Lo zio di Brooklyn

ITALIA 1995
Nella periferia palermitana, nell'atmosfera da dopo bomba, è arrivato un misterioso "mammasantissima" americano, che la famiglia Gemelli dovrà ospitare e nascondere. Intorno all'uomo, che nn parla mai, non dorme mai, non mangia mai, si muovono una serie di personaggi strani ed inquietanti: maghi, boss mafiosi, nani che intrecciano le loro vite in una commedia cinica che vuol essere divertente.
SCHEDA FILM

Regia: Daniele Ciprì, Franco Maresco

Attori: Salvatore Gattuso - Lo zio di Brooklyn, Pippo Augusta - Don Masino, Gaspare Marchione - Totò Gemelli, Natale Lauria - Iachino Gemelli, Rosario Carollo - Ciccio Gemelli, Pietro Rizzo - Sarino, il nipote, Francesco Arnao - San Polifemo, Antonino Bruno - Il mago Zoras, Luigi Cinà - Paliddu, Bruno Di Benedetto - La Nana, Salvatore Farina - La madre del mago Zoras, Pietro Giordano - Il vendicatore, Giovanni Lo Giudice - Cantante fallito, Marcello Miranda - L'uomo in mutande, Mario Salmeri - La guida, Vincenzo Serio - Guardia di don Masino, Mariano Spataro - Mariano, Angelo Prollo - Secondo prigioniero, Camillo Conti - Primo prigioniero, Giuseppe Di Stefano - Primo boss nano, Francesco Tirone - Il ciclista, Massimo Salmeri - Uomo che cerca Pedro

Soggetto: Franco Maresco, Daniele Ciprì

Sceneggiatura: Daniele Ciprì, Franco Maresco

Fotografia: Luca Bigazzi

Musiche: Joe Vitale

Montaggio: Jacopo Quadri

Scenografia: Enzo Venezia

Costumi: Enzo Venezia

Durata: 98

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: GALLIANO JUSO PER DIGITAL FILM

Distribuzione: FILMAURO - FILMAURO HOME VIDEO

NOTE
- REVISIONE MINISTERO OTTOBRE 1995.
CRITICA
"Il film è troppo consapevole e persino compiaciuto della propria vena provocatoria: ma almeno nella prima parte rivela l'incisività di uno stile che, passata la scalmana giovanottista ed esauriti gli omaggi ai grandi eversori del passato, potrebbe dare frutti. Ciprì e Maresco meritano un posto alla tavola del cinema italiano. A patto di continuare a comportarsi male." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 24 Ottobre 1995)

"In chiave bassa, strapaesana e zoologica, è funerario e apocalittico, con quei due funerali paralleli e incrociati che indurranno i colti a citare René Clair, quello avanguardistico di 'Entr'acte', e gli impegnati a cogliervi un segno delle differenze di classe, ma anche con quei cani proliferanti e minacciosi nella notte. Paradossalmente non è, ideologicamente, cosi lontano dalla fantascienza miliardaria di Hollywood, da 'Blade Runner' a 'Johnny Mnemonic', proiettata in un Medio Evo prossimo futuro anche se qui mancano Internet Cyberspazio e l'animazione computerizzata. È un film monocromo, monocorde, monotono. Più estetizzante di quel che i suoi autori sospettino nella loro programmatica volontà di staccarsi dalla carineria politicamente corretta del cinema italiano." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 26 Ottobre 1995)

"'Lo zio di Brooklyn', bianco e nero, primo film scritto e diretto in coppia dai palermitani Daniele Ciprì, 33 anni, e Franco Maresco, 37 anni, gli autori di Cinico TV trasmesso a lungo da Rai 3, difficile da dimenticare. D'improvviso, tra le fatuità e le infamie, le vergogne, le ridicolaggini, i lussi e i colori cafoni condensati e irrisi da Blob, apparivano immagini in bianco e nero quasi insopportabili: uomini normalmente non giovani e non belli, spesso in mutande, calzini e scarpe, che per la seminudità assumevano un aspetto impressionante, fissavano in silenzio i telespettatori, sospiravano rumorosamente, emettevano rutti, peti e qualche parola smozzicata, si muovevano in un panorama-spazzatura di relitti industriali e umani, compivano gesti inani. Quelle immagini opponevano una realtà brutale all'irrealtà televisiva, cristallizzavano una post-civiltà siciliana e italiana di inerzia, miseria e rifiuti al di là delle parole ingannevoli, esprimevano una sopravvivenza puramente corporale primaria e tenace, dicevano: 'La vita fa schifo'." (Lietta Tornabuoni, "La Stampa")

"C'è una frase di Ciprì e Maresco: 'Disprezziamo il pubblico come entità astratta fatta di incivili, ignoranti con gusti beceri... ma disprezziamo anche quel pubblico composto da gente convinta di saperne di più, in preda a questa moda della cinefilia dilagante, con tutti intenti a leggere le riviste specializzate soltanto per seguire una moda'. (...) Tempi dilatati, dialetto estremo, Cottolenghi porno, beffe alla Ridolini, un Sud in decomposizione che celebra l'eterno ritorno di ogni carne in polvere: un '2001 - Odissea nello schifo' che, come orrore supremo, propone allo spettatore una borghesissima noia". (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 27 ottobre 1995)