Radio America

A Prairie Home Companion

Robert Altman malinconico e commovente. Aggiorna Nashville e celebra con poesia (radiofonica)la fine di un'epoca

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USA 2006
Sullo sfondo dei preparativi per lo show finale di un programma radiofonico, tecnici e artisti intrecciano dure lotte e ardenti passioni mentre un manager autoritario, con estreme difficoltà, cerca di tenere insieme l'intero cast.
SCHEDA FILM

Regia: Robert Altman

Attori: Woody Harrelson - Lefty, John C. Reilly - Dusty, Meryl Streep - Yolanda Johnson, Kevin Kline - Guy Noir, Lindsay Lohan - Lola Johnson, Tommy Lee Jones - Axeman, Lily Tomlin - Rhonda Johnson, Tim Russell - Al, Sue Scott - Donna, Virginia Madsen - Donna pericolosa, Maya Rudolph - Loretta, Garrison Keillor - Se stesso, Robin Williams - Se stesso, Linda Williams - Se stessa, Geoff Schilz - Fan di Radio Show, Jim Westcott, Jonathan Mankuta, Pete Lee, L.Q. Jones

Soggetto: Garrison Keillor, Ken Lazebnik

Sceneggiatura: Garrison Keillor

Fotografia: Edward Lachman

Montaggio: Jacob Craycroft

Scenografia: Dina Goldman

Costumi: Catherine Marie Thomas

Effetti: Steven Hintz

Durata: 103

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM

Tratto da: omonima trasmissione radiofonica di Garrison Keillor

Produzione: GREENESTREET FILMS INC., RIVER ROAD ENTERTAINMENT, PRAIRIE HOME PRODUCTIONS, SANDCASTLE 5 PRODUCTIONS

Distribuzione: MEDUSA

Data uscita: 2006-06-01

NOTE
- IN CONCORSO AL 56MO FESTIVAL DI BERLINO (2006).
CRITICA
"C'è un nuovo, grande film nella grande filmografia di Altman. E' imperniato intorno alla country music, come il suo classico 'Nashville', cui lo legano parecchi elementi. (...) Proprio da qui si misura il tempo passato tra 'Nashville' e oggi: là era il 1975, Altman aveva 50 anni ed era pieno di rabbia e combattività; adesso, che ne ha ottanta, mette in scena un film lucido e divertentissimo, eppure coreografato come una messa a morte. C'è la nostalgia del passato (un po' alla 'Radio Days' di Allen); c'è un vecchio cantante che muore in camerino; ma soprattutto c'è una bella bionda in impermeabile bianco, 'chandleriano' Angelo della Morte. Concertato con disinvolta sapienza da un grande veterano, insomma. 'A praire home companion' sembra cantare la fine di un'epoca ma, dietro, lascia intravedere il declino di un'intera civiltà." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 13 febbraio 2006)

"Risate, applausi, commozione, entusiasmo. Il più bel film visto finora in concorso lo ha firmato un signore di 80 anni che quest'anno riceverà un meritatissimo Oscar alla carriera, Robert Altman. Si chiama 'A Prairie Home Companion' ed è diverso da tutto ciò che Altman ha fatto in precedenza, ma è insieme la summa di una vita di lavoro. E' quasi interamente ambientato nel chiuso di uno studio radiofonico, ma finisce per dire molte cose sul presente e soprattutto sull'America. E' l'elegia per un mondo al tramonto, e al tempo stesso è un film profondamente ancorato nel presente. E' anche un film corale, musicale, sfacciatamente (polemicamente) nostalgico; (...) Una decina d'anni fa tutto questo sarebbe suonato polveroso e reazionario. Oggi 'A Prairie Home Companion', lo show e il film, suona quasi come una sfida. E infatti Altman e Garrison Keillor ne fanno quasi una ghost story, col fantasma di un'ascoltatrice morta tanti anni prima in qualche modo per colpa dello show, che si aggira invisibile (ma non per tutti...) dietro le quinte, consolando le anime smarrite e annunciando una fine che sarà impossibile rimandare, anche se quando arriva il nuovo padrone della radio (cameo di Tommy Lee Jones) penserà lei a portarselo via..." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 13 febbraio 2006)

"Quando un signore ottantenne come Robert Altman da Kansas City è titolare di una filmografia lunga due pagine, ci si può aspettare qualsiasi sorpresa. Nel senso che, onusto di fatica e di gloria, il prossimo Oscar alla carriera potrebbe permettersi senza batter ciglio persino di licenziare un prodotto di bandiera o allestito con la mano sinistra. Non è il caso di 'A Prairie Home Companion', che è riuscito, invece, ad amalgamare una deliziosa commedia crepuscolare, un album musicale impreziosito dall'ironia e un coro di recitazioni arditamente sospeso fra il virtuosismo teatrale e il documentarismo storico. (...) È vero che il film finisce per raccomandarsi soprattutto ai cultori della musica country-western, declinata nei suoi versanti tra il populistico e il naif; ma, una volta accettata la colonna sonora infarcita dei 'sempreverdi' di categoria, lo spettatore può immergersi in un mondo ovattato di tremuli sentimenti al confine tra realtà e la fantasia. Per effettuare il poliedrico viaggio - che ricorda, ma assolutamente non replica quello portato a termine nel più caustico e aggressivo 'Nashville' (1975) - Altman conferisce il ruolo di guida a due personaggi che, a buona ragione, passano continuamente da una sfera esterna e pertanto visionaria e densa di citazioni colte a quella concreta del film." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 13 febbraio 2006)

"Per la serie coincidenze, Robert Altman compie i suoi incredibili 81 anni il 20 febbraio, ovvero il giorno dopo la chiusura del FilmFest. Viene spontaneo chiedersi: quale regalo più adatto di un Orso d'oro? Ma lasciamo la giuria decidere da sola (e magari sbagliare), tanto più che il regalo il Missouriano l'ha fatto a noi. Trent'anni dopo 'Nashville', mi azzardo a dire che 'A Prairie Home Companion' è un film non meno bello: simile e insieme diverso, traboccante di musica, umorismo e malinconia, ma aggiornato al tempo presente. (...) Fra le quinte aleggia comunque la Morte, una Virginia Madsen con l'impermeabile bianco, e in effetti qualcuno se ne va anche se lo spettacolo continua: e forse nel contesto la donna fatale è l'unica nota un po' stonata, starebbe meglio in un copione intellettualistico di Prévert. Perfetto è invece il cammeo del neoacquirente Tommy Lee Jones, che di fronte al busto bronzeo di Scott Fitzgerald orgoglio locale non si perita di chiedere: 'Chi è?'. Sedotto dalla bianca signora, il filisteo uscirà di scena: ma al punto in cui è arrivata la società americana non è con la sparizione di un Bush qualsiasi che le cose potranno cambiare. Il teatro chiuderà ugualmente dopo l'ultimo coro della compagnia schierata, che intona classici come 'Red River Valley' e 'In the Sweet By and By'. Travolti dall'emozione, bisogna darsi dei pizzicotti per ricordare che non possiamo correre in palcoscenico ad abbracciare tutti, Altman incluso. Suggestiva metafora che colpisce al cuore, 'A Prairie Home Companion' è soltanto un film." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 13 febbraio 2006)