10 canoe

Ten Canoes

AUSTRALIA 2006
Una storia ambientata nella regione aborigena della palude Arafura che, tra passato e presente, racconta di Dayindi, un ragazzo che ha messo gli occhi sulla più giovane delle tre mogli dell'anziano costruttore di canoe Minygululu. Questi, consapevole dei desideri del ragazzo, gli narra la storia del guerriero Ridjimiraril e del suo giovane fratello Yeeralparil innamorato di una delle mogli del suo congiunto ...
SCHEDA FILM

Regia: Rolf de Heer, Peter Djigirr - co-regia

Attori: Crusoe Kurddal - Ridjimiraril, Jamie Gulpilil - Dayindi/Yeeralparil, Richard Birrinbirrin - Birrinbirrin, Peter Minygululu - Minygululu, Frances Djulibing - Nowalingu, David Gulpilil - Narratore Dalaithngu, Sonia Djarrabalminym - Banalandju, Cassandra Malangarri Baker - Munandjarra, Philip Gudthaykudthay - Stregone, Peter Djigirr - Canoista/Guerriero/Vittima, Michael Dawu - Canoista/Straniero, Bobby Bununggurr - Canoista/Zio, Johnny Buniyira - Canoista/Guerriero, Billy Black - Canoista/Guerriero, Steven Wilinydjanu Maliburr - Canoista/Guerriero, Kathy Gonun - Moglie di Birrinbirrin, Carl Dhalurruma - Canoista/Guerriero, Jennifer Djenana - Moglie di Birrinbirrin

Sceneggiatura: Rolf de Heer

Fotografia: Ian Jones

Montaggio: Tania Nehme

Scenografia: Beverly Freeman

Costumi: Beverly Freeman

Altri titoli:

10 canoës, 150 lances et 3 épouses

Durata: 90

Colore: B/N-C

Genere: AVVENTURA DRAMMATICO STORICO GUERRA COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM (1:2.35)

Tratto da: ispirato alle fotografie del dott. Donald Thomson

Produzione: DOMENICO PROCACCI PER FANDANGO, ROLF DE HEER PER ADELAIDE FILM FESTIVAL, JULIE RYAN PER FANDANGO AUSTRALIA, SOUTH AUSTRALIAN FILM CORPORATION, SPECIAL BROADCASTING SERVICE, VERTIGO PRODUCTIONS PTY. LTD.

Distribuzione: FANDANGO

Data uscita: 2006-06-01

TRAILER
NOTE
- GIRATO INTERAMENTE NELLA TERRA DI ARNHEM.

- IL TITOLO DEL FILM PRENDE SPUNTO DA UNA FOTO MOSTRATA AL REGISTA, ROLF DE HEER, DA PARTE DELL'ATTORE ABORIGENO DAVID GULPILIL. LA FOTO, SCATTATA SETTANT'ANNI PRIMA DALL'ANTROPOLOGO DR. DONALD THOMSON, RITRAEVA UN GRUPPO DI DIECI NATIVI ABORIGENI CON LE LORO CANOE.

- ROLF DE HEER HA SCRITTO LA SCENEGGIATURA CON L'AIUTO DELLA POPOLAZIONE DI RAMINGINING.

- PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA AL 59MO FESTIVAL DI CANNES (2006) NELLA SEZIONE "UN CERTAIN REGARD".
CRITICA
"Sorprese d'estate, due: arriva dall'Australia il primo film al 99% aborigeno. Solo il regista Rolf De Heer è bianco (era suo 'The Tracker', bellissimo western aussie sul genocidio). Tutto il resto rielabora miti, leggende, racconti, usanze, credenze, morale, umorismo degli antipodi. Sissignori: gli aborigeni scherzano e ridono da matti, anche in questa movimentata parabola ambientata in tempi remotissimi e narrata da uno dei protagonisti al fratello minore perché impari a non desiderare la donna d'altri... Dietro le immagini ci sono le migliaia di foto scattate nel nord dell'Australia da Donald Thomson, antropologo degli anni 30. Dietro la storia, intricatissima e a tratti incoerente 'come un albero pieno di rami', 10.000 anni di cultura aborigena con i suoi volti, i gesti, le abitudini alimentari e famigliari, le piccole menzogne dalle grandi conseguenze. L'effetto è di totale spaesamento e insieme di strana familiarità perché De Heer, ipnotizzato dai personaggi, travasa tutto questo mondo mai visto in una forma-cinema abbastanza collaudata. Restando saggiamente narratore, all'occidentale, senza mai tentare di farsi stregone o sciamano." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 2 giugno 2006)

"Il film davvero sui generis si colloca in un tempo indefinibile, quando il giovane Dayindi concupisce una delle tre mogli del fratello: per insegnargli «come ci si comporta», l'anziano cacciatore racconta, così, la vecchia storia di un amore proibito, corredata dagli esemplari quanto inevitabili eventi successivi. I piani narrativi del presente e del passato s'intrecciano continuamente anche grazie alla fotografia, ora a colori ora in bianco e nero; al resto pensano le riprese effettuate con accanito piglio antropologico nel corso di tre mesi trascorsi dalla troupe negli acquitrini infestati da sanguisughe, zanzare e coccodrilli. Circostanza che inibisce qualsiasi giudizio puntiglioso e qualsiasi sospetto di sfruttamento del patrimonio immaginario (sia detto senza offesa) dei «buonissimi selvaggi»: stando al gioco della cultura e della lingua aborigene, è possibile che il colpevolizzato spettatore occidentale scopra le delizie (?) di un mondo arcaico e immoto, naturale e insieme simbolista, crudele ma a tratti persino autoironico e ghignante." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 3 giugno 2006)

"Rolf de Heer, come fosse il Lévi-Strauss del cinema, narra la fiaba antropologica delle popolazioni tribali a nord dell' Australia, palude d' Arafura, ricca di zanzare. Per dare una lezione sull'oggi, rivive dal passato la storia dell'amore proibito, dello stregone, della donna scomparsa e ritrovata, di un'uccisione feroce e casuale e di una peggior vendetta. Animistico eppur carente di anima, molto noiosamente interessante, il film manca delle facoltà evocative del Tempo e si limita alle curiosità un po' folk: 10 canoe, 150 lance e 3 mogli i primi numeri in bilancio, ma il talento di De Heer ha un'altra follia." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 3 giugno 2006)

"Cantore solista dell'epopea degli aborigeni, questa volta Rolf de Heer ('The Tracker') si è spinto oltre: con '10 canoe', co-prodotto dalla nostra Fandango, ha messo in scena una storia arcaica, concepita in collaborazione col popolo di Ramingining e interpretata esclusivamente da nativi australiani. (...) Il film offre un'esperienza del tutto inusuale, regressiva, un po' ipnotica. Ed è una sorpresa la scoperta di un 'humour tribale' parecchio divertente, di cui (colpa nostra...) avevamo fin qui ignorato l'esistenza."(Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 2 giugno 2006)