Questa è la storia di Yusuke Kafuku, un rinomato regista e interprete teatrale che sta mettendo in scena una produzione multilingue dello "Zio Vanja" di Cechov nel tentativo di elaborare il lutto della compagna, la sceneggiatrice Oto, amatissima e infedele, il cui ex amante Takatsuki ingaggia nel ruolo del protagonista. Soffrendo di glaucoma all'occhio sinistro, vien portato in giro per Hiroshima sulla sua Saab rossa da una giovane, silente e perspicace autista, Misaki, con cui stabilirà una connessione profonda, così come con Lee Yoon-a, un'attrice muta che nel finale prendendogli la testa tra le mani gli recita: "Non hai mai conosciuto la felicità, ma aspetta! Ci riposeremo".
SCHEDA FILM
Regia: Ryûsuke Hamaguchi
Attori: Hidetoshi Nishijima - Yûsuke Kafuku, Tôko Miura - Misaki Watari, Masaki Okada - Koshi Takatsuki, Reika Kirishima - Oto Kafuku, Park Yurim - Lee Yoon-a, Jin Daeyeon - Yoon-su
Soggetto: Haruki Murakami - racconto
Sceneggiatura: Ryûsuke Hamaguchi, Takamasa Oe
Fotografia: Hidetoshi Shinomiya
Musiche: Eiko Ishibashi
Montaggio: Azusa Yamazaki
Scenografia: Mami Kagamoto
Costumi: Haruki Koketsu
Suono: Izuta Kadoaki, Miki Nomura
Durata: 179
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: (1:1.85)
Tratto da: racconto "Uomini senza donne" di Haruki Murakami (ed. Einaudi)
Produzione: TERUHISA YAMAMOTO PER C&I ENTERTAINMENT INC., CULTURE ENTERTAINMENT CO., LTD., BITTERS END, INC.
Distribuzione: TUCKER FILM
Data uscita: 2021-09-23
TRAILER
NOTE
- PREMIO PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA (RYÛSUKE HAMAGUCHI) AL 74. FESTIVAL DI CANNES (2021).
- REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DI: THE AGENCY FOR CULTURAL AFFAIRS, GOVERNMENT OF JAPAN THROUGH THE JAPAN ARTS COUNCIL, J-LOD SUBSIDY PROGRAM FOR JAPAN CONTENT.
- GOLDEN GLOBE 2022 PER MIGLIOR FILM IN LINGUA STRANIERA.
- OSCAR 2022 COME MIGLIOR FILM STRANIERO. ERA CANDIDATO PER: MIGLIOR FILM, SCENEGGIATURA NON ORIGINALE, FOTOGRAFIA.
- INDEPENDENT SPIRIT AWARDS 2022 PER MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE.
- BAFTA 2022 COME MIGLIOR FILM IN LINGUA STRANIERA.
- CRITICS'CHOICE AWARDS 2022 COME MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE.
CRITICA
"Hamaguchi, astro nascente del cinema giapponese (...) realizza un film sul potere della parola. Da una parte una Saab 900 rossa e dall'altra le assi di un palcoscenico diventano infatti luoghi astratti di rifugio e dialogo, dove il regista fa incontrare solitudini e fragilità realizzando un "road movie dell' anima" classico, elegante, composto, dove i silenzi prendono forma ed espressione, diventando finalmente discorso. E dove il reciproco confronto permette ai personaggi, prigionieri di traumi passati, di trovare un senso alle proprie esistenze segnate da dolore e senso di colpa (...)." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 22 settembre 2021)
"(...) Un film difficile? Tutt'altro, un film di una linearità e di una semplicità illuminante, dove Cechov, Murakami e Hamaguchi si intrecciano per offrire allo spettatore uno squarcio aperto sul cuore umano.Senza scene madri o colpi di scena ma solo con la splendida risonanza delle parole, per una volta capaci di portarci diritti al cuore della verità." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 22 settembre 2021)
"Un enigma - interiorità dei personaggi, il loro segreto dolore, le loro nevrosi e il cumulo imprevedibile dei desideri - che si presenta e si scioglie via via che il racconto si consolida e che poi il testo teatrale si diluisce nello spazio dell' immagine: il regista e attore teatrale Yusuke insiste ossessivamente sulla parola, rileggendo insieme agli altri attori lo Zio Vanja di Cechov, perché la parola entri in circolo, si stagli nel corpo, lo possegga prima di suscitare l' interpretazione, la recita. È il letterario nel cinema: non l' adattamento ma la coesione, un possibile terreno di coesistenza e di consistenza di due linguaggi differenti che si cagliano nell'immaginazione (...). Ma in Drive My Car si assiste proprio alla carne nuda e all' ossatura di questi due piani luminosi, letteratura e cinema che s' intersecano, si sovrappongono, si confondono non prima di aver svelato la natura teorica e immaginifica di questa dinamica. Perciò spesso si crea un contrappunto tra ciò che si vede, ad esempio due corpi stesi nella penombra dopo l' amplesso, e ciò che si sente, cioè la narrazione da parte di Oto, di un amore adolescenziale, le immagini veicolate da questo racconto che restano fuoricampo eppure in un certo senso si sovrappongono, come in sovrimpressione, alle forme del quadro. O le vicende dei protagonisti ambientate in una Hiroshima diradata, sonnambolica - anche le vicende della messa in scena dell' opera di Cechov - che si sostituiscono a tratti al dramma di Zio Vanja, s' impossessano di quei personaggi richiamati dalle commessure del tempo (..)." (Luigi Abiusi, 'Il Manifesto', 29 dicembre 2021)