Tex Willer, aiutato dagli amici Kit Carson, un vecchio "ranger", e Tiger Jack, un giovane guerriero "Navajo", individua e sgomina una banda di rapinatori e trafficanti, che assale i trasporti d'armi dell'Esercito americano per rivenderli ad una fra le più bellicose tribù indiane. Dopo, però, è costretto a consultare El Morisco, un messicano stravagante mezzo scienziato e stregone, il quale gli rivela la natura dei terribili proiettili che circolano nella regione: sono delle piccole pietre verdastre che, sparate con una cerbottana, disseccano e mummificano in pochi minuti i colpiti. E chi ne è in possesso sono gli "Yaquis", proprio quelli cui i rapinatori vendono le armi e che se ne stanno annidati in cima ad una montagna. Tex, dopo aver convinto un capo indiano suo amico Magua - ad ostacolare il raduno di tutte le tribù sulla montagna in parola, ad evitare la fine della pace e con ciò lutti e rovine per tutti, parte per l'impresa che lo porterà al rifugio degli "Yaquis". Intanto Carson e Tiger sono da questi ultimi fatti prigionieri e tenuti in ceppi, per ordine di Kanas, un capo indiano che agisce d'intesa con la principessa Tulac, che altri non è che la bellissima figlia del Signore degli abissi. E' questi il vero capo e padrone: egli vive in un'enorme caverna sotterranea, dove il fuoco è perenne ed è di là che egli estrae le pietre mortali. Tex, liberati e recuperati audacemente i suoi compagni, con gran spreco di dinamite fa saltare in aria il deposito delle armi; poi scende nel cuore della montagna, lotta con lo stregone e lo fa piombare nella voragine di fuoco. Kanas e Tulac periscono anche loro nel crollo generale delle volte e delle possenti rocce, dopo di che Tex, Carson e Tiger, salvatisi a stento ma sempre coraggiosamente se ne ripartono verso nuove imprese.
SCHEDA FILM
Regia: Duccio Tessari
Attori: Giuliano Gemma - Tex Willer, William Berger - Kit Carson, Carlo Mucari - Tiger Jack, Isabel Russinova - La principessa Tulac, Peter Berling - El Morisco, Flavio Bucci - Kanas, Aldo Sambrell - El Dorado, José Luis de Villalonga - Dottor Warton, Riccardo Petrazzi - Signore degli Abissi, Pietro Torrisi - Quetzal, Giovanni Luigi Bonelli - Stregone
Soggetto: Giovanni Luigi Bonelli
Sceneggiatura: Giorgio Bonelli, Gianfranco Clerici, Marcello Coscia, Duccio Tessari, Anselma Dell'Olio, Gianni Galassi
Fotografia: Pietro Morbidelli
Musiche: Gianni Ferrio
Montaggio: Lidia Bordi, Mirella Mencio
Scenografia: Antonello Geleng, Walter Patriarca
Costumi: Walter Patriarca
Effetti: Paolo Ricci, Luciano Anzellotti, Massimo Anzellotti
Durata: 109
Colore: C
Genere: AVVENTURA WESTERN
Specifiche tecniche: NORMALE
Tratto da: Ispirato ai personaggi ideati da Giovanni Luigi Bonelli
Produzione: PAOLO BISTOLFI, GIOACCHINO MARANO PER RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA, CINECITTA'
Distribuzione: TITANUS
CRITICA
"'Tex e il signore degli abissi' è un'operazione Raitre-Sacis che dovrebbe essere il pilota di una serie. Tratto da una storia uscita sui fascicoli n.101-102-103, questo primo Tex-movie vede la ricongiunzione di Tessari (1926) regista e Gemma (1938) attore, che, dopo aver esordito insieme nel 1962 con 'Arrivano i Titani', mitologico garbatamente ironico, diedero vita alla fortunata serie di Ringo, spaghetti-western in cui Gemma indossava lo pseudonimo di Montgomery Wood. (...) La prima parte è la più divertente anche perché è più frequente il ricorso alla pittoresca fraseologia-bonelliana a base di satanasso e bistecche alte tre dita. Grande lavoro dei cascatori cui si adegua con brio, nonostante i lontani vent'anni, un Gemma che, senza doppiatore, risulta contratto quando s'affida alla comunicazione verbale. Sono della partita anche Flavio Bucci, in bilico sul ridicolo con le piume di Montezuma, e Josè Luis de Villalonga. La messinscena di Tessari è professionalmente ineccepibile con due o tre invenzioni apprezzabili e il lusso di un controluce di tramonto arancione alla Marlboro." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 10 Settembre 1985)
"Forse ci aspettavamo troppo, ci si ripete spesso dopo una delusione. Forse speravamo in una ricchezza di ambientazione impensabile per quello che nel bene e nel male resta un film televisivo. Forse abbiamo dato troppo peso a quanto diceva Tessari, che presentando il suo lavoro parlava di esoterismo alla Spielberg e ritmi da telecomando. Forse... Ma insomma, dalla riduzione cinematografica di una delle figure principi del nostro (scarso) repertorio avventuroso nazionale come il Tex Willer che Giovanni L. Bonelli (testi) e Aurelio Galleppini (immagini) crearono nel lontano '48 e che a tutt'oggi veleggia intorno al mezzo milione di copie, era davvero lecito aspettarsi qualcosa di più. (?) Fra le scene riuscite - ci sono anche quelle - l'attacco alla guarnigione dei trafficanti d'armi che è tutto un saettare d'armi, un tripudio di esplosioni e di corpi scagliati sempre un po' più in là del previsto da un'idea di cosa avrebbe potuto essere questo Tex. Finale aperto, ovviamente. Ma all'eroe di Bonelli il grande schermo sembra andare un po' largo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 8 Settembre 1985)
"Dopo quarant'anni di felice vita a fumetti, mister Willer, il più popolare degli eroi a strisce italiani (con una media di seicentomila copie mensili di albi venduti), è approdato sullo schermo. Tex è il signore degli abissi, diretto da Duccio Tessari, padre di vari Ringo all'epoca degli spaghetti-western, e interpretato da Giuliano Gemma, ha fatto rimpiangere a molti il Tex da sfogliare ma gli incassi stanno dando ragione a Raitre e a Cinecittà che l'hanno prodotto e quasi certamente vedremo presto anche un Tex formato serial. (...) Alle immagini di Gemma impegnato, senza controfigura, in acrobatici cascatoni o di un Gemma affettuoso maestro che insegna a lanciare coltelli si intrecciano gli interventi del padre di Tex Gianluigi Bonelli del suo disegnatore per eccellenza, Aurelio Galleppini, in arte Galep, di Tessari e del sociologo Alberto Abruzzese. 'Bonelli è riuscito a fondere - spiega Abruzzese-l'unica tradizione seriale italiana, ovvero i racconti di Salgari, con elementi del cinema americano. Si è rifatto al western ma traspondendoci tratti molto italiani come il senso della famiglia della propensione al fantastico, al favolistico'." ('La Nazione', 14 Settembre 1985)