Andrzej Wajda
SUWALKI (Polonia), 6 marzo, 1926
VARSAVIA (Polonia), 9 ottobre, 2016
Regista e sceneggiatore. Una delle più importanti figure del cinema polacco e internazionale dal dopoguerra ad oggi, Andrzej Wajda è stato interprete, con le sue opere, delle vicissitudini della tormentata storia del suo paese. Figlio di un ufficiale di cavalleria dell'esercito polacco ucciso nel famigerato eccidio di Katyń del 1940, partecipa ancora adolescente alla resistenza contro l'occupazione nazista della Polonia. Si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Cracovia e successivamente alla Scuola superiore di cinema di Łódź (la stessa in cui hanno studiato registi del calibro di Roman Polanski e Krzysztof Kieślowski), dove si diploma nel 1954. Dopo aver diretto una serie di documentari e cortometraggi, lavora come assistente di Aleksander Ford per il film "I cinque della via Barska" (1954), e ottiene a ventisette anni la possibilità di dirigere il suo primo lungometraggio, "Generazione" (1955), nel quale recita anche un ventiduenne Roman Polanski. I due film successivi, "I dannati di Varsavia" (1957), che si aggiudica il Premio Speciale della Giuria al festival di Cannes, e "Cenere e diamanti" (1958), vincitore del premio della critica internazionale alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, completano un'ideale trilogia sulla guerra e sugli orrori che ha inflitto alla sua generazione. Il suo stile, fortemente emozionante e carico di tensione drammatica, sembra discendere direttamente dalla tradizione romantica polacca, ed esprime, con un gusto a volte definito barocco, i temi a lui più cari: l'eroismo e la tragica impotenza dell'uomo davanti alla storia e al destino, lo spirito di sacrificio e un sincero raccapriccio nei confronti dell'esperienza bellica. Interessato alla realizzazione di film allegorici e impegnati, Wajda è in grado anche di dirigere pellicole con budget importanti per il grande pubblico, come "Ceneri sulla grande armata" (1965). In "Tutto in vendita" (1969), opera fortemente personale, il regista polacco rende omaggio al suo attore favorito Zbigniew Cybulski, protagonista di molti suoi lavori a partire da "Generazione", tragicamente scomparso in un incidente ferroviario. Nel 1975 "La terra della grande promessa" vince il Festival di Mosca e diventa il primo dei suoi film a ottenere una candidatura al premio Oscar come miglior film straniero. Wajda vince invece in Italia, nell'ambito dei David di Donatello, il premio Luchino Visconti del 1978. "Le signorine di Wilko" nel 1979 vale la seconda nomination agli Academy Awards per il cineasta polacco, che si aggiudica una terza candidatura nel 1981 con "L'uomo di ferro", Palma d'oro al festival di Cannes. Il film descrive i primi successi del movimento Solidarność e vede comparire Lech Walesa in un cameo nei panni di se stesso. Proprio il coinvolgimento di Andrzej Wajda nel movimento di Solidarność sarà la causa principale della sua emarginazione in Polonia in seguito al colpo di stato del 1981 del generale Wojciech Jaruzelski: gli viene tolta la direzione del suo studio di produzione, perde il suo posto di docente alla Scuola di cinema di Łódź ed è costretto a dimettersi dalla presidenza dell'Associazione dei cineasti. Si trasferisce quindi in Francia, dove dirige "Danton" (1983): il film racconta lo scontro ideologico tra due protagonisti della rivoluzione francese, Robespierre e Danton (quest'ultimo interpretato da Gérard Depardieu), e mostra, con un chiaro richiamo all'attualità, quanto facilmente le rivoluzioni possano tramutarsi in un regime di terrore e inizino a "divorare i loro stessi figli". L'opera vince il premio Louis-Delluc, il premio César per il miglior regista e il premio inglese BAFTA per il miglior film straniero. Nel 1983 realizza la produzione tedesca "Un amore in Germania", nel quale narra la storia d'amore tra una giovane tedesca e un prigioniero polacco nella Germania nazista. Quando nel 1989 cambia la situazione politica in Polonia (e nel resto del mondo), Wajda può finalmente tornare in patria, dove ottiene la direzione artistica del Teatro Powszchny di Varsavia e viene eletto senatore. Nel 1990 diviene il terzo regista europeo, dopo Federico Fellini e Ingmar Bergman, a vincere l'European Film Awards alla carriera. Nello stesso anno dirige "Dottor Korczak", la triste storia di un medico ebreo che assiste fino alla morte nel campo di concentramento di Treblinka i bambini orfani di cui si prendeva cura. Nel 1998 il Leone d'oro alla carriera anticipa di due anni il corrispondente Premio Oscar. Il 22 novembre 1999 Steven Spielberg invia una lettera all'Academy of Motion Picture Arts and Sciences nella quale richiede esplicitamente che venga presa in considerazione la figura di Andrzej Wajda per la consegna del premio Oscar alla carriera. Nella lettera il cineasta americano scrive: «L'esempio di Andrzej Wajda ricorda a tutti noi, in quanto registi, che di volta in volta la storia potrebbe avere un profondo e inaspettato bisogno del nostro coraggio; che il nostro pubblico potrebbe voler essere elevato spiritualmente dalle nostre opere; che ci potrebbe essere richiesto di mettere a rischio la nostra carriera per difendere la vita civile del nostro popolo. Per ciò che rappresenta e quello che ha fatto per l'arte del cinema, richiedo rispettosamente di voler considerare Andrzej Wajda per l'assegnazione del premio Oscar alla carriera nel marzo 2000». La vita artistica del regista, però, continua dopo il prestigioso riconoscimento del 2000. Nel 2007 realizza un'opera legata non solo a una tragedia della storia polacca, ma anche a quella sua personale: "Katyń"; storia dell'eccidio compiuto dall'NKVD (Commissariato del popolo per gli affari interni, un commissariato governativo dell'Unione Sovietica) di 22000 ufficiali e soldati dell'esercito polacco, tra i quali vi era anche il padre del cineasta. Il film vince il Globo d'oro come migliore film straniero in Italia, e vale ad Andrzej Wajda la sua quarta candidatura al premio Oscar per il miglior film straniero. Nel 2013 è ancora una volta a Venezia con "Walesa. Uomo della speranza", un biopic dedicato allo storico leader di Solidarność, Lech Walesa. Nell'occasione, il regista riceve il Premio Persol. Muore all'età di 90 anni, pochi giorni prima della presentazione della sua ultima opera, "Powidoki" (Afterimage, 2016), alla XI edizione della Festa del Cinema di Roma.