Nei primi anni del 1900, Nello Balocchi, figlio del sarto di Papa Pio X, è un trentacinquenne timido e impacciato che i genitori mandano a insegnare in un liceo di Bologna nella speranza che riesca a superare la timidezza e a diventare un uomo di mondo. Nella pensione gestita da Arabella, Nello divide la stanza con Domenico, un barbiere napoletano, che lo inizierà ai segreti dell'altro sesso. Ma Nello, che si rivela subito un ottimo insegnante, non ha fortuna con le donne finchè non andrà a un tè danzante in un istituto per donne non vedenti. Sarà l'incontro con Angela Gardini, una bella e spregiudicata ragazza che ha perso la vista in un incidente, ad aiutarlo a vincere ogni impaccio.
SCHEDA FILM
Regia: Pupi Avati
Attori: Neri Marcorè - Nello, Vanessa Incontrada - Angela, Giancarlo Giannini - Cesare, Padre Di Nello, Anna Longhi - Lina, Alfiero Toppetti - Renato, Nino D'Angelo - Domenico, Giulio Bosetti - Dott. Gardini, Edoardo Romano - Prof. Gibertoni, Sandra Milo - Arabella, Chiara Sani - Jole, Cristina Spina
Soggetto: Pupi Avati
Sceneggiatura: Pupi Avati
Fotografia: Pasquale Rachini
Musiche: Riz Ortolani
Montaggio: Amedeo Salfa
Scenografia: Simona Migliotti
Costumi: Mario Carlini, Francesco Crivellini
Altri titoli:
Un coeur ailleurs
The Heart is Elsewhere
Incantato
Durata: 107
Colore: C
Genere: DRAMMATICO ROMANTICO
Produzione: DUEA FILM, RAI CINEMAFICTION
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION (2003)
Data uscita: 2003-01-24
NOTE
- FILM REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI.
- SUONO: BRUNO PUPPARO.
- DAVID DI DONATELLO 2003 A PUPI AVATI COME MIGLIOR REGISTA.
CRITICA
"Date a Pupi Avati una finestra aperta su Bologna e l'Appennino; dategli una classe di alunni degli anni Venti; un preside, un verso latino; dategli una figura d'uomo inadeguato alla felicità in balia di una splendente civetta che abusa delle sue verginità affettivo/corporali; dategli modo di struggersi nella sua morale di sempre; anche la finzione può essere bella: dategli il vostro sorriso amarognolo di fronte ad uno champagne destinato ad essere sempre illusione e delusione. Lui ne farà melassa d'autore ammiccando alla vostra commozione. Quando l'azzecca, c'è da leccarsi i baffi. Qui l'azzecca, complice un superlativo Neri Marcorè. E continua la gita scolastica alla ricerca del ricordo al quale ancorare una vita". (Alessio Guzzano, 'City', 24 gennaio 2003)
"Un giovanottone colto e impacciato spedito dal padre a Bologna perché conosca le donne. Una bellissima ragazza cieca, che gli uomini se li rigira come vuole. E l'Italietta degli anni '20, padri premurosi o felloni, la sartoria pontificia dove lavorano i genitori del ragazzo, concentrato di cinismo romano venato di poesia (peccato che Giannini prema sul pedale del grottesco...). E' 'Il cuore altrove', con cui Pupi Avati torna alla sua vena migliore scavando nella memoria di un Paese e di una mentalità scomparsi". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 23 gennaio 2003)
"Storia d'amour fou' tra diversi, affidata a un cineasta contadino che la distende come una dolceamara educazione sentimentale. Cercando nel passato, tra un racconto della madre e il suo stile della rimembranza, Avati ritrova le radici di uno sguardo audiovisivo insieme incantato e critico sulle pene d'amore e la negligenza della vita quando ci si spinge col 'cuore altrove'. (?) Con qualche frecciata sociale brillante e un cast quasi azzeccato, è un'eroicomica del cinico Ferreri nella biografia intima del caldo Avati". (Silvio Danese', Il Giorno', 24 gennaio 2003)
"Dopo la bellissima e sfortunata prova de 'I cavalieri che fecero l'impresa', Pupi Avati torna al cinema intimista (?) La delicatezza, l'umorismo leggero, la sensibilità, il divertimento e la malinconia sono alcune delle caratteristiche di Avati che fanno la qualità del film". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 24 gennaio 2003)
"Per ciò che racconta, 'Il cuore altrove' ha un retrosapore malinconico, perfino amaro; mai triste, però. Anzi, fa ridere spesso: grazie ai 'caratteri' del barbiere Nino D'Angelo e del padre di Nello, alias un Giancarlo Giannini così esuberante da mettere un po' in ombra il suo, pur bravo, rampollo Neri Marcorè. Il gemellaggio fra malinconia e comicità funziona a dovere; come nel cinema popolare di buona memoria, ma col tocco dell'autore in più". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 26 gennaio 2003)