MOEBIUS FILMCOMPANY, LE FRESNOY, STUDIO NATIONAL DES ARTS CONTEMPORAINS, WELLSPRING, CANAL+, GIMAGES, CNC 5
Distribuzione: FILMAURO (2004)
Data uscita: 2004-05-07
NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 60MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (2003).
- GIRATO NEL DESERTO JOSHUA TREE IN CALIFORNIA.
- REVISIONE MINISTERO SETTEMBRE 2003 - ANCHE L'EDIZIONE ORIGINALE HA IL DIVIETO A 18 ANNI.
CRITICA
"Per un'ora e mezza una coppia attraversa - lentamente e silenziosamente - il deserto californiano di Joshua Tree: landa metaforica alla Zabriskie Point (ricordate Michelangelo Antonioni?) dove si consuma un amore litigarello, ma tutto sommato nei limiti della norma. Poi scatta un doppio finale a sorpresa di efferata violenza che mira al sensazionalistico e suona falso come un euro coniato negli Usa". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 4 settembre 2003)
"Chiaro che la Filmauro, abituata ai film-panettone di Boldi & De Sica, non crede nell'autore di lavori notevoli ma per pochi come 'L'età inquieta' e 'L'humanité'. Eppure la sfida di questo film-Ufo, folle ed elementare insieme, merita attenzione. Si tratta di azzerare tutto, intreccio, psicologie, motivazioni, per fare un film di orrore puro. Un orrore che sgorga per così dire direttamente dai paesaggi, dai corpi, insomma dalla Natura, sempre assai poco rassicurante per Dumont. (...) Da un lato gli inevitabili echi cinematografici, dall'Antonioni di 'Zabriskie Point' al Boorman di 'Un tranquillo weekend di paura' (lo stupro maschile), ai meccanismi di qualsiasi thriller. Dall'altro l'esigenza di guardare tutto con occhi nuovi. Come lo Haneke di 'Funny Games', sia pure in altra chiave, Dumont lavora insomma sui nostri riflessi condizionati di spettatori, invitandoci al tempo stesso a disfarcene. Missione impossibile, che fa la forza e il fascino di questo film-limite." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 6 maggio 2004)
"Esce in sordina, solo due copie, il film del presunto scandalo di Venezia. In effetti scandalo ci fu, ma non per la continua esibizione di nudismo e di sesso esplicito, anche con una variazione di stupro maschile, ma perché il regista Bruno Dumont, uno dei più dotati su piazza - 'L'età inquieta' e il capolavoro 'L'Humanité' - ha clamorosamente fallito, capitombolo ambizioso e caparbio di un autore. Richiamandosi a 'Zabriskie Point' nel deserto californiano, racconta l'amore primitivo, senza storia e senza valore di due amanti perduti, un fotografo e la sua bella, fino a un finale di orrori e tregenda, 'Twentynine Palms' coniuga davvero Eros e Thanatos, ma gli manca il soffio della creazione. Resta un grande film mancato, un'allucinazione priva di pathos, dove un regista di introspezione e sofferenza a livelli di Kieslowski e Bresson, va in tragedia senza spiegarla né narrarla: è capace di riprendere la coscienza e i sentimenti, ma abbassa la cinepresa e inciampa in un intimo che non scalda mai, solo raffredda." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 8 maggio 2004)