Un contadino che col suo lavoro ha raggranellato un discreto patrimonio, decide di mandare il suo unico figlio Carlo all'università. Carlo studia legge ed ottenuta la laurea, apre studio d'avvocato; ma i clienti sono scarsi. Un amico lo consiglia a far vita elegante, per conoscere gente ed aumentare il giro degli affari. Carlo accetta il consiglio; ma la vita mondana lo costringe a spese superiori ai suoi mezzi, cosicché ben presto deve ricorrere ad uno strozzino. Per ottenere il danaro; che gli è necessario, Carlo falsifica la firma di suo padre. Al paese s'era fidanzato ad una brava ragazza; ma ormai la paesana non gli piace più. Il solito amico gli fa conoscere una vedova argentina; che lo irretisce e lo spinge alla dissipazione. Una sera perde al gioco tutto il suo denaro. Il vincitore glielo rende poco dopo, ma mentre i due s'avviano verso casa, il compagno di Carlo viene abbattuto da una pistolettata misteriosa. Carlo, accusato d'assassinio, è arrestato: rimesso in libertà dopo qualche tempo, riprende la sua vita disordinata. Il padre, che ha dovuto pagare molte cambiali con la sua firma falsificata, vede deperire la moglie, straziata dal pensiero del figlio. Recatosi alla città, affronta Carlo, che dopo una scena drammatica, si getta nelle sue braccia e ritorna per sempre al paese.
SCHEDA FILM
Regia: Rate Furlan
Attori: Nino Marchesini - Padre Di Carlo, Marisa Merlini, Nico Pepe, Tecla Scarano, Vito Verde, Enzo Romagnoli, Angelo Dessy, Clelia Genovesi, Vera Furlan, Valeria Valeri, Clara Auteri Pepe, Silvio Rossi, Gabriele Ferzetti - Carlo
Sceneggiatura: Rate Furlan, Roberto Amoroso
Fotografia: Franco De Paolis
Musiche: Rate Furlan
Scenografia: Rate Furlan
Altri titoli:
RINNEGO MIO FIGLIO
RITORNO
Durata: 80
Colore: B/N
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: DALLA CANZONE OMONIMA DI LIBERO BOVIO E FERDINANDO ALBANO
Produzione: ROBERTO AMOROSO PER SUD FILM
Distribuzione: REGIONALE (SUD FILM) - AVO FILM
NOTE
CRITICA
"Sappiamo bene che film di questo genere e di questa levatura hanno un loro pubblico al quale pare riescano graditi. Questo però non impedisce di deplorare che, dopo oltre mezzo secolo di cinema, in Italia si produca ancora certa roba. Chiediamo solo a chi è in grado di provvedere, che alla nostra cinematografia vengano almeno evitati il pericolo e l'onta dell'esportazione di queste ignominie". (A. Albertazzi, "Intermezzo", n. 3/4 del 28/2/1951).