Augusto Rocca, insieme con Roberto e Picasso (chiamato così perchè si diletta a dipingere) compie l'ennesima truffa ai danni di due contadine. Diviso il bottino, Picasso porta il denaro alla moglie Iris, che ne ignora la provenienza, mentre Augusto e Roberto vanno a far baldoria. La sera di Capodanno i tre sono invitati in casa di un collega fortunato, che lavora in grande. Qui Roberto si fa sorprendere mentre tenta di rubare un portasigarette d'oro. Iris, che è presente al fatto, incomincia ad avere forti dubbi sull'attività del marito: così Picasso alla prima occasione lascia per sempre la non lodevole compagnia. Augusto, che da molto tempo ha abbandonato la famiglia, per aiutare la figliola compie una della solite truffe e, portato a termine il colpo, dice di non aver avuto il coraggio di sottrarre i soldi al contadino che aveva una figlia paralitica. Assalito dai suoi nuovi compari, gli viene trovato indosso il denaro. Augusto viene malmenato e abbandonato ferito in fondo a uno scoscendimento, dove passa tutta la notte. Al mattino compie lo sforzo di arrampicarsi, ma muore senza aver potuto chiamare in aiuto alcuni passanti.
SCHEDA FILM
Regia: Federico Fellini
Attori: Mara Werlen - La Ballerina, Yami Kamadeva, Emilio Manfredi, Giulietta Masina - Iris, Lucetta Muratori, Mario Passante, Sara Simoni, Amedeo Trilli, Giuliana Manoni, Barbara Varenna, Ettore Bevilacqua, Sue Ellen Blake - Susanna, Gino Buzzanca, Irene Cefaro - Marisa, Tiziano Cortini, Broderick Crawford - Augusto, Alberto De Amicis - Goffredo, Lorella De Luca - Patrizia, Franco Fabrizi - Roberto, Rosanna Fabrizi, Giacomo Gabrielli - "Baron" Vargas, Riccardo Garrone, Richard Basehart - Picasso, Ada Colangeli, Grazia Carini, Tullio Tomadoni, Gustavo De Nardo, Maria Zanoli, Gianna Gobelli, Paul Grenter, Xenia Walderi
Soggetto: Federico Fellini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli
Sceneggiatura: Tullio Pinelli, Federico Fellini, Ennio Flaiano
Fotografia: Otello Martelli
Musiche: Nino Rota
Montaggio: Giuseppe Vari, Mario Serandrei
Scenografia: Dario Cecchi
Durata: 104
Colore: B/N
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: BIANCO E NERO
Tratto da: UN'IDEA DI FEDERICO FELLINI
Produzione: TITANUS (ROMA) - SOCIETE' DE CINEMATOGRAPHIE (PARIGI)
Distribuzione: TITANUS - CREAZIONI HOME VIDEO, MONDADORI VIDEO
NOTE
COSTUMI: DARIO CECCHI. MUSICA DIRETTA DA FRANCO FERRARA.
CRITICA
"[...] Col suo film Fellini riesce a dire quel che si era proposto. Il racconto nella sua ricca episodica, che mai si frammenta nel bozzetto, nella divagazione, nel quadretto di maniera, ma si articola in un tutto strettamente legato da una logica e d'una coerenza stringatissime, procede verso la sua strada, verso la sua quasi ineluttabile conclusione, rivelando attrraverso i personaggi nelle loro vecende quello che è il suo altissimo significato. Un significato che è fiducia nella vita, nella bontà, nell'onestà [...]". (G. Carancini, "Rivista del Cinematografo", 9/10, del 1955)
"Cos'è accaduto? Fellini, in 'Il bidone', ha tentato di uscire da se stesso, di mettere allo scoperto gli elementi meccanici che compongono l'unità più intima della sua personalità. Il personaggio chiave è debole perché Fellini ha voluto dargli tutto se stesso; non ha saputo alienarlo, farlo vivere di vita autonoma, dargli il riscatto o la coscienza al momento in cui lui, col suo destino di personaggio, se la
sarebbe trovata. |Il bidone| è |I vitelloni |più |La strada| e cioè un pastiche estetico ed ideologico
costruito dall'esterno". (Carlo Lizzani, "Il cinema italiano 1895-1979", Editori Riuniti, 1980)
"Film spietato, ma di profondo valore morale. 'Il bidone' ha pagine di grande fascino. La festa in casa dell'arricchito, più di ogni altra, una sequenza le cui immagini riescono nello stesso tempo a
rappresentare un ambiente e a giudicarlo, e in genere le parti che riguardano Broderick Crawford: la sua solitudine di uomo, i fuggevoli rapporti con la figlia, il suo arresto, l'incontro con la paralitica fino alla morte desolata sui bordi della strada dove passano ignari fanciulli". (Giovanni Leto, "Radiocorriere TV", marzo 1962)
"Il film appare quasi prefabbricato, ritrovi in esso le stesse componenti, anche formali, delle precedenti opere, analoghe sequenze: il pianto del bambino o il cavallo de |La strada|, quel vagabondare notturno, la festa; e Picasso parla e agisce come il Matto, e Iris sua moglie ha le movenze e il tono
di Gelsomina". (Guido Aristarco, "Cinema Nuovo", 25 settembre 1955)
"Non v'è l'arcana poesia de 'La strada' data dal paesaggio indifferente e maestoso, dal passaggio lento delle stagioni estranee alla pena e alla solitudine dell'uomo. In compenso 'Il bidone' è più complesso, ha un'orchestrazione più elaborata. Il tema felliniano dei conti da rendere a qualcuno che ci trascende è meno univoco, più clamoroso, quasi gravido di presenze impalpabili ma certe perché
meno metafisiche, più legate a ciò che risulta semplicemente umano". (Pietro Bianchi, "Federico Fellini", 1955)
"Dal punto di vista stilistico, quasi non vi è più traccia di quelle compiacenze letterarie, di non buona letteratura che si avvertivano nella Strada. Dal punto di vista del contenuto, il problema della solitudine umana, che ha sempre turbato Fellini, è portato alle sua conseguenze estreme e nello stesso tempo più naturali: il delitto senza passione del bidonista si spegne nel vuoto, nel buio.
(Vittorio Bonicelli, "Il Tempo", 15 ottobre 1955)