Il vecchio Mel, astronomo e sacerdote, ed il suo piccolo e a volte ribelle discepolo, Rupo, custodiscono le rovine di un tempio, e la notte scrutano la volta celeste per carpirne i segreti. Una notte, una luce improvvisa ed abbagliante si mostra ai loro occhi, svegliando tutti gli abitanti della città. Il prodigio, interpretato come manifestazione della profezia circa la venuta del Salvatore sulla Terra, spinge molta gente a seguire Mel nel suo viaggio, per rendere omaggio al figlio di Dio, ed anche il re affida al sacerdote i suoi preziosi doni. Comincia così una lunga marcia, che dura sei giorni e sei notti, tra pericoli e difficoltà che non tutti trovano la forza di affrontare e che anzi, di fronte ad una meta incerta, spingono molti a tornare indietro. Giunti alle soglie della città imperiale, la colonna di viandanti si incontra con altre due carovane, entrambe spinte a muoversi dalla medesima chiamata, e proseguono insieme il loro cammino. Ma, giunti finalmente alla città, non vi trovano niente: fiduciosi, si rimettono in marcia, seguiti pero questa volta dalle guardie del sospettoso e preoccupato imperatore, ed alla fine, tra le rovine di un castello, trovano quello che cercavano: il figlio di Dio. I tre magi depongono i loro doni e, in segno di ringraziamento, ricevono tre pani dal padre del bambino. Durante la notte, mentre tutto il popolo dorme ed aspetta il mattino per vedere bene il bambino, un nuovo segno di pericolo incita a riprendere in tutta fretta la strada verso casa; le tre carovane, dopo avere sepolto tutti i segni dell'incontro con il bambino, compresi i tre pani, si divideranno. Solo un soldato, fuggendo nottetempo dall'accampamento della carovana di Mel, tornerà al castello diroccato; ma lì vedrà solo i segni della morte portatavi dalle guardie del rabbioso imperatore, ed accerterà che il rifugio del bambino è ormai vuoto.
SCHEDA FILM
Regia: Ermanno Olmi
Attori: Alberto Fumagalli - Mel, il sacerdote, Antonio Cucciarre' - Rupo, Eligio Martellucci - Kaipaco, Renzo Samminiatesi - Il pastore, Marco Bartolini - Cushi, Fernando Guarguaglini - Arupa, Anna Vanni - Compagna di Arupa, Giulio Paradisi - Astioge, Simone Migliorni - Eramo, Dina Bianchi - Cevia, Vezio Gabellieri - Garoel, Pietro Costantini - Luside, Margherita Nanni - Raco, Duilio Milanti - Protunseo, Rosaria Bianchi - Riota, Alfredo Millo - Basdan, Giovanni Beccuzzi - Niguet, Lodovico Viterbo - Rotiep, Lucia Giannetti - Evren, Roberta Guazzini - La Pastora, Massimo Nencioni - Il re, Luigi Bulleri - Consigliere del re, Giancarlo Santi - Comandante imperiale, Antonio Rocca - Eremita, Vittorio Trinciarelli - Jadzegard, Caterina Zizi - Maria, Tersilio Ghelardini, Adolfo Fanucci, Guido Del Testa, Lucia Peccianti, Claudio Camerini - Giuseppe
Soggetto: Ermanno Olmi
Sceneggiatura: Ermanno Olmi
Fotografia: Ermanno Olmi, Gianni Maddaleni - collaborazione, Maurizio Zaccaro - aiuto operatore
Musiche: Bruno Nicolai
Montaggio: Ermanno Olmi
Scenografia: Ermanno Olmi
Arredamento: Ermanno Olmi
Costumi: Ermanno Olmi, Alda Gasparoni - collaborazione
Altri titoli:
A la pursuite de l'ètoile
Camminacammina
Durata: 171
Colore: C
Genere: RELIGIOSO
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA - SCENARIO FILM
Distribuzione: GAUMONT
CRITICA
"Autore totale, autore perciò anche della fotografia, dei costumi, delle scenografie, del montaggio, Olmi ha dato infatti alla sua opera una compattezza rotonda in cui tutto è ordine, misura, armonia: i ritmi lenti ma variati del viaggio, l'alternarsi delle pause ora drammatiche ora gioiose, il sapore grezzo di terra e di campagna, che tutta la gente riflette, i colori sempre naturali e ottenuti sempre con luci naturali in cui la notte è notte davvero e i panorami con sole hanno tinte di un limpido intenso, gli abiti filati a mano che non fanno mai costume di ieri per strada, le musiche, da cantata e da ballata, in equilibio tra antico e moderno, e una recitazione, finalmente, che è frutto solo di sforzi e di fatiche di non professionisti, (...) fa udire toni ed accenti cui il cinema non ci aveva più abituati dai tempi del neorealismo, qui tanto più efficaci in quanto la cronaca, anche se dal vero, spazia portando i secoli nel quotidiano." (Gian Luigi Rondi, "Il Tempo", 12 maggio 1983).
"Il film ha le sue bellezze figurative, derivategli anche dai paesaggi del Volterrano, ma non realizza l'innesto fra la linea intellettuale-medievalistica, d'ambizione provocatoria, affermata dai cori sacri, e il realistico della recitazione, accentuato da un dialogo quotidiano, chiassoso e anche sguaiato, che insinua il sospetto della parodia". (Giovanni Grazzini, "Cinema '83")