2 giorni a Parigi

Deux jours à Paris

Julie Delpy factotum sulla scia dei melodrammi di cuore di Linklater. Tra Francia e Stati Uniti, con perfida leggerezza

Leggi la recensione

GERMANIA 2007
Jack e Marion decidono di lasciare New York e di andare finalmente a Venezia per la vacanza dei loro sogni. Jack è un arredatore d'interni americano, Marion una fotografa francese e, durante il viaggio, emergono una serie di contrasti dovuti alle loro differenti origini. Le cose volgono al peggio quando, sulla via del ritorno, decidono di fermarsi un paio di giorni a Parigi presso i genitori di Marion. Le differenze notate nei giorni precedenti si trasformano in veri e propri malintesi e conflitti, esasperati dai comportamenti dei genitori e degli amici della ragazza, dalla completa ignoranza della lingua francese da parte di Jack e dalla gelosia risvegliata in lui da un ex-fidanzato di Marion...
SCHEDA FILM

Regia: Julie Delpy

Attori: Julie Delpy - Marion, Adam Goldberg - Jack, Daniel Brühl - Lukas, Marie Pillet - Anna, Albert Delpy - Jeannot, Aleksia Landeau - Rose, Adan Jodorowsky - Mathieu, Alexandre Nahon - Manu, Ludovic Berthillot, Chick Ortega, Verónica R. Moreno

Sceneggiatura: Julie Delpy

Fotografia: Lubomir Bakchev

Musiche: Julie Delpy

Montaggio: Julie Delpy

Scenografia: Barbara March

Arredamento: Soraya Mangin

Costumi: Stéphane Rollot

Effetti: Tran Nhat Phong

Altri titoli:

Zwei Tage in Paris

2 Tage Paris

2 Days in Paris

Two Days in Paris

Two Days

Durata: 93

Colore: C

Genere: ROMANTICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: HDCAM, 35 MM (1:1.85)

Produzione: CHRISTOPHE MAZODIER, THIERRY POTOK, JULIE DELPY, ULF ISRAEL, WERNER WIRSING PER POLARIS FILMS PRODUCTION & FINANCE, TEMPETE SOUS UN CRANE, 3L FILMPRODUKTION GMBH

Distribuzione: DNC ENTERTAINMENT

Data uscita: 2007-09-28

NOTE
- PRESENTATO AL 57MO FESTIVAL DI BERLINO (2007) NELLA SEZIONE 'PANORAMA SPECIAL'.
CRITICA
"Brillante invece la commedia 'Due giorni a Parigi', diretta e interpretata da Julie Delpy. Dopo un viaggio romantico a Venezia, una francese e un americano (Adam Goldberg) sostano a Parigi per visitare i genitori di lei (tali anche nella vita). Eccentrici e antiamericani quanto basta, i due vecchi accendono una guerra tra culture che diventa guerra tra sessi e poi di coppia. Lo stress di Parigi farà il resto, spingendo il giovane alla fuga." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 11 febbraio 2007)

"Grazie a un doppiaggio che, artefatto e manierato, è forse il peggiore degli ultimi anni, Julie Delpy, già vittima di un dittico romantico con Ethan Hawke, scrive, dirige e recita una commediola sentimentale ripiena di luoghi comuni e di moleste carinerie su americani e francesi. (...) Parlato franco-italiano (bisognava usare i sottotitoli), il film in cui la Delpy chiama sul set amici e genitori, è un festival di già visto e sentito e si macchia di quei piccoli razzismi quotidiani che denuncia. Come attrice lei fa le fusa col suo Adam Goldberg che vorrebbe solo visitare le tombe del Père Lachaise. Il resto è rumore, chiacchiera, ronzio sordo di un dialogo inutilmente serrato che non lascia mai scampo, intontisce e ti fa credere di essere radical chic." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 28 settembre 2007)

"'2 Giorni a Parigi', debutto alla regia di Delpy, è una divertente commedia che non risparmia nessuno: uomini, donne, francesi, americani... Un film politicamente scorretto, centrato su sesso e incomunicabilità, ma girato con leggerezza e sostenuto da una sceneggiatura solida e ironica, che punta sui dialoghi. E su un paio di battute che metterebbero di buon umore anche Romeo davanti al cadavere di Giulietta." (Roberta Bottari, 'Il Messaggero', 5 ottobre 2007)

"L'insostenibile pesantezza dell'essere, questo ci mostra Julie Delpy nel suo '2 giorni a Parigi', fotografia irriverente e lucida dell'incomunicabilità. Quel nodo di caratteri, generi, sentimenti, tare culturali che impedisce una reale e serena comprensione tra le persone. Il ritratto di molte storie d'amore, soprattutto se meticcie: appassionate e appassionanti, ma anche contorte e difficili. L'attrice francese, già giovanissima musa di Kieslowski e Godard, si libera degli amici e sodali Richard Linklater ed Ethan Hawke, con cui aveva costruito il successo dei cult romantici 'Prima dell'alba' e 'Prima del tramonto', per spiccare il volo. (...) Julie Delpy, nata e cresciuta in Francia ma ormai americana d'adozione, è impietosa con i suoi connazionali, che disegna sempre al limite dello stereotipo, così come lo è il suo personaggio nei confronti dell'ossessivo e disorientato fidanzato. Se Julie si scrive la parte su misura, Adam Goldberg la veste con grande bravura: il suo viso barbuto e crucciato, i movimenti da leone in gabbia che non può mordere neanche quando dovrebbe sono perfetti, così come i caratteri che orbitano attorno a questa strana coppia. Tra questi bello il cameo di Daniel Bruhl, eroe di Goodbye Lenin , qui meteora straniante e molto dolce. Aggettivi perfetti anche per questo film che sa essere deliziosamente misurato, arguto, coinvolgente. E che sa dirci molto di più sull'amore e sulle guerre di (in)civiltà di molti tronfi soloni. Julie Delpy ci insegna che, per essere politicamente scorretti, non si deve essere per forza sgarbati o volgari. Parigi val bene una rissa. Soprattutto se tra innamorati." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 5 ottobre 2007)

"Se la messa in scena rimanda al cinema indipendente americano, i dialoghi caustici sono quelli di una discepola di Woody Allen, in una variante che gioca spesso sul gap culturale tra Usa e Francia ma che intrattiene soprattutto sulla competizione, le meschinerie, le ripicche e le difficoltà sessuali della vita di coppia. Quel che è certo è che Delpy non erige il monumento a se stessa; sceglie piuttosto l'autoderisione, e lo fa con molto humour." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 5 ottobre 2007)

"L'attrice-regista francese parla senza sosta dal principio alla fine della storia di una coppia franco-americana a Parigi. Dovrebbe essere un'occasione di contrasti di culture e di sesso, ma l'attrice ha una voce puntuta penetrante e il film risulta molto poco interessante." (Lietta Tornabuoni, 'L'Espresso', 11 ottobre 2007)