Nei suoi quadri la tensione narrativa è sospesa al punto da rendere la scena irreale. Ciò che vediamo ci viene mostrato come in una teca, si dichiara distante, sottilmente “altro”
Ombre e forme dove l’assenza non è concepibile: un racconto luminoso, potente e vitale, celebrazione di permanenza, certificazione di una morte impotente
La grammatica di Arancia meccanica – tra quelle poche opere che segnano inevitabilmente un prima e un dopo – diluisce la violenza fino a neutralizzarla nella ricerca estetica
Nel mondo visivo del pittore americano, “riconoscere” non è solo secondario: è fondamentalmente inattuabile. Per lavorare alle strutture estetiche senza preoccuparsi di arrivare a una forma chiusa: Nine discourses on Commodus
Il viaggio nell’arte della visione non può che iniziare dall’origine: la falsa fotografia dell’universo. L’unica con cui riusciamo a stabilire un contatto